Esclusivo, Indini (Il Giornale.it): “il governo ha voltato le spalle ad un altro grande malato: la nostra economia”
Di Matteo Orlando
“Il libro nero del Coronavirus” (Historica Edizioni), è un “viaggio a ritroso”, per cercare di aiutare gli italiani “ad aprire gli occhi su tutti gli errori commessi nella lotta al Covid-19, con la speranza di non commetterli più in futuro quando verremo colpiti da un’altra epidemia. Perché ce ne sarà un’altra, magari anche più letale. Ma non dovremo più farci cogliere di sorpresa“.
Autori di questa inchiesta sono Andrea Indini, editor in chief de Il Giornale.it, e Giuseppe De Lorenzo, giornalista della stessa testata e di InsideOver.
Informazione Cattolica ha intervistato Andrea Indini. Classe 1980, milanese, dal 2014 è il responsabile della redazione online de Il Giornale. Cattolico, sposato, papà di due figlie, Indini ha al suo attivo alcuni saggi di spessore. Gli ultimi “Isis segreto” (2015) e “Sangue occidentale” (2016), entrambi scritti con il giornalista e saggista Matteo Carnieletto.
Dottor Indini, a suo giudizio quali sono stati i principali errori commessi dal governo nelle prime settimane dell’emergenza coronavirus, quando ancora sembrava confinato alla Cina?
“Di sviste, errori e passi falsi ne sono stati fatti tanti. Va detto che quando l’Italia si è accorta dei primi casi di coronavirus, il Covid già girava da tempo. Tuttavia per mesi si è perso tempo e, quando l’emergenza è esplosa, ci siamo fatti trovare del tutto impreparati. Ci si è concentrati per giorni sulla chiusura degli aeroporti (senza pensare che i voli fanno scalo e che quindi fermare il contagio è pressoché impossibile) ma non è stato aggiornato il piano pandemico. Ci si è affidati alle regole (sbagliate) fornite dall’Oms senza capire a cosa stavamo realmente andando incontro. La stessa approssimazione, poi, ha portato il governo a ‘regalare’ all’estero milioni di mascherine e un ospedale da campo quando ne avevamo più bisogno… un vero pasticcio”
Qual è il suo giudizio su Conte e Speranza nella gestione della pandemia durante il lungo lockdown e nella fase estiva?
“A Conte e a Speranza dobbiamo dare atto che, nella storia repubblicana, nessuno prima di loro si era trovato a dover gestire una emergenza sanitaria tanto grave. Dopo quasi dieci mesi, però, non è possibile che il Paese si trovi ancora in emergenza. Questo significa che dagli errori fatti nella ‘fase 1’ non sembrano aver imparato granché. Nel ‘Libro nero del coronavirus’ ci concentriamo sulle prime settimane di contagio, fino a quando è stato appunto decretato il lockdown totale e nelle conclusioni auspicavano che certi passi falsi, che sono costati la vita a migliaia di persone, non si sarebbero più ripetuti. Non è stato così. E questo non può che farmi maturare un giudizio negativo sull’esecutivo”
La lotta al virus di Wuhan impegna in maniera differente il mondo intero. In alcuni stati gli abitanti sembrano infischiarsene e continuano, più o meno come prima, la loro vita quotidiana. Anche tra i leaders politici ci sono visioni differenti. Che idea si è fatto in merito?
“In Italia il governo si è concentrato a cercare di tamponare l’emergenza sanitaria. Non solo non ci è riuscito, ma addirittura voltato le spalle a quell’altro grande malato che è la nostra economia. Continuare a vivere la vita come se niente fosse non è certo possibile, ma limitarsi a imporre divieti e restrizioni non è certo la ricetta giusta per tenere in vita un Paese.”
In molti temono una terza ondata dopo le vacanze natalizie, sia per un probabile “rilassamento” relativamente al distanziamento sociale sia perché da gennaio a marzo ci sono i picchi della normale stagione influenzale. A suo giudizio cosa dovrebbe fare il governo per non farsi cogliere di sorpresa da una nuova ondata che sarebbe il colpo di grazia per ospedali ed economia?
“Difficile ipotizzare cosa avverrà nei prossimi mesi. Una partita importante è quella che si gioca sul vaccino anti Covid. Lì si capirà se Conte e i suoi si sono mossi bene in questi mesi. Se, invece, ci troveremo invischiati in una serie di imperdonabili ritardi, il Paese rischierà sì una battuta d’arresto. L’obiettivo, a mio avviso, è fare in modo di far ripartire al più presto il sistema Italia per invertire i dati macro economici e per evitare un boom di disoccupati non appena verranno sbloccati i licenziamenti.”
Una curiosità legata al libro. Come siete riusciti a realizzare un’inchiesta così completa durante dei mesi così problematici?
“Abbiamo iniziato quasi subito… eravamo entrambi chiusi in casa e ci siamo detti che sarebbe stato opportuno analizzare quei giorni in cui la paura non permetteva alle persone di vedere quello che stava realmente accadendo…”.