Controrivoluzionari di tutto il mondo unitevi!

Di Pietro Licciardi

Una frase è sempre più ricorrente da quando si sono rese manifeste le nefaste conseguenze dell’ennesimo virus cinese: «Niente sarà più come prima». La pronunciano soprattutto coloro che vorrebbero prendere a pretesto i profondi contraccolpi che hanno interessato l’economia, il nostro modo di lavorare, relazionarci e causato la restrizione delle libertà per dare una decisa svolta in senso ideologico e globalista, nel significato deleterio del termine, al mondo.

Tra questi Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, il quale in occasione della riunione dell’establishment della finanza internazionale che si è svolta nel giugno scorso a Davos, ha parlato per primo della necessità di un “reset” economico; una grande svolta produttiva dall’impronta “ecologica” e “sostenibile”

Come tutte le fregature che si rispettano si tratta di belle parole e nobili propositi che però nascondono una realtà fatta di maggiore miseria, minore libertà e solitudine per la stragrande maggioranza delle persone, che probabilmente neppure sono in grado di comprendere il reale significato e la reale portata degli slogan e delle rivendicazioni che certe marionette dei cosiddetti “poteri forti” stanno agitando da decenni in tutto l’Occidente – dove la gretina svedese, abilmente costruita a tavolino, è solo l’ultima arrivata – per imporre il più perfetto e tentacolare totalitarismo dei tutti i tempi.

A cosa stiamo andando incontro lo dovrebbe aver chiarito a sufficienza a noi italiani il clima di paura, se non terrore, creato dai media di regime e dal Governo in seguito al quale è stato possibile calpestare senza opposizione alcuna – anzi, col consenso dei più – la Costituzione con limitazioni alla libertà di spostamento, di culto; l’instaurazione di un regime repressivo fatto di sanzioni amministrative pesantissime e surreali, imposte da una coalizione politica che non rappresenta più nessuno se non se stessa e altre sparute minoranze, la quale tuttavia legifera sul Paese a colpi di decreti straordinari e approfitta dello stato di “emergenza” per far passare leggi liberticide e fasciste come la legge Zan.

Se non sono prove generalo di totalitarismo queste…

E’ quindi arrivato il momento di reagire a tutto questo. Come? La cosa migliore sarebbe scendere in piazza a milioni, pacificamente, come stanno facendo in questo momento negli Stati Uniti i sostenitori di Donald Trump per dire chiaro e tondo ai manovratori del vapore che i loro giochi sono stati scoperti e che il popolo sovrano non ci sta e quindi stiano bene attenti lorsignori a come condurranno le loro oscure trame.

Purtroppo però per fare questo occorre avere una identità di popolo, e soprattutto una cultura tale da poter leggere e comprendere correttamente ciò che si sta agitando nella storia da almeno cinquecento anni a questa parte.

Una volta questa cultura la dava la religione cattolica, che però abbiamo quasi del tutto perso, a cominciare dai quelli che dovrebbero essere i pastori del gregge.

Oggi questa cultura va urgentemente ricostruita ovunque è possibile e in qualsiasi maniera: tornando a educare figli e nipoti, rianimando le scuole cattoliche – quelle che non hanno ceduto al pensiero unico dominante – frequentando i siti internet che offrono materiali cattolicamente corretti, frequentando o creando circoli culturali dove ancora si pensa e si giudica la realtà con categorie “umane” e non inquinate dal politicamente corretto, magari tornando a fare scuola tra le pareti domestiche, per mettere in salvo i figli dalla ideologie dal gender.

In poche parole dobbiamo iniziare una nuova controrivoluzione – questa volta per forza di cose pacifica – come quella che fecero i cattolici della Vandea o gli insorgenti di tutta Italia per contrastare la peste giacobina scatenata dalla rivoluzione francese, madre di tutti i totalitarismi dei secoli a venire.

Lo dobbiamo fare senza illuderci di poter capovolgere a breve una situazione già ampiamente compromessa, poiché per distruggere una cultura è sufficiente una generazione, mentre per ricostruirla non bastano cento anni. E tuttavia occorre cominciare, se vogliamo favorire e accelerare il momento in cui Nostro Signore si manifesterà in tutta la sua potenza per ristabilire la Sua signoria sul mondo, diventato oggi preda di Satana e delle sue legioni.

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ottimo

Ma Gesù di Nazaret non è stato soprattutto un grande rivoluzionario? E perché dovrebbe essere la religione, una qualsiasi delle tante, a ‘dare la cultura storica’ a un popolo? E la vita religiosa di ciascuno cosa ha a che vedere con il ‘popolo’ (concetto, tra l’altro, assai vago e abusato)? Ed è davvero possibile parlare ancora di ‘gregge’ nel mondo di oggi: questo termine mi evoca la Corea del Nord. E non mi piace affatto. Grazie.

Gesù non è stato affatto un rivoluzionario nel senso marxista del termine. La Rivoluzione oggi in atto è quella iniziata con l’Umanesimo, che ha cominciato a mettere l’uomo al posto di Dio, proseguita con la rivolta Luterana, sfociata nella Rivoluzione Francese, madre di tutte le ideologie totalitarie (dal nazionalsocialismo, al comunismo e al fascismo) e giunta oggi alla fase finale con la sovversione del concetto stesso di umanità (rottura dei legami personali e familiari, disordine sessuale e psichico, condizionamenti e sottomissione della persona). E’ questa la rivoluzione che occorre contrastare con comportamenti opposti (controrivoluzionari) ma per farlo occorre ricostruire una cultura opposta e diversa da quella oggi dominante. Poichè il significato di cultura è: “Quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società”, non credo vi siano dubbi sul fatto che questo dipenda in gran parte alla religione. In particolare cattolica, essendo il cattolicesimo ciò che ha dato forma e identità all’Europa e all’Occidente e che guarda caso oggi la Rivoluzione sta cercando in tutti i modi di sradicare. Infine il “gregge” è quello di Dio e i pastori sono il clero. Ma se su questo nasce un equivoco evidentemente mancano alcuni fondamenti.