Trump, il “pessimo presidente” da… premio Nobel

Trump, il “pessimo presidente” da… premio Nobel

Di Pietro Licciardi

«Calunniate, calunniate, che qualcosa resterà» diceva l’“illuminato” Voltaire, anticipando quello che è ancora oggi è lo sport preferito dei suoi sinistri eredi. Sport ampiamente praticato in Italia dai “democratici” ex e post comunisti e dai Democratici americani, che hanno crocifisso Donald Trump già durante la sua prima corsa alla Casa Bianca e poi per tutti i quattro anni del suo mandato.

Trump è stato irriso, calunniato, demonizzato ma per chi ha avuto la pazienza di seguire il suo lavoro con onestà intellettuale il bilancio della sua presidenza non può che essere positivo, al punto da poter essere considerato uno dei migliori presidenti Usa degli ultimi decenni.

Con Donald Trump la disoccupazione negli Stati Uniti è scesa ai minimio storici, grazie anche al taglio alle tasse sulle corporation, portate dal 35 al 21%, e soprattutto alla semplificazione burocratica voluta dalla sua amministrazione; il che ha voluto dire più imprese, più investimenti, più posti di lavoro e circa 2 milioni di poveri in meno, specialmente neri e immigrati; tanto è vero che anche in queste elezioni di secondo mandato i più forti sostenitori si sono rivelati essere proprio i neri americani e i latinos. Altra riforma decisiva è stata la defiscalizzazione degli investimenti per la creazione di attività economiche e occupazione nei distretti più poveri del paese.  Questo mentre i “democratici” di casa nostra si sciacquano la bocca con concetti come lotta alla povertà e poi sprecano milioni in incentivi per l’acquisto di monopattini e biciclette, magari costruite in Cina.

Sul fronte dell’immigrazione Trump ha incassato soprattutto in Texas il voto degli ispanici immigrati favorevolissimi, come del resto gli immigrati regolari in Italia, ad una severa regolamentazione degli ingressi clandestini, che in una zona come quella,  dominata appena al di là del confine messicano dai cartelli della droga e dalla malavita, si portano dietro una realtà fatta di illegalità e violenza.

Sarebbe poi opportuno ricordare che Trump non ha costruito alcun muro, al contrario voluto e costantemente ampliato dalle antagoniste amministrazioni democratiche, quelle che si riempiono la bocca di diritti civili.

Riguardo ai temi eticamente sensibili, che a giudicare dalle pacche sulle spalle ricevute da Joe Biden da parte di tanti “cattolici” non interessano più a nessuno, Donald Trump è stato il primo presidente americano a partecipare ad una marcia per la vita ma soprattutto ha creato le condizioni perché negli Usa si siano potuti varare tutta una serie di provvedimenti per la tutela dei nascituri, quelli che il “cattolico” Bìden e ancora più la sua sulfurea vice Kamala Harris, vorrebbero ammazzare fino al nono mese di gravidanza, degli anziani giunti alla fine del loro cammino terreno e della famiglia.

Proprio prima delle elezioni – tanto per citare i più recenti – , grazie ad un ordine esecutivo del presidente, è passata una legge che obbliga i medici a salvare la vita dei nascituri sopravvissuti ad un aborto procurato. Gli Stati Uniti hanno anche firmato il Geneva Consensus Declaration, fortemente voluto da Trump, col quale 32 paesi del mondo – quasi un quinto della popolazione mondiale – chiedono all’Onu e alle altre organizzazioni internazionali di cessare col ricatto di aiuti in cambio di aperture verso aborto, controllo delle nascite, gender, ecc. Apparentemente una piccola cosa ma dalle importanti conseguenze per frenate la colonizzazione del Terzo mondo da parte di certe sinistre ideologie.

Per concludere la politica estera. Il “guerrafondaio” Trump non solo non ha scatenato alcuna guerra, a differenza del democratico predecessore e premio Nobel per la pace Barak Obama, ma ha portato nel mondo vera pace. Lo ha fatto facendo abbassare la cresta ad una Corea del Nord che fino al 2016 teneva periodicamente il mondo col fiato sospeso con le sue minacce nucleari.

In Medio Oriente l’antisemita e nazista – secondo i “democratici” – Trump è stato il presidente che più di altri ha fatto il bene di Israele; prima facendo portare l’ambasciata Usa a Gerusalemme, riconoscendo implicitamente quella città come capitale dello stato, poi facendo marcia indietro sul patto tra Barak Obama e l’Iran, giudicato una resa dell’Occidente al nucleare iraniano. Grazie a questa mossa Emirati Arabi Uniti, Barhain, Sudan e Kossovo hanno potuto riconoscere lo stato ebraico, evento a dir poco storico in quanto per la prima volta in quell’area del mondo vi è un inizio di pacificazione reale.

E per concludere ricordiamo che grazie a Donald Trump in quattro anni 50 americani tenuti in ostaggio di organizzazioni criminali e terroriste nel mondo sono stati riportati a casa con l’intervento delle truppe speciali Usa. Questo mentre in Italia – il paese che ha sovvenzionato il terrorismo con 4 milioni di euro pagati per il riscatto di Silvia Romano – 18 pescatori sono da 2 mesi in mano ai libici senza che il nostro governo da operetta riesca a risolvere la situazione.

 

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