Il dragone cinese colpisce ancora

Le autorità comuniste hanno portato a segno un altro colpo alla chiesa martire di Cina

Di Diego Torre

Continua imperterrita la repressione della Chiesa Cattolica in Cina, alla faccia degli accordi fra il governo ed il Vaticano del 2018, rinnovati poi fino al 22 ottobre 2022; accordi che rimangono misteriosamente segreti.

Se l’albero si riconosce dai frutti la proverbiale e felpata diplomazia vaticana sta facendo fiasco, come più volte denunciato dall’inascoltato Card. Zen, vescovo emerito della diocesi di Hong Kong, che di queste cose se ne intende.

E mentre stiamo a disquisire da distaccati spettatori, nello scorso mese di maggio, mese dedicato alla Madonna, le autorità comuniste hanno portato a segno un altro colpo alla chiesa martire di Cina.

Con un blitz poliziesco sette sacerdoti e dieci seminaristi sono stati arrestati a Shaheqiao, nella provincia cinese dello Hebei, in una ex-fabbrica offerta da un fedele, che fungeva da seminario.

Contemporaneamente veniva catturato il prelato da cui dipendeva l’istituto, monsignor Giuseppe Zhang Weizhu, già più volte imprigionato essendo ormai da 20 anni vescovo fedele alla chiesa di sempre (e non a quella del partito comunista cinese).

Anche il proprietario della fabbrica è finito agli arresti e continua la caccia a coloro che sono riusciti a sfuggire alla cattura. Viene così decapitata la Prefettura Apostolica che doveva assistere circa 100.000 cattolici nel territorio. E’ l’ennesimo atto persecutorio contro i cattolici fedeli a Roma e alla Chiesa universale.

La Santa Sede continua una politica “prudente” come ha appena mostrato con la nomina del vescovo di Hong Kong, città dove infuria la repressione poliziesca e dove i cattolici sono alla guida della protesta.

Qui le libertà politiche sono ormai azzerate, centinaia di ragazzi arrestati, il movimento democratico è ormai spezzato.

Dopo due anni di attesa, il 17 maggio, è stato annunciata la nomina del gesuita Stephen Chow Sau-yan, un intellettuale estraneo alle proteste, considerato più “morbido” del suo predecessore, il cardinale salesiano 89enne Joseph Zen, sempre più critico dell’accordo sino-vaticano.

Il porporato ha dichiarato al National Catholic Register che esso “ucciderà la Chiesa”, che “il governo di Pechino potrà usarlo per chiedere alla gente qualsiasi cosa in nome del Papa”.

Zen, che conosce bene l’avversario, afferma: «Non bastano le buone intenzioni, bisogna capire le cose, bisogna conoscere i comunisti». «Pensare di fare accordi con Pechino è folle. È come con il diavolo, non puoi dialogarci, o di qua o di là. Nomineranno lupi presentandoli come pastori».

Vivono in Cina 16 milioni di fedeli. Che ne sarà? Il Papa li ha affidati durante un Angelus alla “Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani e celeste patrona del loro grande Paese”. E in Lei confidiamo serenamente. Ma in quell’accordo segreto probabilmente c’è qualcosa da rivedere.

Una cosa è certa: il vangelo non lo ferma alcuno. E dalla stessa Cina martirizzata arriva una buona notizia. Un gruppo di studenti ha iniziato a tradurre e diffondere la rivista Communio con scritti di Joseph Ratzinger, Hans von Balthasar ed Henri de Lubac. Una rivista, è bene ricordarlo, che propugnava una lettura della Chiesa e del suo pensiero nell’ottica dell’ermeneutica della continuità e non della rottura divenuta egemone dopo il Concilio Vaticano II. Quei ragazzi ambiscono addirittura a portare quei testi nei corsi di filosofia delle università statali. Non sarà facile. PREGHIAMO PER LORO.

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