Anche Salvini vuole dire la sua sulla corsa al Colle

Anche Salvini vuole dire la sua sulla corsa al Colle

di Pietro Licciardi

BEN VENGA UN PRESIDENTE SCELTO DAL CENTRODESTRA CHE RIPORTI LA POLITICA IN PARLAMENTO E FRENI LA DERIVA AUTORITARIA DELLA REPUBBLICA

A quanto pare Matteo Salvini è ben deciso a far sì che la scelta del prossimo capo dello Stato non sia condizionata dalla sola sinistra ma intende fare in modo che anche la Lega e il resto del centrodestra possa dire la sua nella scelta del prossimo inquilino del Quirinale.

Considerata l’ingerenza sempre più marcata negli affari istituzionali da parte di una figura che secondo la Costituzione doveva essere poco più che simbolica, tale decisione ci sembra cosa buona e giusta, sempre che il centrodestra finalmente riesca a trovare quella coesione e quella determinazione che i numeri le dovrebbero aver attribuito da un pezzo. Almeno da quando alla penultima tornata elettorale amministrativa il Movimento Cinque stelle ha perso 500mila voti e il Pd 200mila, salvando l’egemonia in Emilia-Romagna per il rotto della cuffia.

A proposito di ingerenza, ancora ricordiamo il vero e proprio colpo di Stato orchestrato dalle sinistre con la regia dall’allora presidente Giorgio Napolitano, ex e post-comunista, contro il governo Berlusconi, destituito da un giorno all’altro nonostante non avesse subito alcuna sfiducia in Parlamento, solo perché uno spread abilmente pilotato dai “poteri forti” in ambito Ue stava salendo alle stelle.

Al suo posto fu messo un tal Mario Monti, appositamente nominato da Napolitano senatore a vita. Da allora si sono succeduti ininterrottamente governi di sinistra, guidati da Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi, sostenuti da un consenso popolare più virtuale che reale, se si considera che il M5S dovette il suo exploit al gran numero di italiani che lo votarono per la sua apparente carica anti-sistema e per la promessa, poi tradita, di non andare al governo col Pd.

Quello che realmente servirebbe al Paese sarebbe un vero presidente super partes, capace di rappresentare e interpretare il sentimento degli italiani, e non un fedele esecutore delle manovre di un Pd, col contorno di fedeli vassalli, il cui unico interesse è mantenere il potere col quale conservare l’estesa rete di interessi e clientele e proseguire nella sovversione dei valori morali e culturali della nazione.

Altra questione che Matteo Salvini e Giorgia Meloni dovrebbero affrontare è la scelta del candidato. Nell’area di centrodestra non mancano le figure autorevoli, ben capaci di rappresentare l’Italia come merita. Non tanto quel Silvio Berlusconi che, ormai, nella coalizione sembra aver assunto più il ruolo di un cavallo di Troia della sinistra che di un convinto sostenitore delle libertà in ambito sociale ed economico da cui erano dipese in passato le sue fortune elettorali.

Quello che ci vuole è un personaggio che sappia con mano ferma richiamare al rispetto della Costituzione, frenando l’attuale deriva verso un regime di “sorveglianza di Stato”. Ovvero facendo valere il proprio peso istituzionale per restituire al Parlamento e alla politica quelle prerogative scippate dal Quirinale con Napolitano o da Palazzo Chigi durante questi ultimi due anni di “pandemia”. Inoltre, il nuovo Presidente dovrebbe vigilare affinché i governi siano espressione di una reale volontà popolare ed elettorale e non il frutto di opache alchimie messe a punto nelle segreterie di partito o negli uffici di società a responsabilità limitata che operano dietro al paravento di comici prestati alla politica.

Ci auguriamo che Matteo Salvini con questa sua iniziativa rivolta verso il Colle riesca anche a dimostrare che il centrodestra c’è ed è capace di proporre al Paese un progetto alternativo al suicidio verso il quale ci sta conducendo la sinistra, scuotendosi dall’apparente torpore in cui si sono adagiati anche gli elettori “moderati” o conservatori che dir si voglia. In questi lunghi anni di emergenza pandemica l’Italia e gli italiani sono diventati ostaggio di un governo di dilettanti che non si sono dimostrati all’altezza della situazione.

Così facendo, chissà… la massa si delusi e astensionisti potrebbe decidere di tornare alle urne e dare finalmente il benservito ad una sinistra causa di gran parte delle nostre sciagure presenti e passate.

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