Combatté le eresie e fu un cantore della Madonna: ecco il “Doctor mellifluus”

LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA LITURGICA DI SAN BERNARDO, LAMPADA CHE ARDE E RISPLENDE, NEL SUO DIES NATALIS, OGGI 20 AGOSTO

Di EsseEmme*

San Bernardo di Chiaravalle, (Fontaines-lès-Dijon 1090 – Clairvaux 1153), è il “Doctor mellifluus” che risplendeva in Maria.

Monaco francese considerato “l’ultimo dei Padri” della Chiesa, canonizzato da Papa Alessandro III nel 1174, fu proclamato dottore della Chiesa da Papa Pio VIII nel 1830.

Con la rivoluzione francese i suoi resti andranno dispersi, tranne la testa custodita nella cattedrale di Troyes. 

Nella udienza generale in piazza San Pietro, il 21 ottobre 2009, Benedetto XVI ricorda due aspetti centrali della ricca dottrina di Bernardo: Gesù Cristo e Maria santissima, sua Madre. Solo Gesù è “miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo nel cuore”.

Viene proprio da qui il titolo, a lui attribuito dalla tradizione, di Doctor mellifluus: la sua lode di Gesù Cristo, infatti, “scorre come il miele”. E questo fu il titolo della enciclica che Papa Pio XII gli dedica nel giorno di Pentecoste, il 24 maggio 1953, in cui tratta i tre temi fondamentali della mariologia di san Bernardo, la Verginità di Maria, come pregare la Santa Vergine, come confidare in Maria in qualità di mediatrice.

Papa Francesco, al termine della catechesi dell’udienza generale del 19 agosto 2020, lo ha ricordato con le parole “tenero cantore della Madonna”.  

Nel 1112 l’Ordine cistercense, fondato appena 14 anni prima in una zona paludosa e allora retto da Santo Stefano Harding, rischiava seriamente di scomparire per la grande difficoltà ad attrarre nuove vocazioni verso l’austerità di vita tipica dell’abbazia di Citeaux. Ma il mattino di Pasqua di quell’anno un carismatico ventiduenne, che poi sarebbe divenuto noto al mondo come san Bernardo di Chiaravalle, si presentò a Citeaux alla testa di una trentina di compagni – tra amici, fratelli e altri familiari di nobile estrazione – chiedendo di poter vestire l’abito cistercense.

Era stato lo stesso Bernardo, dopo aver compiuto gli studi, a preparare gli aspiranti monaci nei sei mesi precedenti, ritirandosi insieme a loro in una casa paterna e trasmettendogli la bellezza di una vita consacrata interamene a Dio.

Il loro ingresso tra i cistercensi fu come una sovrabbondanza di grazia che rivitalizzò l’Ordine, segnandone una svolta storica. Appena tre anni dopo l’arrivo a Citeaux, dove visse in perfetto spirito di preghiera e penitenza, Bernardo venne inviato da Stefano Harding nella provincia della Champagne a fondare una nuova abbazia su una vasta radura ricevuta in donazione, ricca di acqua e legname.

Insieme a lui partirono 12 compagni: a quella radura diedero il nome di Clairvaux, Chiaravalle, costruendo il monastero con le loro stesse mani. Bernardo ne fu il primo abate e ricoprì quella carica per 38 anni, fino alla morte, quando l’abbazia di Chiaravalle – divenuta il cuore pulsante di uno spettacolare rinnovamento spirituale – contava al suo interno 700 religiosi e il santo aveva fondato in tutto 68 monasteri.

Bernardo intervenne nelle più gravi questioni del suo tempo, che rischiavano di mettere a repentaglio la Chiesa. Percorse l’Europa per sostenere la legittimità di papa Innocenzo II, avversato da Pietro Pierleoni (antipapa Anacleto II), predicò in favore della seconda crociata, combatté le eresie e in particolare le tesi di Arnaldo da Brescia e Pietro Abelardo. Di quest’ultimo disse: «Allorché parla della Trinità, risente di Ario; quando della grazia, sa di Pelagio; quando della persona di Cristo, sa di Nestorio».

Compose una gran quantità di lettere e opere che hanno avuto una notevole influenza nella storia del cristianesimo. Eppure, nonostante l’autorità morale e il carisma che gli erano riconosciuti, mantenne sempre una profonda umiltà, poiché guidato dall’unico desiderio di operare per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime. 

Per Bernardo la vita monastica deve essere scandita dal lavoro, dalla contemplazione e dalla preghiera avendo due stelle fisse: Gesù e Maria. Per l’abate cistercense Cristo è tutto: “quando discuti o parli nulla ha sapore per me, se non vi avrò sentito risuonare il nome di Gesù” (Sermones in Cantica Canticorum XV).

Maria – scrive Bernardo – conduce a Gesù e lo ricorda in una sua bella omelia: “nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l’aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l’esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare…” (Hom. II super «Missus est»).

In un altro celebre Sermone nella domenica fra l’ottava dell’Assunzione, il santo Abate descrive in termini appassionati l’intima partecipazione di Maria al sacrificio redentore del Figlio. Bernardo non ha dubbi: “per Mariam ad Iesum”, attraverso Maria siamo condotti a Gesù. Il corpo del Sermone documenta il posto privilegiato della Vergine nell’economia della salvezza, a seguito della particolarissima partecipazione della Madre (compassio) al sacrificio del Figlio.

Non per nulla, un secolo e mezzo dopo la morte di Bernardo, Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Divina Commedia, metterà sulle labbra del “Dottore mellifluo” la sublime preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,/umile ed alta più che creatura,/termine fisso d’eterno consiglio, …” (Paradiso XXXIII, vv. 1ss.).

È proprio questo il marchio distintivo dell’abate di Chiaravalle, al punto da aggiudicarsi l’appellativo di Doctor Marianus per la sua incommensurabile devozione mariana, rendendolo fra i più celebri “cantori di Maria”. La produzione teologica di Bernardo sulla Madre di Gesù, innalza inni di profonda purezza, racchiusi tra la Lode della Vergine Madre fino ai vari Sermoni, tra i più celebri dei quali si annoverano quelli sul Cantico dei cantici o In nativitate beatae Mariae in cui scrive: “tale è la volontà di Colui, che ha voluto che noi avessimo tutto per mezzo di Maria”.

Bernardo, additandoci la stella di Maria, vuole infondere coraggio a chi si mette in cammino verso il Signore. Gesù gli rivelò la maggiore sofferenza provata nel suo Corpo: la santa piaga della spalla («profonda tre dita, e tre ossa scoperte…»), apertasi sotto il peso della croce sulla via del Calvario.

In una delle fonti sulla vita di questo grande santo e costruttore dell’Europa, si racconta il suo fermarsi dinanzi a un’edicola con un’immagine della Madonna e del suo saluto, “Ave Maria”, e dell’animarsi dell’immagine della Madonna che rispose “Ave, Bernarde”.

Infine, celebre è il suo Memorare con cui vogliamo lodare insieme la nostra Madre Umilissima: “ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso al mondo che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto il tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a te vengo, e, peccatore come sono, mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà. Non volere, o Madre del divin Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen”

La Chiesa celebra la memoria liturgica di San Bernardo, lampada che arde e risplende, nel suo dies natalis, oggi 20 agosto. 

 

* Giovane consacrata a Dio

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