La geopolitica del Papa: un nuovo sguardo sulla realtà

La geopolitica del Papa: un nuovo sguardo sulla realtà

di Raffaele Iannuzzi

LA “GEOPOLITICA DI PAPA FRANCESCO”, CON LE SUE PAROLE APPARENTEMENTE “DIFFICILI”, TRACCIA PIUTTOSTO LA VIA DI UNA SALVEZZA CHE SUPERA SIA LE IPOCRISIE OCCIDENTALI SIA GLI INTERESSI BELLIGERANTI PROVENIENTI DA OLTREOCEANO

Papa Francesco, nel corso di un discorso rivolto nella Sala Clementina alle rappresentanti del Cif (Centro Italiano Femminile), ha affermato, con vigore profetico e acutezza analitica riguardo all’attuale situazione dell’Ucraina, che «la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato di impostare le relazioni internazionali».

Il contesto del discorso del Pontefice è la guerra in atto e la conseguente risposta, anche da parte del Parlamento italiano, di aumentare del 2% del Pil l’acquisto di armi, così da potenziare la sicurezza degli Stati e fronteggiare la minaccia russa.

Secondo copione ormai consolidato, le parole del Papa, estrapolate dal contesto, sono state interpretate a seconda dello schieramento oggi in aperto conflitto. Michele Brambilla sul quotidiano La Nazione annota: «Fuori da ogni ipocrisia, diciamo che sono parole difficili” (Le parole difficili del Papa, 25 marzo 2022). Brambilla ha ragione: sono “parole difficili”, è il destino della parole cariche di verità: “sì, sì, no, no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37).

Ma siffatte parole trovano adeguata comprensione ed articolazione nel contesto di un’analisi che viene da lontano: «La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, no?, un po’ dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri».

Il Papa da tempo ha richiamato l’attenzione sulla compresenza, da un lato, di molteplici conflitti regionali, pressoché trascurati dalla narrazione dominante, dall’altro, di una “terza guerra mondiale a pezzetti”. Quest’ultimo aspetto non è affatto trascurabile: il mondo postmoderno, come aveva intuito già trent’anni fa il sociologo e filosofo francese Jean Baudrillard (1929-2007), non fa la guerra come la facevano le grandi potenze nel Novecento. Molti sono i fattori che velano e, insieme, disvelano altre dinamiche, pesantemente oggettive. Ecco perché Papa Francesco usa parole appropriate quando parla della necessità di costruire “un’altra impostazione”. Non è astratto pacifismo, è realismo cristiano inserito, come vuole il metodo dell’incarnazione, nel mondo storico.

Non solo. Il Pontefice tematizza anche il ruolo delle “sanzioni”: «la vera risposta non sono altre sanzioni». Qui il suo pensiero si raccorda perfettamente con una ciclopica quantità di analisi geopolitiche ed economico-strategiche, che vedono nello strumento delle sanzioni la volontà di minare alla base la forza di un leader al comando di un Paese e, di conseguenza, possono legittimamente essere definite “atti ostili”. Esse sono anche un’arma a doppio taglio, perché colpiscono tanto il sanzionato quanto il sanzionatore.

Il Papa pensa “altrimenti”, ha un altro pensiero, ecco perché le sue parole sono “difficili” da capire. Eppure, si trova in buona compagnia. Anche un personaggio del calibro di Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, ha avuto modo in passato di scrivere sul Washington Post (5 marzo 2014) un articolo molto importante che va nella stessa direzione indicata dal Pontefice.

Papa Francesco si richiama alla grande tradizione del realismo, inevitabilmente anche politico, di sant’Agostino e di san Giovanni Paolo II. La geopolitica del Papa, con le sue “parole difficili”, tracciano la via di una salvezza che supera sia le molte ipocrisie occidentali sia i troppi interessi belligeranti provenienti da oltreoceano. Chi vuole intendere, intenda.

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