Ddl Zan, Fedez “si esprime esattamente come un quattordicenne… ripetente”

IL SUO TALENTO PIÙ CRISTALLINO È PARLARE DI COSE CHE NON CONOSCE E FARLO CON SUPPONENZA E MALCELATO SENSO DI SUPERIORITÀ

Di Dalila Di Dio

 

Benché creda di aver commesso un numero di peccati sostanzialmente nella media, cerco di portarmi avanti con opere di espiazione e penitenza perché, nella vita, non si sa mai.

Nei giorni scorsi, ad esempio, credo di avere accumulato un monte ”crediti espiazione” sufficiente ad emendarmi persino se dovessi macchiarmi dell’uccisione di Bambi a colpi di machete: ho speso 59 minuti e 14 secondi della mia vita ad ascoltare la diretta Instagram di Fedez sul DDL Zan.

Ora, che Fedez non abbia idea di ciò di cui parla quando pontifica di disegni di legge, commissioni, concordati e audizioni è cosa che non può certamente revocarsi in dubbio. Il suo talento più cristallino è parlare di cose che non conosce e farlo con supponenza e malcelato senso di superiorità. Una serie di ”io sono una mente semplice” et similia dietro cui si nasconde, neanche troppo, la convinzione di essere avanti, oltre, in grado di impartire lezioni a chiunque su qualunque argomento, previa ricerchina su Google o corso accelerato da parte di un guru della materia (per il primo maggio dichiarò di essersi fatto aiutare da Travaglio).

L’obiettivo della diretta di qualche giorni fa – esilarante e desolante al tempo stesso – è stato chiaro sin da quello che il venditore di smalti ha chiamato “cappello introduttivo” (un’espressione che pare piacergli molto e che userà ripetutamente): lavare l’onta subita da Renzi che ha risposto per le rime alla profondissima e dotta dissertazione della Signora Ferragni, autrice dell’imperdibile pampleth “politici fate schifo” .

Smaltino d’ordinanza, T-shirt brandizzata e sorrisetto sprezzante Fedez “inizia a dar via le danze” e spiega che lui e la moglie, in quanto cittadini, hanno tutto il diritto di esprimersi su qualunque argomento: “siamo dei cittadini ed entriamo nel dibattito pubblico…ed è una cosa che io faccio da quando avevo 14 anni”.

Beh, almeno è fedele a sé stesso. Si esprime esattamente come un quattordicenne. Ripetente. Con gli appuntini scritti sul banco e l’amico Giambo “che è molto bravo” a dargli una mano. Sì perché a chi come me lo ha osservato oltreché ascoltato – conquistando crediti espiazione anche per il caso di mattanza di coniglietti ariete nani – non sarà sfuggito quel guizzo di pupille verso la sua sinistra: per dire cose come “il giornalista Scalfarotto”, “bisogna regolamentare le aziende che hanno preso dei finanziamenti statali e non hanno mai rispettato dei vincoli che gli erano stati imposti”, “metto a disposizione la mia utenza”, “Zan persona che fa politica al di fuori del palazzo”, “la Ministra Bonetti è intervenuta sull’articolo 1” il luminare di tuttcos’ si serve di un gobbo al quale attinge senza soluzione di continuità in quei sessanta minuti destinati a fare la storia della politica italiana.

Minuti in cui dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere totalmente all’oscuro del contenuto del DDL delle Meraviglie ma di avere il dente molto, molto avvelenato con Renzi: Renzi è tornato sui suoi passi, Renzi aveva detto sì e ora se lo rimangia, Renzi ha manie di protagonismo, Renzi ce l’ha coi gay – sì, Renzi Matteo, colui che pose la questione di fiducia sulle unioni civili, proprio lui – Renzi fa l’inciucio con Salvini, Renzi deve farsi perdonare l’Arabia Saudita.

Mancava giusto Renzi puzzacaccabrutta ma ci siamo andati molto vicini. Certo, qualcuno dovrebbe spiegargli che c’è una ragione se il Parlamento della Repubblica si compone di due Camere, se l’iter legislativo prevede una fase consultiva, la possibilità di svolgere audizioni, di emendare il testo e, eventualmente, migliorarlo. Nella meravigliosa testolina di Federico Lucia il Senato deve recepire supinamente la volontà sua e dei suoi amichetti, pena il marchio di omofobi, retrogradi e ottusi. Il fatto, poi, che su alcune questioni sia previsto il voto segreto perché i parlamentari devono poter rispondere alla propria coscienza e non ai dictat dei segretari di partito risulta del tutto incomprensibile al nostro esperto: lui vuole sapere come ha votato il suo senatore di riferimento – ammesso che sappia chi è – e non sente ragioni.

Quanto alla necessità di convogliare sulla proposta di legge un consenso più ampio, nostro signore delle dirette è perentorio: Salvini è amico di Orban che ha fatto le leggi antiLGBT quindi con Salvini non si deve parlare, non si deve dialogare perché è anche lui puzzacaccabrutta.
Il tutto sotto lo sguardo imbarazzato dei partecipanti al dibattito – che in quanto tale dovrebbe coinvolgere soggetti che si pongono su posizioni differenti, ma questo è un altro discorso – e che per amor di followers tacciono sui millemila strafalcioni inanellati dal loro megafono bipede smaltato.

Sono pur sempre milioni di persone a cui raccontare la loro – mentirosa (cit.) – versione della storia, quindi teniamocelo buono e pazienza se pesta tre cacche ogni due passi. In fondo è così bravo a far sì con la testa qualunque cosa dicano i suoi interlocutori! Annuisce anche quando Alessandro Zan afferma che “bisogna aiutare i bambini in un percorso di transizione!”. Non capisce, proprio non si rende conto. E pretende di insegnare agli altri: a quelli che hanno un’opinione diversa e che, per ciò stesso, sono tutti, ineluttabilmente, ignoranti. Mica come lui!

 

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