La “Terra Verde” contesa da molti e dimenticata da tutti

La “Terra Verde” contesa da molti e dimenticata da tutti

LA GROENLANDIA È AL CENTRO DELL’ARTICO ED È STATO STIMATO DALLA US GEOLOGICAL SURVEY CHE IL 40% DELLE RISERVE MONDIALI DI COMBUSTIBILI FOSSILI E IL 30% DI TUTTE LE RISORSE NATURALI GLOBALI SI TROVANO IN QUESTE TERRE

Di Gian Piero Bonfanti

“Gli Stati Uniti d’America non hanno più intenzione di comprare la Groenlandia”. Questa è la dichiarazione rilasciata daTony Blinken, Segretario di Stato americano sotto l’amministrazione di Joe Biden.

Questa sua dichiarazione è stata resa durante un’intervista in occasione del suo viaggio a Reykjavik, in Islanda, per la riunione del consiglio artico, tenutasi nei giorni scorsi, alla quale hanno partecipato diversi rappresentanti di vari paesi, incluso il Segretario di Stato russo Serghei Lavrov.

Ma perché nel 2019 Donald Trump propose l’acquisto di queste terre da parte degli Stati Uniti d’America? Qual é l’importanza di questa enorme isola, grande come un quarto degli USA e popolata da meno di 60000 abitanti?

In primo luogo la sua importanza è legata al passaggio est-ovest ed all’utilizzo delle rotte artiche per l’interscambio commerciale. L’utilizzo di questo passaggio toglierebbe egemonia al canale di Suez, destabilizzando il mercato e giovando economicamente alle grandi potenze commerciali mondiali.

Le variazioni climatiche sembra abbiano influito sullo scioglimento di parte della calotta glaciale e quindi si sono aperte nuove rotte marittime. In secondo luogo la sua importanza è di natura strategica.

È chiaro che la Groenlandia occupa una posizione geografica rilevante, essendo situata tra USA e Russia. Un eventuale posizionamento di basi militari e postazioni missilistiche condizionerebbe sicuramente i rapporti diplomatici tra i due paesi.

Ciò di cui si parla molto poco invece è l’aspetto legato allo sfruttamento delle risorse naturali, delle quali la Groenlandia è ricchissima. Ricordiamo che la Groenlandia è al centro dell’Artico ed è stato stimato dalla US Geological Survey che il 40% delle riserve mondiali di combustibili fossili e il 30% di tutte le risorse naturali globali si trovano in queste terre.

Ciò che viene ancor meno ricordato è l’interesse della Cina verso i giacimenti di uranio e poche volte vengono ricordate le attività di estrazione di questo minerale nelle miniere a cielo aperto da parte della società australiana a maggioranza di capitale cinese Greenland Minerals.

Come si può comprendere, la posta in gioco è molto alta e, sebbene le notizie, come al solito, in Italia sono difficilmente reperibili a causa di mille “filtri”, a nostro avviso è importante conoscere come si sta muovendo la politica estera mentre noi siamo distratti dalle solite notizie dettate dal mainstream.

A pochi forse potranno importare le proteste della popolazione locale perché si tende a pensare che queste terre sono lontane e ciò causa indifferenza. A pochi altri potranno importare i profitti di altri paesi, in quanto sono convinti che tutto ciò non ricada sui loro portafogli.

Forse a qualcuno potrebbe accendersi una spia d’allarme pensando agli equilibri geo-politici tra le superpotenze ed ai pericoli diplomatici, ma se siamo riusciti a vivere con quasi indifferenza conflitti appena fuori dai nostri confini, perché dovremmo preoccuparci di terre così lontane?

Ebbene, l’aspetto più pericoloso a nostro avviso e che merita di essere rilevato è la continua avanzata della Cina che, nella sua azione colonizzatrice, si sta appropriando di una grandissima parte del globo terrestre, assogettando economicamente e politicamente tutto ciò che possiede.

Questo è il vero pericolo a nostro avviso, non la proposta di Trump nel 2019 che ha fatto sorridere il mondo e che ha creato tensioni ingiustificate con la Danimarca. Ciò che temiamo è la politica remissiva e gli Stati proni che strizzano l’occhietto alla inesorabile avanzata del drago rosso.

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