Covid-19: in Romania le persone respingono le imposizioni perché “immuni al Comunismo”

Covid-19: in Romania le persone respingono le imposizioni perché “immuni al Comunismo”

Di Irina Antile*

IN UN CONTESTO DI INSTABILITÀ POLITICA E IRRESPONSABILITÀ DI CHI HA GESTITO LA SITUAZIONE PANDEMICA, LA ROMANIA PAGA UN PREZZO TROPPO ALTO

Mi è stato chiesto molto spesso nell’ultimo mese, dai miei amici italiani, qual è la situazione pandemica qui in Romania. Questa preoccupazione di molti di loro deriva dal fatto che le informazioni giunte alle loro orecchie, fornite dal mainstream, hanno dato come causa principale, se non l’unica, quella relativa al basso numero di persone vaccinate.

Una pubblicazione tedesca, Hamburger Morgenpost, ci ha chiamato “Idioti d’Europa” insieme a bulgari e ucraini. Ciò che questa pubblicazione e il mainstream generalmente omettono di specificare è il quadro generale della situazione in Romania.

Il sistema sanitario in Romania non supporta termini di confronto con i sistemi sanitari in Italia, Germania, Francia, ecc. Nessun investimento è stato fatto nel sistema sanitario, quindi gli ospedali sono strutture vecchie, senza attrezzature, con un numero insufficiente di unità di terapia intensiva, con scarse infrastrutture.

La Romania ha dovuto affrontare numerosi incendi nelle unità di terapia intensiva e perdite di vite umane. I rumeni generalmente non sono abituati alla pratica della prevenzione, alcuni non possono nemmeno permettersela. Abbiamo un record negativo per molte malattie croniche, purtroppo! Non tutti possono permettersi di pagare le medicine necessarie, non tutte le medicine sono rimborsate dallo Stato, il tenore di vita in Romania è basso, così come l’aspettativa di vita.

Seguendo i protocolli applicati durante il periodo della pandemia, la maggior parte delle persone in terapia intensiva non è tornata viva. Le persone hanno paura di dirlo al medico, quando mostrano i primi sintomi, in modo che non arrivino in ospedale, altri pensano che sia solo un’influenza, e quando arrivano in terapia intensiva è troppo tardi. In un contesto di instabilità politica e irresponsabilità di chi ha gestito la situazione pandemica, la Romania paga un prezzo troppo alto.

La campagna di vaccinazione non ha avuto il successo previsto, ma nessuno si è preso la responsabilità. La classe politica, responsabile della trasmissione delle informazioni e dell’agire, non gode di molta credibilità tra la gente, e giustamente. Hanno sempre fornito informazioni discordanti, dicendo che la vaccinazione è l’unica soluzione per liberarsi dalla pandemia, che il vaccino immunizza. Poi hanno detto che protegge solo dalle forme gravi, che solo vaccinando si protegge il vulnerabile e non si trasmette più la malattia, poi che lo trasmetti, ma devi comunque vaccinarti per non sovraccaricare i reparti di terapia intensiva.

Hanno affermato che solo i non vaccinati finiscono in terapia intensiva, anche se questa non è la realtà. Abbiamo avuto un governo che ha speso tutti i suoi soldi per l’acquisto di 120 milioni di dosi di vaccino, indipendentemente dal fatto che ci siano cure che funzionano, e l’acquisto di questi antivirali avrebbe fatto sì che le persone avessero accesso alle cure quando mostrano i primi sintomi, senza così ricorrere alle poche unità di terapia intensiva disponibili.

Lo scetticismo della gente sull’efficacia del vaccino è giustificato, dato che queste dosi devono essere ripetute periodicamente e nessuno si assume alcuna responsabilità per gli effetti collaterali. La pubblicazione tedesca includeva anche la Chiesa ortodossa rumena come uno dei colpevoli del fallimento della campagna di vaccinazione, citando uno dei suoi rappresentanti, l’arcivescovo Teodosio di Costanza, che ha affermato che nessuno era responsabile degli effetti del vaccino.

