La Misericordia di Dio si mostra nelle nostre vite in tantissimi modi differenti: sta a noi saperli riconoscere

La Misericordia di Dio si mostra nelle nostre vite in tantissimi modi differenti: sta a noi saperli riconoscere

CREDETEMI: NON MI VIENE PROPRIO DA DIRE CHE QUESTO 2020 SIA STATO UN ANNO DIFFICILE, PESANTE… EPPURE NON ME LA SONO PASSATA BENE!

Di Enzo Vitale

Stamattina sono andato a confessarmi: ne avevo bisogno!

Mi accuso dei miei peccati e chiedo perdono dei peccati commessi durante tutto l’anno e, in particolare, il non aver sempre corrisposto prontamente alla Misericordia di Dio.

Raccontavo al buon sacerdote che mi ascoltava di come, tra mille storie di uomini, quando le cose vanno male, con la mente e con il cuore, mi sia rifugiato in Dio e – testualmente – «non so proprio come faccia, ma Lui accoglie sempre!».

Quanta Misericordia ricevuta da Dio.

E sbaglia chi crede che la Misericordia sia solo il perdono dei peccati.

La Misericordia di Dio si declina in tanti modi, con verbi, aggettivi, situazioni e persone tra loro molto differenti e per niente equivalenti, ma sempre accomunate da un raggio della bontà divina.

Mi ha fatto tanto riflettere uno scritto ricevuto la notte scorsa, inviatomi da una ragazzina, oramai una piccola donna, che nel suo Te Deum ringraziava il Buon Dio per quanto aveva da Lui ricevuto durante l’anno.

Ringraziava per tutto pur avendo tutte le ragioni del mondo per lamentarsi e farsi vittima. Scriveva al suo e mio Gesù: «…scusa per quelle volte in cui mi sono comportata da “vittima”, scusa per quelle volte in cui ho messo al primo posto la superbia, l’orgoglio, la gelosia e gli altri peccati».

Nel corso, poi, della mia giornata, mi sono imbattuto in una persona che, ad un certo punto, ha esclamato: «Eh sì… questo è stato un anno davvero duro».

Mi sono tornate alla mente le parole di quella signorinella e, conoscendo la vita di chi mi ha spiattellato in faccia quella lamentela, mi sono detto: «Ma cosa ha da lamentarsi sto tizio? Cosa gli è mancato? Un piatto tutti i giorni, il lavoro, il tempo per pregare ed essere utile ad altri… gli è anche venuto a mancare – per i vari lockdown – la possibilità che altri lo infastidissero».

Evidentemente ho peccato… ho giudicato, sarà, ma questa cosa mi ha fatto esclamare: «io proprio non ho nulla da lamentarmi!».

Credetemi, davvero, non mi viene proprio da dire che questo 2020 sia stato un anno difficile, pesante, ecc. ecc… eppure non me la sono passata bene!

Con questo non voglio sminuire il dolore di coloro che hanno subito la perdita di una persona cara, del lavoro o di quelle libertà a cui siamo abituati.

No, lungi da me!

Ma vorrei – e scusate se mi permetto – invitare a dire Grazie per tutto quanto ricevuto.

Alcuni non accettano questo modo di pensare: ognuno è libero di dissentire perché ritengo del tutto vere queste parole di John Stuart Mill: «Quando tutta la specie umana, meno uno, avesse un’opinione, e quest’uno fosse d’opinione contraria, l’umanità non avrebbe maggior diritto d’imporre silenzio a questa persona, che questa persona, ove lo potesse, d’imporre silenzio all’umanità».

Ed io, allora, mi prendo la libertà di ringraziare.

Ma proprio non mi viene da rimuginare, da lamentarmi, da avanzar pretese perché ho avuto tanta Misericordia e la sto ricevendo anche in questo momento che scrivo nel tentativo vano di far riflettere, di invitare a dir “grazie” a chi vede tutto nero.

Chi mi conosce sa che non sono espansivo, non sono estroverso o esuberante.

Sono assai timido, chiuso, tendente e star da parte.

E, ho sempre diffidato da chi ride troppo e senza motivo apparente. Mi trovo infatti in pieno accordo anche con Chi dice che «il riso abbonda sulla bocca dello stolto».

Ma come potrei non scrivere, non testimoniare, che Dio è grande per me e che tanto mi ha dato?

Come?

Dio è davvero buono!

Ed io mi ritengo, almeno fino a questo momento, un testimone di ciò.

E chi non è capace di saper dire grazie, di gioire ed avere sentimenti di riconoscenza pieni, alla fine di questo anno, mi dispiace, ma è soltanto incapace di godere di quello che gli è stato donato, perché, si creda oppure no, tutto ciò che abbiamo, è un dono. Vita compresa!

 

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