Shemà. Commento al Vangelo del 14 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 14 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

***

IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 1,40-45


domenica 14 febbraio 2021

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Oggi è la VI domenica del Tempo Ordinario e il vangelo ci racconta l’incontro tra Gesù e un lebbroso. Si tratta di un incontro significativo, perché il testo, da come si presenta, sembra fare di questo incontro una sintesi della salvezza che Gesù dona venendo incontro a ciascuno di noi. Innanzi tutto il lebbroso è anonimo, non ha un’identità precisa, poi il lebbroso è, come sappiamo tutti, un malato che deve essere allontanato perché la lebbra è contagiosa e quindi si diffonde rapidamente. Ma la caratteristica più importante del lebbroso, in questo contesto del Vangelo, emerge dal confronto con la Sacra Scrittura, perché tutte le persone che erano state contagiate dalla lebbra nella Bibbia sono persone che hanno commesso dei peccati, un esempio rappresentativo è la profetessa Miriam, la sorella di Mosè, che divenne lebbrosa per aver parlato male di suo fratello Mosè (Nm 12,9-10). Ecco, quest’uomo che và incontro a Gesù, non  sappiamo chi sia, non sappiamo se ha fede in Dio, ma sappiamo solo che osa andare incontro a Gesù e, davanti a Lui, cade in ginocchio e supplica: “se vuoi, puoi purificarmi”. Questa supplica è una dichiarazione del desiderio del malato, considerato peccatore, di guarire, ma la cosa interessante è che il suo desiderio interpella il desiderio di Gesù: “se tu vuoi, puoi”. In questo testo quindi si capisce che la supplica è una preghiera più profonda di una semplice richiesta, perché chiama il cuore, la volontà, il desiderio dell’altro, in questo caso di Gesù. E, come spesso succede, Gesù risponde con dei gesti che precedono e qualificano le sue parole. Lo leggiamo nel testo: Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». La compassione di Gesù è la fonte dei suoi gesti e di ogni suo atto verso gli altri, verso i poveri, i malati e i peccatori, quindi verso ciascuno di noi. Così Gesù, è scritto, tese la mano e lo toccò. Tese la mano: una mano tesa è gesto di aiuto concreto, di vicinanza, di sostegno, ma è anche il gesto che indica la potenza di Dio stesso che interviene a salvare il popolo, come leggiamo in Deut. 26,8 “il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi”. Questo gesto di Gesù quindi è un gesto di salvezza, che evoca la Pasqua, il passaggio dal peccato alla salvezza. Ma leggiamo che Gesù non solo stese la mano, ma Egli lo toccò! Nessuno poteva toccare un lebbroso, non solo perché veniva contagiato, ma perché diventava impuro in quanto il contagio della lebbra portava anche la maledizione del peccato e dell’impurità. Ecco allora che Gesù tocca l’impuro e questo tocco stravolge tutto, perché succede il contrario di quello che dovrebbe succedere! Non è Gesù a diventare impuro, ma è il lebbroso ad essere purificato! Questo ironico stravolgimento della realtà vanifica l’eclatante stato di impurità del lebbroso e del peccato che questa malattia rappresentava secondo l’antica tradizione religiosa. Il vangelo allora oggi ci annuncia che davanti a Gesù non esiste impurità, perché il suo tocco, il contatto col suo corpo, purifica, risana e ridona vita nuova. Per questo dicevo all’inizio che questo incontro di Gesù col lebbroso è segno della salvezza che Gesù ci offre e potrebbe perfino essere l’incontro con ciascuno di noi, oggi, in questa domenica, se ci facciamo più vicini a Gesù, stringendoci al suo corpo santo, e supplicandolo come fa questo lebbroso.  Avremo anche noi la gioia di avvertire nel profondo del cuore il desiderio di Gesù per noi, Lui che non si stanca mai di avere compassione di noi e di dirci, con amore e tenerezza: “Lo voglio, sii purificato!”. Buona domenica!  

Inizio modulo

Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments