Natale 1991: 30 anni fa la fine ingloriosa dell’Unione Sovietica

Natale 1991: 30 anni fa la fine ingloriosa dell’Unione Sovietica

di Diego Torre

CROLLAVA INGLORIOSAMENTE L’UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE, SOTTO IL PESO DEL SUO FIASCO ECONOMICO, DEL SUO GRIGIORE BUROCRATICO, DEI SUOI COSTOSISSIMI ED INUTILI ARMAMENTI

Esattamente 30 anni fa, la notte di Natale, al Cremlino veniva ammainata la bandiera rossa con la falce e il martello, e veniva issato il tricolore della Russia di sempre.

Un regalo di Natale che il Cielo donava alla terra. Crollava così ingloriosamente l’URSS, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, sotto il peso del suo fiasco economico, del suo grigiore burocratico, dei suoi costosissimi ed inutili armamenti e la resurrezione dei nazionalismi dei popoli sottomessi.

Certo, c’era stata anche la gara nello spazio, che aveva i suoi costi, il pontificato di S. Giovanni Paolo II che aveva contribuito a quello sgretolamento iniziato a Danzica e che portò alla frana del gigante rosso. Ma c’era soprattutto la fine di un sogno, o meglio di un incubo, a cui tanti avevano creduto; c’era la tristezza, la povertà, la noia di un mito sbiadito e fallito. Il mito del paradiso in terra, profetizzato da Carlo Marx, si lasciava alle spalle il popolo e la società russa poveri, stanchi, invecchiati e disillusi.

Il de profundis venne declamato da un afflitto Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss, ultimo segretario del partito comunista: ‘‘Uno dopo l’altro sono falliti i tentativi di riforma. Il rinnovamento si è rivelato ben più arduo di quanto prevedessimo. Eppure, è stata un’impresa storica: abbiamo abbattuto il totalitarismo”. Contento lui!

Una storia finita male perché iniziata con premesse sbagliate: che l’uomo sia soltanto materia, che soltanto l’economia faccia la storia, che tutto si sarebbe concluso con una grande anarchia universale in cui tutti, mutilati di ogni riferimento identitario (storico, religioso, familiare, proprietario) sarebbero vissuto felici e contenti come tanti oranghi nella foresta.

Ma non è possibile costruire un mondo felice prescindendo dalla natura umana, che in ogni persona è costituita ed allo stesso tempo espressa da quei riferimenti identitari. Le decine di milioni di morti-ammazzati, immolati a questo satanico disegno, ne dimostrano la palese inconsistenza.

Su queste macerie sociali, economiche e spirituali si abbatté subito dopo la droga, la corruzione, lo sviluppo delle mafie; insomma, le “libertà” dell’occidente corrotto.

Gli orfanelli ideologici del comunismo lo hanno capito? Assolutamente no, e continuano a lavorare con metodi più soft per realizzare lo stesso progetto in salsa liberista per mezzo dell’Unione Europea, del politicamente corretto, della cancel culture, del relativismo etico e della colonizzazione gender. Essi guardano con malcelata simpatia al dragone cinese, che, usando anche i meccanismi del capitalismo, porta avanti il suo progetto di dominio mondiale; ogni tanto hanno degli sprazzi di nostalgia per quel mondo dove lo Stato-padrone decideva di tutto, … ma presto li nascondono sotto la maschera dell’individualismo occidentale, altra faccia della dissoluzione dell’uomo.

La Madonna a Fatima nel 1917 chiese “la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace. Se no, diffonderà i suoi errori nel mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte.”

Tutto ciò si è realizzato. L’Immacolata non specificò che l’errore fosse il comunismo, che alcune settimane dopo prese il potere in Russia. C’era anche quello, ma anche tutte le sue varianti geneticamente modificate, che dalle stesse premesse sono successivamente scaturite e che impestano oggi il mondo.

Ma poi la Madonna aggiunse: “Finalmente il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace.” Ed è per questo trionfo che conta pregare, sacrificarsi ed agire, certi che il Signore è fedele alle Sue promesse; nonostante ogni diversa apparenza.

 

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