Shemà. Commento al Vangelo del 10 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 10 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: martedì 10 novembre 2020

Memoria di San Leone Magno

Arcidiacono (430), consigliere di Celestino I e di Sisto III, inviato da Valentino a pacificare le Gallie, venne eletto papa nel 440 circa. Fu un papa con uno sguardo davvero cattolico su tutto il popolo cristiano a lui affidato: non solo avversò il paganesimo, ancora presente nella terra a lui affidata, ma combatté diverse eresie e intervenne anche con giusta autorità nella polemica cristologica che infiammava l’Oriente, convocando il concilio ecumenico di Calcedonia, nel quale si proclamava l’esistenza in Cristo di due nature, nell’unica persona del Verbo. Nel 452 fu designato dal debole imperatore Valentiniano III a guidare l’ambasceria romana inviata ad Attila. I particolari della missione furono oscuri: è solo che il re degli Unni, dopo l’incontro con la delegazione abbandonò l’Italia. Quando Genserico nel 455 entrò in Roma, Leone ottenne dai Vandali il rispetto della vita degli abitanti, ma non poté impedire l’atroce saccheggio dell’Urbe. Compose anche preghiere contenute nel “Sacramentario Veronese”. Benedetto XIV, nel 1754 lo proclamò dottore della Chiesa, E’ il primo papa che ebbe il titolo di Magno (Grande). Un papa che passò alla storia, un uomo di grande spessore, che ci offre l’occasione di pregare oggi per il santo Padre attuale, papa Francesco, perché riesca sempre meglio nell’esercizio della sua autorità paterna sul popolo di Dio. Nel Vangelo di oggi impariamo proprio cosa intende Gesù per esercizio dell’autorità: quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare, è scritto nel Vangelo. Svolgere un qualsiasi compito per la società o per la Chiesa, è semplicemente servizio per gli altri. Questo è il senso cristiano del nostro lavoro quotidiano, dal papa all’ultimo battezzato! In diversi gradi, in diversi luoghi, ma ciascun cristiano svolge un compito, esercita una sorta di autorità, svolge un servizio. Ecco, oggi il Signore ci dice in modo chiaro che nel nostro servizio, nel nostro lavoro, nella responsabilità che ci è data è più Lui che agisce che noi! Ecco perché siamo tutti servi inutili, perché la salvezza ce la procura solo Lui! E noi non lavoriamo nella società, nè prendiamo delle responsabilità ecclesiali per dimostrare qualcosa di noi, ma perché Dio possa agire in mezzo a noi e Lui sia sempre più conosciuto e rispettato, con amore. Siamo servi inutili perché veri, liberi di essere quello che siamo, semplici canali della Sua grazia, del Suo amore, della Sua Bellezza, che salva il mondo. Buona giornata!

Lc 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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