“Dirottate su Betlemme”: un Bambino ci insegna a perdonare, condividere, amare

METTIAMO AL BANDO LE CIECHE TEORIE DELL’EGOISMO, SEMPRE FORIERE DI DEGRADO IN OGNI CONVIVENZA CIVILE.

Di Nicola Sajeva

Dirottare, nell’immaginario collettivo, indica azione imposta con spietata violenza da soggetti determinati a raggiungere un loro preciso obiettivo.

La destinazione Betlemme, invece, indica chiaramente una diversa linea di interpretazione e suggerisce altre interessanti supposizioni.

“Dirottate su Betlemme” è il titolo di una delle tante recite natalizie che qualche insegnante ancora preparava, in tempi pre-covid, per l’edificazione spirituale dei propri alunni.

L’autore Ricciotti Saurino, per dare risposta all’emergenza educativa presente nel nostro contesto sociale, invita piccoli e grandi a raggiungere al più presto Betlemme.

Espressa questa nota sull’origine del titolo, raccolgo l’invito dell’autore e cerco di mettere in rilievo tutta la convenienza di dirottare la mente e il cuore di ognuno di noi verso la campagna di Betlemme alla ricerca di una grotta dove troveremo, anche noi, “un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia” (Lc 2,12) perché “non c’era posto per loro nell’albergo” (cf. Lc 2,7).

Un Bambino che poi ci insegnerà a perdonare sempre, a condividere, ad amare soprattutto i nostri nemici, a considerare fratello ogni uomo che ci sfiora con la sua presenza, a considerare come diretto a Lui ogni gesto di amore espresso nei confronti degli uomini più emarginati e sofferenti.

“Ogni volta che l’avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40). Una logica che è stata considerata rivoluzionaria ieri, lo è ancora ai nostri giorni, lo sarà domani. Una logica che scatenerà persecuzione, emarginazione, sofferenza, isolamento, crocifissione.

“Dirottate su Betlemme”: la povertà di una grotta, la precarietà di una famiglia costretta ad occuparla, la spontanea solidarietà della gente semplice della contrada, la testimonianza importante dei Magi, devono entrare nella nostra vita di ogni giorno, di tutti i giorni dell’anno.

Dirottiamo su Betlemme per ritrovare l’atmosfera giusta del Natale, un’atmosfera oggi gravemente inquinata da raffinati coinvolgimenti commerciali, da inviti ad una bontà epidermica, dalla vita breve, dalla vista corta, dal raggio limitato; una bontà che diventa immagine sbiadita di un vuoto perbenismo alla ricerca affannosa di un eventuale consenso di piazza.

Quest’anno forse abbiamo le condizioni più favorevoli per farlo: la crisi sanitaria ed economica ha lasciato in cantina gran parte della ritrita atmosfera natalizia. Luci, addobbi, pupazzi di Babbo Natale e regalini presentano i segni decadenti del riciclo.

“Dirottate su Betlemme” diventa l’appello di tutti gli uomini di buona volontà che scelgono di mettere al bando le cieche teorie dell’egoismo, sempre foriere di degrado in ogni convivenza civile.

“Nel vangelo la nostra speranza”: questa la risposta data da una donna, che occupava una delle tante baracche costruite ai margini delle grandi città del Brasile, alla domanda di un responsabile governativo incaricato di rendersi conto personalmente della situazione e che era rimasto sorpreso notando la presenza di un libro del Vangelo, dove mancava il necessario per sopravvivere.

“Nel vangelo la nostra speranza”: se dirottiamo la mente e il cuore verso Betlemme riusciremo ad individuare la strada per uscire da tutte le crisi economiche e morali.

Quando il consumo diventa spreco, le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri sono destinate a diventare più marcate e quindi più esplosive.

“Dirottate su Betlemme”: accogliamo questa proposta, rimuoviamo i nostri schemi mentali e gli auguri che ci scambieremo fino al 6 gennaio 2021 saranno ricchi di giustizia, di serenità, di pace.

 

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