Referendum eutanasia: i promotori festeggiano le 500.000 firme ma l’obiettivo non è ancora raggiunto

IL REFERENDUM SULL’EUTANASIA LEGALE, LA CUI RACCOLTA FIRME PROSEGUIRÀ FINO AL 30 SETTEMBRE DA PARTE DEI QUASI 13MILA VOLONTARI DEL COMITATO PROMOTORE GUIDATO DALL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, INTENDE ABROGARE L’ART. 579 DEL CODICE PENALE CHE PUNISCE L’OMICIDIO DEL CONSENZIENTE. NESSUNA “SINERGIA” NÉ COLLABORAZIONE CON I GAZEBO DELLA LEGA IMPEGNATI NEI 6 REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA GIUSTA

Di Giuseppe Brienza

Negli scorsi giorni il Comitato Promotore del Referendum Eutanasia Legale ha annunciato il raggiungimento del tetto delle 500 mila firme necessarie perché la Corte di Cassazione possa indirlo. «Siamo felici di poter comunicare che ad oggi sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, stando alle cifre comunicate al Comitato promotore da parte dei gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono oltre 70.000 firme raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme raccolte nei Comuni», hanno comunicato in una nota i promotori.

L’obiettivo del referendum promosso da Marco Cappato e dall’associazione Luca Coscioni che intende legalizzare il suicidio assistito, ovvero l’eutanasia, non è comunque ancora raggiunto, dovendo arrivare ad almeno 750 mila firme entro il 30 settembre 2021 per evitare che le possibili mancate convalide non possano invalidare al momento della presentazione l’intera campagna.

Va dato atto dell’onestà intellettuale dei promotori che, a differenza di quei marpioni politici o intellettuali liberali o di sinistra che minimizzano l’importanza del quesito o cercano di alzare cortine fumogene, hanno dichiarato che l’eventuale presentazione del referendum in Cassazione, non sarà un atto simbolico, che possa cioè servire da “sponda esterna” agli disegni di leggi già depositati alla Camere ma accantonati per mancanza di maggioranze o indifferenze opportunistiche. «Di fronte agli annunci di iniziative parlamentari e al proseguirsi della violazione dei diritti dei malati, già sanciti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato-Antoniani – hanno affermato in proposito i promotori – vogliamo precisare che il referendum è uno strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante, non è – né dal punto di vista legale né da quello politico – uno “stimolo” al Parlamento affinché legiferi, né tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge». Consentire quindi con una propria firma la presentazione in Cassazione del quesito e poi votare al referendum non equivale quindi a dare prima la possibilità agli Italiani di esprimersi e poi partecipando al ritorno della democrazia nel nostro Paese.

Firmando ai gazebo si contribuisce piuttosto a «realizzare riforme con effetto vincolante» che introdurranno l’eutanasia nel nostro ordinamento, con tutte le conseguenze del caso. Una barbarie giuridica che, fino ad ora, il Parlamento italiano si è rifiutato persino di prendere in considerazione, essendo rimasta nel cassetto la proposta di legge di iniziativa popolare depositata nel 2013 e ignorati due abusivi (nel senso di attenti più al lato ideologico-politico che etico-giuridico) richiami della Corte costituzionale in materia.

Il quesito referendario proposto dai libertari del Comitato promotore si pone infatti l’obiettivo di introdurre l’eutanasia legale tramite l’abrogazione parziale di uno degli articoli che ha retto finora il nostro sistema giuridico, ovvero quell’art. 579 Codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. Il quesito in pratica vorrebbe depenalizzare l’omicidio di una persona consenziente anche se in buona salute.

Al riguardo, avendo la nostra testata sostenuto con più articoli e interventi i 6 quesiti referendari sulla “giustizia giusta” promossi principalmente dalla Lega di Matteo Salvini, vorremmo sgombrare il campo da possibili equivoci di “sinergia”, sostegno o “supporto logistico” reciproco alle rispettive mobilitazioni. Infatti, alcuni militanti libertari, nella veste di aderenti al Partito Radicale, hanno con tutta probabilità raccolto le firme contemporaneamente, con il “cappello” dell’Associazione Coscioni, sul quesito per l’eutanasia legale, naturalmente da noi disapprovato.

A chiarire la questione se siano state o sono raccolte le firme per quest’ultimo referendum nei gazebo organizzati dalla Lega e/o dal Partito Radicale per la “giustizia giusta” è stato lo stesso Comitato Promotore Referendum Eutanasia Legale. Interpellato dalla nostra redazione, infatti, il loro Staff-comunicazione ci ha risposto chiaramente che «i due comitati promotori sono completamente separati ed autonomi. Per quanto riguarda i nostri tavoli, abbiamo dato a chiunque la possibilità di raccogliere firme, a prescindere dall’appartenenza politica. […] Sostegno e supporto logistico non è stato richiesto. Con 13mila volontari e 2800 autenticatori in tutto il territorio nazionale, non abbiamo bisogno di supporto esterno» (e-mail del 20 agosto 2021).

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