Papolatri e sedevacantisti studino un po’ meglio la storia della Chiesa…

Papolatri e sedevacantisti studino un po’ meglio la storia della Chiesa…

di Pietro Licciardi

DUE POSIZIONI ESTREME CHE MINANO DALL’INTERNO LA CHIESA, FACENDO IL GIOCO DI SATANA E DELLE SUE TRUPPE

Nell’attuale marasma in cui versa una parte della Chiesa (vedi, per esempio il caso Germania), il popolo di Dio, spesso lasciato solo da alcuni pastori, è sempre più in balia del relativismo. Ovvero di quel micidiale “secondo me” che in mancanza di una condivisa bussola teologico-pastorale sta mettendo l’una davanti all’altra, armate, le fazioni in cui si sta frantumando l’orbe una volta cattolico.

Tra queste fazioni in guerra tra loro vi è quella – per usare termini ormai in voga sui social – dei papolatri, termine che fa rima con idolatri, e dei sedevacantisti.

I primi sono quelli secondo i quali il papa regnante è intoccabile, incriticabile, e qualsiasi cosa esca dalle sue labbra è vangelo. Lui è il capo assoluto della Chiesa; anzi, è Lui la Chiesa.

I secondi sono quelli che sostengono la illegittimità dell’elezione di Papa Francesco o la sua automatica decadenza dalla carica per manifesta eresia. Per loro l’attuale Papa è l’Anticristo, venuto per distruggere la Chiesa e disperdere il suo gregge.

Due posizioni estreme, pur con alcune sfumature, che a mio modesto parere minano entrambe dall’interno la Chiesa, facendo il gioco di Satana e delle sue truppe, oggi come non mai mobilitate per quello che ha tutta l’aria di un assalto finale alla cittadella santa.

Papolatri e sedevacantisti, se conoscessero un po’ meglio la storia di quella Chiesa cui pure dicono di appartenere e difendere, saprebbero che essa ha avuto papi santi, papi, mediocri e pessimi papi. Manca lo spazio per fare un elenco dotto ed esauriente ma basterebbe frequentare qualche manuale di storia della Chiesa per sapere che sul seggio del vicario di Cristo si sono seduti eretici, pusillanimi, puttanieri, omicidi e perfino antipapi.

Eppure la Chiesa non soltanto è sopravvissuta ma ha prosperato nei secoli, segno eloquente ed evidentissimo che essa non è una istituzione tutta umana ma a guida e tutela soprannaturale e che il Papa, per nostra fortuna, non è lui il padrone della Chiesa ma solo il custode della tradizione riassunta e condensata nel Depositum Fidei.

Il Papa è infallibile solo e soltanto quando si esprime ex cathedra e per tutto il resto è un uomo del suo tempo, subendone gli influssi culturali e politici e per quanto egli sia un autorevolissimo personaggio da ascoltare e valutare con rispetto e attenzione prende le sue cantonate come tutti gli altri, soprattutto quando è male consigliato o circondato da una curia inetta e di scarso profilo.

Anche in questo caso la storia insegna. Pio XI cadde a piè pari nella trappola ordita dai massoni messicani, che stavano perdendo la guerra ingaggiata dai Cristeros a causa della persecuzione avviata ai loro danni, allorquando impose ai combattenti di deporre le armi fidandosi delle promesse di quel satanasso del presidente Calles, il quale si rimangiò tutto sterminando i poveri cattolici che videro vanificati i loro sacrifici e il loro sangue.

In tempi più recenti Paolo VI, che pure è stato fatto santo, è stato manipolato a piacimento dalla cricca spirito conciliare che sfruttando ogni sua improvvida concessione in materia liturgica e pastorale ha quasi demolito la chiesa cattolica facendola diventare simile ad una congregazione luterana.

Per non parlare di Giovanni Paolo II, altro Papa indubbiamente santo, che nel 1986 ad Assisi ha dovuto partecipare ad un incontro “ecumenico” nel corso del quale sono stati sacrificati degli animali su un altare della Basilica maggiore. O di Francesco, che ha la fissa dei “migranti” nonostante abbondino ormai le prove che quello in corso è solo un turpe commercio di carne umana che ha poco o nulla a che vedere con l’evangelico spirito del Samaritano.

Eppure tutti questi papi – ripetiamolo: un paio santi – non sono stati “meno papi” o “più papi” di altri. Forse mai come in questo caso bisognerebbe citare la più che strumentalizzata frase di Papa Francesco: «Chi sono io per giudicare»?

Se la Chiesa è sotto la tutela diretta di Cristo e gode dell’intercessione di Maria Santissima, chi siamo noi per giudicare chi è il Papa più giusto per questa Chiesa, qui e ora? Possiamo forse noi conoscere i piani di Dio?

Si dice che è lo Spirito Santo che assiste i cardinali in conclave. Il che è senz’altro vero. Talvolta lo ascoltano qualche altra no. Tuttavia fa riflettere che quando è stato eletto Papa Albino Luciani dopo appena trenta giorni è morto, tanto che un cardinale ebbe a dire che evidentemente il conclave si era sbagliato. Dopo di lui è arrivato Giovanni Paolo II che ha riportato di nuovo milioni di fedeli nelle chiese diventate desolatamente vote.

Spesso ci ripetiamo che Dio è capace di scrivere diritto anche su righe storte o che il male non prevarrà sulla sua Chiesa. Ma noi, cattolici a parole ed evidentemente  atei di fatto, in fondo dimostriamo di non avere fiducia nella sua azione e di non saper discernere la sua amorevole presenza nel mondo e così ci ritroviamo gli uni di fronte agli altri a disputare accanitamente quando invece dovremmo pensare a rinsaldare la nostra fede e la dottrina – quel Depositum Fidei che è il distillato di venti secoli di santità, pastorale e teologia – senza l’orgoglio di chi pensa di avere lui solo in mano la verità rivelata e neppure l’asinina e ottusa obbedienza di chi, non sapendo alla fine che pesci pescare, pende dalle labbra di chiunque abbia una qualche autorità: parroco, vescovo o Papa.

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No, questa “pseudosapienza” non mi convince. Praticamente l’autore ammette che spesso sulla Cattedra petrina si siedono dei FALSI PROFETI. Be’, è il Signore a comandarci: “Guardatevi dai falsi profeti. Dai loro frutti li riconoscerete”.
Dunque io DEBBO giudicare per poterli riconoscere, e discernere se devo seguirli o no!

La Chiesa non è una discoteca, che va riempita per fare numero. Se alla morte si muore con peccati mortali gravi, magari sacrilegi operati dentro le chiese stesse, forse meglio far riflettere sulla qualità dei rientri, dei ritorni e delle conversioni.