Mons. Paglia: “si dice no alla pena di morte e poi si vuole l’eutanasia!”

“SI STA SCIVOLANDO VERSO UNA FORMA SOTTILE DI EUGENETICA”

Di Bruno Volpe

“Si  afferma sempre di più e progressivamente una mentalità salutista che scarta il debole, il fragile, l’indifeso scivolando verso una forma  sottile di eugenetica”: Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita lo dichiara in questa intervista al nostro sito in merito alla raccolta di firme in corso per proporre un referendum sulla legge per l’eutanasia.

Eccellenza Paglia, lei fa riferimento al salutismo, perché?

“In modo sottile, ma radicato e direi persino subdolo, si va affermando una mentalità salutista, una concezione simile in base alla quale va salvaguardata la salute costi quel che costi, ad ogni costo. Abbiamo la paura della fragilità, della debolezza. Si eseguono gli esami per accertare se il nascituro sta bene o male e quando arriva un responso negativo pensiamo che debba essere eliminato, dimenticando che della vita non siamo padroni. In questo vedo un parallelo stretto con l’eugenetica. Quello che non è bello e buono deve essere eliminato”.

Che sta accadendo?

“Che si assolutizza una idea di salute, cadendo poco alla volta nella tentazione di Prometeo o di Narciso. Bisogna riflettere sulla fragilità della quale non bisogna aver paura. Noi non la possiamo eliminare. In tal senso noto una deriva che va contro la vita umana  della quale ci crediamo padroni. O la vogliamo per sempre o la eliminiamo quando non ci piace più”.

Non le pare una legge, quella sulla eutanasia, anche politicamente sbagliata e divisiva in un momento nel quale sono ben altre le emergenze del Paese?

“E’ uno errore politico non perchè non se ne debba parlare, ma trovo che tutto sia affrettato e segnato da ideologismi. Inoltre i casi  singoli sono tanti e non è pensabile fare una legge generale davanti a tanti episodi differenti,  diversi uno dall’altro. Trovo poco coerente inoltre che si dica giustamente di no alla pena di morte, anche nel caso di reo e colpevole certo e poi si condanni a morte un essere umano debole, fragile e indifeso. Penso che occorra un dibattito largo, serio, approfondito, dialetticamente robusto che esuli da ogni visione o schematismo ideologico”.

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