Cosa ha di così speciale questo concepimento?
di don Ruggero Gorletti
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8 DICEMBRE 2021. IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
Prima Lettura
Genesi 3,9-15.20
Dal libro della Gènesi
Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
COMMENTO
Celebriamo oggi la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Concezione significa concepimento, oggi facciamo memoria del concepimento di Maria da parte dei suoi genitori, e infatti, tra nove mesi, l’8 di settembre, celebreremo la nascita di Maria.
Cosa ha di così speciale questo concepimento? Maria è stata concepita dai suoi genitori in modo naturale, come ogni persona umana, fin qui nulla di strano. Quello che rende del tutto particolare il concepimento di Maria è il fatto che Ella è stata preservata sin dal primo istante della sua vita della macchia del peccato originale. Per questo la sua concezione (il suo concepimento cioè) è stato immacolato, privo della macchia del peccato originale.
Come insegna il catechismo della Chiesa Cattolica promulgato da Giovanni Paolo II nel 1992 il racconto del peccato originale – quello del serpente e del frutto dell’albero del bene e del male, di cui abbiamo ascoltato la parte finale nella prima lettura – ci riporta un fatto realmente accaduto. Anche se usa il linguaggio delle immagini (il frutto, il serpente che parla, queste cose fanno parte del modo di raccontare, non sono da intendere come verità storiche) una ribellione dei nostri progenitori, dei primi uomini, a Dio si è davvero verificata. In modo misterioso ma reale l’effetto del peccato di questi primi uomini si è propagato in ogni essere umano.
Riprendiamo brevemente il racconto del Libro della Genesi. Eva si aggira nel giardino da sola, è quindi in un momento in cui è debole, ci fosse stato anche Adamo avrebbe avuto un sostegno. È proprio qui, nel momento della debolezza, che il tentatore (il serpente) le si avvicina. Il serpente esordisce dicendo una mezza verità (avesse detto una bugia palese sarebbe stato smascherato): «è vero che Dio vi ha detto di non mangiare di nessun albero del giardino?». Questo modo di parlare non solo falsifica la realtà, ma presenta Dio come un essere geloso, che vuole impedire all’uomo di vivere pienamente la propria vita.
Eva entra in dialogo con il serpente, e lì firma la sua sconfitta: il frutto che prima non la interessava (di frutti attorno a lei ce n’erano tantissimi!) appare buono da mangiare (cioè le sollecita la sua parte più istintiva), gradito agli occhi (appaga anche il senso estetico, un aspetto più elevato di quello precedente) e desiderabile per acquistare sapienza (molto spesso l’uomo si illude che il peccato possa comunque essere un’esperienza che insegna qualcosa).
Il racconto della Genesi lo conosciamo. Non solo lo conosciamo ma ci ritroviamo in esso. La ribellione dei progenitori, sollecitati dal serpente, è la ribellione di chi non si fida di Dio, di chi pensa che obbedire a Dio sia qualcosa che limita la vita, che toglie qualcosa di bello alla vita. Anche noi spesso la pensiamo così. Pensiamo che chi vive secondo l’insegnamento di Cristo e della Chiesa sia una persona limitata, noiosa, che si perde tanto di quello che la vita sa offrire. La festa di Maria Immacolata invece ci dice proprio il contrario: che è bello vivere lontani dal peccato. Che una persona si realizza pienamente proprio quando cerca (con fatica, rinuncia e anche qualche insuccesso) di vivere come piace a Dio. Che una persona è veramente felice, pur tra i dispiaceri, i dolori e i limiti di questa vita, quando, con l’aiuto di Dio, tenta di vivere come a Lui piace.
L’uomo che si mette nelle mani di Dio non diventa una persona noiosa, insignificante, ma realizza pienamente la propria umanità. E non diventa una persona arida, occupata solo della propria salvezza, insensibile alle esigenze degli altri, anzi è davvero capace di accostarsi con amore alle altre persone.
Maria Immacolata ci è di esempio e di sprone per questa avventura: vivere nell’amore di Dio, impegnandoci ad evitare ciò che ci allontana dall’amore di Dio e dalla nostra felicità, cioè il peccato. Invochiamola perché ci aiuti a fidarci di Dio, ci aiuti a vivere una vita come piace a Dio, perché è solo vivendo come piace a Dio che possiamo essere veramente felici.