In generale, in Romania, paese ortodosso all’86% della sua popolazione, la Chiesa Cattolica ha avuto un atteggiamento equilibrato, evitando spinte favorevoli o contrarie, la posizione ufficiale è quella di seguire i consigli dei medici e rispettare la scelta di ciascuno. Ci sono state, e ci sono ancora, voci singolari che hanno sollecitato una scelta o l’altra, ma ciò che è gratificante è che la Chiesa Cattolica non ha ceduto alle pressioni politiche e non è stata coinvolta nel convincere le persone ad accettare cure mediche contro la loro volontà.

In questo momento, il tasso di vaccinazione in Romania è del 37,6%, nelle aree rurali del 22,52% e nelle aree urbane del 38,30%. Nuovi casi accertati: 1958, guariti 6464, morti 160, su una popolazione di 19 milioni di persone. La tendenza è al ribasso, con la maggior parte delle contee provenienti dalla zona rossa.

Curiosamente la contea di Suceava, che ha il tasso di vaccinazione più bassa, è stata la prima a entrare nello scenario verde, lasciando la zona rossa. Adesso le autorità promettono di allentare le restrizioni dove il tasso di incidenza è inferiore al 3 per mille abitanti, senza la condizione di vaccinare gli insegnanti.

La Romania sta affrontando un’enorme crisi politica. Il nuovo governo è stato investito nei giorni scorsi, dopo un periodo di quasi due mesi di instabilità, con l’ex primo ministro, Florin Cîțu, e il governo da lui guidato, che hanno perso consensi in Parlamento.

La Romania è un Paese che ha attraversato la recente esperienza del comunismo, che ha lasciato tracce profonde nella coscienza di questo popolo. Le misure prese dalle autorità sono state duramente criticate dalle persone, che hanno sviluppato anticorpi contro la manipolazione politica e ideologica. Nel momento in cui hanno visto l’incoerenza e le misure antidemocratiche, è scattato qualcosa nel meccanismo di autodifesa del popolo.

Il mainstream, come ovunque in questo mondo, ha fornito informazioni “ufficiali”, professionisti dell’informazione che sono finanziati dai Big Pharma, terrorizzando la popolazione quotidianamente con il numero di morti in terapia intensiva. Fortunatamente, le persone hanno iniziato a capire che è molto importante ottenere informazioni da più fonti, confrontare le informazioni e verificarle. Quello che oggi sappiamo per certo è che il vaccino non immunizza, non impedisce la trasmissione del virus e non sempre protegge dalla terapia intensiva. Sappiamo anche che esistono effetti collaterali e che l’unica soluzione è somministrare cure alle persone.

Qui in Romania la neoeletta Ministro della Famiglia, Gabriela Firea (nella foto sopra), che è stata vaccinata con doppia dose è stata colpita dal Covid. Alla domanda con quali farmaci è stata trattata, ha dichiarato pubblicamente di aver usato l’Arbidol, un farmaco efficace ma non autorizzato in Europa e anche in Romania, probabilmente perché proviene dalla Russia.

Il MOLNUPIRAVIR (MERCK), invece, costa $ 700, anche la terapia con anticorpi monoclonali non è disponibile per tutti, come il REMDESIVIR e il FAVIPIRAVIR. La soluzione esiste per tutte le tasche, ma la domanda è: c’è davvero il desiderio di salvare le persone, di beneficiare di cure economiche ed efficaci?

In Romania, innumerevoli medici hanno confermato il successo del trattamento con Arbidol, che costa solo 20 euro, anche un milionario rumeno si è offerto di finanziare e produrre questo medicinale, ma ha subito il rifiuto delle autorità, che non ha consentito l’autorizzazione di questo medicinale. Chi lo acquista lo ordina dalla Repubblica di Moldova o tramite circuito chiuso, al mercato nero. La situazione rumena va interpretata in questa chiave.

Oggi le dure critiche rivolte alla classe politica vertono sull’accusa di preparare la quarta ondata e sembra passato un secolo da quando il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha dichiarato (a giugno) che «la campagna è stata un successo, abbiamo praticamente fermato la pandemia».

La rabbia della gente è notevole, molti hanno cominciato a chiedersi se tutte queste misure restrittive siano state davvero prese per proteggere le persone o meglio per controllarle.

 

* Corrispondenza da Tamășeni, distretto di Neamț (Romania)

 

LA SECONDA PARTE DELL’ARTICOLO SARA’ PUBBLICATA DOMANI, DOMENICA 28 NOVEMBRE 2021.

 

 

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