La minaccia degli “Occhi Taglienti” della Cina alla libertà religiosa

La minaccia degli “Occhi Taglienti” della Cina alla libertà religiosa

NESSUN REGIME NELLA STORIA HA AVUTO PIÙ SUCCESSO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE NELLA REALIZZAZIONE DEL ROMANZO DISTOPICO 1984 DI GEORGE ORWELL…

A cura dell’ACS – Aiuto alla Chiesa che Soffre*

 

 

 

Nessun regime nella storia ha avuto più successo della Repubblica Popolare Cinese nella realizzazione del romanzo distopico 1984 di George Orwell. Infatti, l’apparato di repressione costruito dal Partito comunista cinese(PCC) negli ultimi anni è così perfezionato, invasivo e tecnologicamente sofisticato da far sembrare il “Grande Fratello” un dilettante. Sebbene sia stata introdotta per la prima volta nella provincia cinese di Xinjiang come mezzo di controllo della popolazione uigura a maggioranza islamica, la struttura di sorveglianza statale del Partito comunista cinese è stata rapidamente estesa a tutta la nazione in cui vivono 1,4 miliardi di persone.

Il progetto “Occhi Taglienti” consiste nella proliferazione di telecamere di sicurezza e scanner di dati altamente sofisticati. A differenza delle tradizionali telecamere a circuito chiuso, i nuovi dispositivi sono in grado di trasmettere alla polizia immagini ad alta risoluzione dei singoli volti. A Urumqi, capoluogo della regione autonoma dello Xinjiang, le forze dell’ordine hanno installato più di 18.000 telecamere di riconoscimento facciale che controllano circa 3.500 complessi residenziali della città, e si stima che, alla fine del 2020, nell’intero Paese fossero attivi circa 626 milioni di telecamere di sicurezza posizionate in aree pubbliche e private. Nel frattempo, nei principali punti di passaggio pedonale di tutto il territorio nazionale, sono stati posti degli scanner che captano e raccolgono dati dagli smartphone, all’insaputa di chi vi passa accanto.

Usando applicazioni speciali, la polizia può ottenere dati dagli smartphone dei passanti che vengono poi raccolti su piattaforme analitiche condivise, come la Piattaforma Operativa Congiunta Integrata (IJOP), attualmente operativa nello Xinjiang. Tali piattaforme raggruppano e incrociano le informazioni, per poi segnalare gli individui che sono in contatto con noti “malcontenti” (dissidenti), che usano app come WhatsApp o utilizzano la crittografia, oppure che si impegnano in un grado insolitamente elevato di attività religiose.

L’impatto di tali misure sulla libertà religiosa si sta già facendo sentire. I gruppi religiosi, percepiti come una sfida diretta ad un invidioso sistema ateo, sono, e saranno sempre più, sorvegliati. La violazione più clamorosa della libertà religiosa è quella perpetrata contro i musulmani uiguri nella regione dello Xinjiang. Come parte del programma “Campagna dura contro il terrorismo violento”, circa un milione di uiguri, su una popolazione totale di 13 milioni di musulmani di etnia turca, è stato imprigionato in “campi di rieducazione” e sottoposto a «detenzioni di massa, torture e maltrattamenti arbitrari».

Quanti rimangono al di fuori di tali campi sono comunque sottoposti a strumenti che consentono una repressione mirata da parte del governo, ovvero la raccolta forzata di dati biometrici, il tracciamento tramite onnipresenti telecamere con riconoscimento facciale ottenuto tramite intelligenza artificiale, e l’applicazione di un software che registra, traduce e trascrive i messaggi vocali. Come descritto in un Rapporto dell’Human Rights Watch del 2018, «all’interno [dei campi], le persone vengono punite per aver praticato pacificamente la religione; all’esterno, le restrizioni religiose del governo sono così severe che hanno effettivamente reso illegale l’Islam». Le tecnologie di sorveglianza a scopo di repressione hanno come obiettivo anche i cristiani e le altre comunità religiose.

