Insonnia, consumo di droghe, abuso di alcol e psicofarmaci: altri lasciti deIl’infodemia

Insonnia, consumo di droghe, abuso di alcol e psicofarmaci: altri lasciti deIl’infodemia

PADRE AMEDEO CENCINI: “LA MANCANZA DI FIDUCIA  ED È UNA SITUAZIONE CHE COINVOLGE TANTA GENTE, LA PANDEMIA HA DETERMINATO UN AMBIENTE OSTILE SUL DOMANI, SULLA POSSIBILITÀ DI COSTRUIRE CERTEZZE”

Di Bruno Volpe

 

Rarefazione relazionale. È una delle possibili conseguenze della pandemia. Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato padre Amedeo Cencini, sacerdote, notissimo psicologo ed analista. Lo abbiamo intervistato sui risvolti mentali della pandemia.

Padre Cencini, che cosa ci lascia il Covid?

“Penso che sia presto per un’analisi esaustiva anche se delle linee generali già le vediamo, specie nei giovani, in chi si affaccia alla vita e che sta vivendo una fase delicata. Ritengo che sia dannosa per la psiche l’incertezza sul futuro, destabilizza specialmente i fragili, vale per giovani e adulti”.

In che senso?

“Del Covid per lungo tempo abbiamo saputo poco. Ma vi è incertezza persino sul domani economico, non eravamo attrezzati e preparati a fronteggiare questa emergenza. Ne risulta che le persone maggiormente deboli abbiano subito problemi  gravi. Penso all’insonnia, al consumo di droghe, alcol e psicofarmaci”

Che cosa valuta maggiormente problematico da analista?

“La mancanza di fiducia  ed è una situazione che coinvolge tanta gente, la pandemia ha determinato un ambiente ostile sul domani, sulla possibilità di costruire certezze. La stessa mascherina che pur è indispensabile alla nostra protezione, va letta in chiave difensiva, è un segno di difesa, in essa possiamo leggere chiusura verso gli altri e verso il mondo esterno”.

Durante la fase acuta, e ancora adesso, ci viene detto di evitare abbracci e strette di mani…

“Da un punto di vista medico è corretto. Tuttavia questo determina una rarefazione relazionale che potrebbe rimanere a lungo. Questo il lato negativo. Per contro possiamo forse avere un riscontro positivo”.

Quale?

“La prolungata astinenza da relazioni sociali potrebbe averci spinto a considerare e rivalutare la bellezza della socialità perduta, dell’amore  e dei rapporti interpersonali che prima forse avevamo dimenticato o dati per scontati. Insomma, una chiave di lettura ambivalente”.

 

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