Shemà. Commento al Vangelo del 20 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 6, 30-35

martedì 20 Aprile 2021

Oggi il Vangelo ci offre ancora un altro testo tratto dal capitolo 6 del Vangelo secondo Giovanni che contiene il “discorso sul pane di vita”. Si tratta di un vero proprio discorso di Gesù che, poiché inserito solo in questo Vangelo, e poiché presenta caratteristiche proprie rispetto all’insieme dei testi del Vangelo secondo Giovanni, secondo gli esperti potrebbe essere un capitolo aggiunto successivamente, come una sorta di catechesi fatta alla comunità cristiana guidata da Giovanni, specificamente sul tema dell’eucaristia. Questo, secondo certi studiosi, potrebbe essere stato così perché Giovanni, lo ricordiamo, non offre riferimenti espliciti sul tema dell’eucaristia nel contesto dell’ultima cena, sostituendo il riferimento rituale eucaristico con l’episodio della lavanda dei piedi (Gv 13, 1-17). Ora, oggi ascoltiamo una parte di questo lungo discorso sul pane di vita, che è la parte, potremmo dire, rappresentativa di tutto questo discorso di Gesù perché ci porta a cogliere, nel riferimento eucaristico del pane di vita, la grazia profonda che ci viene comunicata da Dio come dono che nutre  l’anima e dà senso alla vita. Il testo inizia con la risposta alla provocazione che ieri Gesù aveva posto alla folla, mettendoli davanti alla verità di cosa davvero ricercavano in Lui, e mostrando loro che il vero cibo di cui l’essere umano ha davvero bisogno è il cibo che può portare la persona a fare il bene, ad aprire il cuore a entrare nella fiducia e nella fede. Ecco, oggi la folla richiede un segno da Gesù, dopo la provocazione che avevano ricevuto da Lui, e, nel ricordo della moltiplicazione dei pani avvenuta proprio il giorno prima, collegano quel segno dei pani al dono della manna che i loro antenati avevano ricevuto da Mosè, come è scritto nel racconto dell’Esodo. Ora, certamente il collegamento è giusto, ma Gesù fa notare loro che non è molto centrato, perché il dono della manna non ha come donatore Mosè, ma Dio. Quante volte anche noi ci leghiamo ai segni di Dio e alle persone che ci aiutano a vedere Dio presente nella nostra vita, ma trascuriamo il fatto che in realtà è Dio che si dona attraverso quelle persone e tante volte quelle persone agiscono senza sapere di essere per qualcuno, nutrimento, cibo, “pane che dà la vita”. E quante volte non ci rendiamo conto che anche noi quello che siamo, quello che diamo, quello che possiamo condividere, non viene da noi, ma da Dio! Qui dunque si tratta di riconoscere il dono e non pretendere il dono, infatti la folla pretende da Gesù un segno, senza riconoscere che è Lui stesso il segno, è Lui il pane che viene dal cielo, il vero dono che, discendendo dal cielo, “dà la vita al mondo”. Allora comprendiamo, così come poteva comprendere la comunità cristiana alla quale Giovanni dirigeva questa catechesi, che eucaristia significa, prima di tutto, riconoscere ciò che ci viene donato, non dalle mediazioni, che possono essere pure importanti, certo, ma direttamente dal Donatore. Solo così, riconoscendo il vero donatore, si può entrare nel rendimento di grazie, perché eucaristia significa proprio “rendimento di grazie”. Questo riconoscimento di tutto come dono e non come possesso ci libera dalla pretesa delle cose, dell’affetto, verso le persone e ci porta a entrare in dialogo con Dio, che è il solo a conoscere veramente il cuore dell’essere umano e i suoi veri bisogni.  Per questo Gesù ci dice oggi che è Lui il vero pane di cui abbiamo bisogno, è Lui  che ci insegna come ci si dona liberamente, senza pretendere nulla. Abbiamo bisogno di nutrirci, gli uni gli altri, di questo riconoscimento di Dio in mezzo a noi che diventa per noi anche gioia della condivisione, nel dono e nella gratuità. Ecco allora che il testo termina con la grande richiesta della folla, che è anche la richiesta del nostro cuore: «Signore, dacci sempre questo pane». Diciamolo anche noi oggi! Chiediamo al Signore che ci dia sempre di questo pane, di questo nutrimento di riconoscenza e di gratuità che per noi cattolici si fa anche sacramento, cioè segno efficace della salvezza che Gesù ci ha procurato. L’eucaristia è celebrare la gratuità dell’amore col quale siamo stati amati, un amore di dolcezza, di tenerezza, che ci nutre l’anima, e che  ci rende riconoscenti nella vita, ogni giorno, gli uni verso gli altri. Buona giornata!

Gv 6, 30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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