I rapporti indicano che, alla fine del 2020, «più di 200 telecamere di riconoscimento facciale erano installate in chiese e templi in una contea della provincia dello Jiangxi». Altre 50 telecamere sono state poste nelle chiese statali registrate delle Tre Autonomie, e quasi 50 in 16 luoghi di culto buddisti e taoisti. Le chiese che si sono rifiutate di installare le telecamere sono state chiuse, come è successo alla Chiesa di Sion, una delle più grandi chiese domestiche non registrate di Pechino.

Un altro elemento della sorveglianza statale cinese è il cosiddetto sistema di “credito sociale”. Sebbene attualmente non esista un unico sistema di credito sociale integrato a livello nazionale, diverse grandi municipalità (tra cui Pechino) hanno istituito tali sistemi attraverso i quali gli individui accumulano o perdono punti di reputazione in base ai loro comportamenti “buoni” o “cattivi”.

I cattivi comportamenti possono includere il visitare troppo frequentemente i luoghi di culto o non aiutare la polizia a identificare i dissidenti religiosi, come ad esempio i membri del Falun Gong. Un basso punteggio di credito sociale può impedire agli individui di acquistare biglietti ferroviari o aerei, oppure di iscrivere i loro figli nelle scuole desiderate. Sembrerebbe che il Partito comunista cinese aspiri ad imporre un sistema integrato di credito sociale all’intero Paese. Il concetto di “credito sociale” è stato esteso per includere le gerarchie e gli appartenenti alle comunità religiose. Il 9 febbraio 2021, l’Amministrazione statale per gli affari religiosi (SARA) ha inaugurato un database chiamato “Misure amministrative per il personale religioso”, che si applicherà a tutti i gruppi di fede e conterrà informazioni relative a membri del clero, monaci, sacerdoti e vescovi.

Il sistema «registrerà le “ricompense” e le “punizioni” ricevute, incluse le “revoche” dei loro ministeri e “altre informazioni”». I leaders religiosi «avranno l’obbligo di “sostenere la leadership del Partito comunista cinese”, “appoggiare il sistema socialista”, “opporsi alle attività religiose illegali e all’estremismo religioso, nonché all’infiltrazione di forze straniere che usano la religione”».

Samuel Brownback, ambasciatore americano per la libertà religiosa internazionale, ha avvertito che i metodi usati dalla Cina rappresentano «il futuro dell’oppressione religiosa», aggiungendo come in futuro le minoranze religiose «saranno oppresse da un sistema che non permetterà loro di vivere e lavorare nella società, né di continuare a praticare la loro fede».

Tre caratteristiche dell’altamente tecnologico Leviatano cinese destano particolare preoccupazione: (1) il rapido sviluppo tecnologico implica che in futuro il sistema diventerà inevitabilmente ancor più sofisticato ed esteso; (2) la Cina è particolarmente attiva nell’esportare elementi del proprio apparato di sorveglianza in altri Paesi, tra cui i suoi vicini dell’Asia centrale; (3) il sistema è progettato per premiare i comportamenti “buoni” e punire quelli “cattivi”.

Delle caratteristiche sopra menzionate, tuttavia, la terza è forse la più pericolosa poiché offre forti incentivi che spingono i cittadini cinesi a cooperare con il regime di sorveglianza statale e persino ad amarlo, proprio come il personaggio immaginario di Orwell – Winston Smith – arrivò alla fine ad amare il Grande Fratello. Forse l’unico scenario peggiore di una dittatura odiata è quello di un regime che gode di ampio consenso, legittimità e persino fedeltà. Come ha dichiarato Mark Warner, vicepresidente democratico della Commissione d’intelligence del Senato degli Stati Uniti, «i leaders del Partito comunista [cinese] stanno sviluppando un modello di governo tecnologico che… farebbe arrossire Orwell».

 

* Estratto da: Aiuto alla Chiesa che Soffre Internazionale, Libertà religiosa nel
mondo 2021, aprile 2021, https://acninternational.org/religious-freedom-report/

Il Rapporto 2021 sulla libertà religiosa nel mondo è un prezioso studio pubblicato dalla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Quella del 2021 è la quindicesima edizione del Rapporto, prodotto ogni due anni e pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo.

 

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