La Napoli di Roberto Bonaventura fra Peccato Originale e Grazia di Dio…

di Simona Trecca

«LA VITA NAPOLETANA È UN FANTASTICO E SPAVENTOSO PERPETUARSI, IN UN GROVIGLIO INESTRICABILE, DEGLI EFFETTI DEL PECCATO ORIGINALE E QUELLI DELLA GRAZIA DI DIO» (ROBERTO BONAVENTURA, AFORISMA N. 29)

Roberto Bonaventura, musicista e scrittore, nel suo ultimo libro Napoletani Sostanziali rende un doveroso e suggestivo omaggio a Napoli e ai napoletani (Trinitart, Napoli 2021, fotografie di Armando Mancini-Limited Edition, pp. 152).

In formato oblungo (cm 22×32), l’opera include sessantuno fotografie in bianco e nero sulla bellezza della città scattate dal fotografo Armando Mancini, tutte accompagnate da aforismi, pensieri e poesie dell’autore, che danno luogo ad un gioco evocativo davvero particolare. In pratica la fotografia evoca ciò che poi si ritrova nel pensiero, nella lirica o nell’aforisma. Il tutto intriso di quella tipica spiritualità partenopea che riempie anema e core.

Il libro nella premessa spiega al lettore il significato della locuzione “napoletani sostanziali”, coniata dall’autore diversi anni fa: «non tutti coloro che sono Napoletani per nascita sono automaticamente Napoletani nel cuore […] è veramente e autenticamente napoletano solo chi nasce napoletano, (col cuore napoletano) che sia venuto al mondo sotto il cielo di Partenope o meno».

La foto di copertina nell’elegante black & white racconta di un Vesuvio in un crepuscolo indefinito che si staglia sullo sfondo del Golfo di Napoli dalle acque argentee, riflesse da una luce la cui sorgente è indistinta. Potrebbe essere un tramonto o l’inizio di un’alba. Tutto a Napoli è in antitesi e allo stesso tempo in comunione: come in cielo così in terra!

Il primo pensiero che passa nella mente del lettore sfogliando questo libro è quello suggerito dallo stesso Bonaventura, ovvero «Napoli è l’unica città che, se viene ritratta in fotografie in bianco e nero, si colora dentro i nostri occhi» (aforisma n. 110).

Ogni scatto suscita in effetti una riflessione personale come con la foto di pag. 33 Il Vesuvio visto da via Partenope, considerazione che inaspettatamente si ritrova in un aforisma o in un pensiero dell’autore: «in lontananza a’ Muntagna, con il suo pennacchio di fumo chiaro pettinato dal vento, sembrava il custode del Creato» (n. 153).

Oppure gli scatti fanno vibrare qualcosa nell’anima, come la foto di pag. 73 Prima tintarella sulla scogliera di Via Partenope. Di per sé rappresenta un uomo solo, in costume da bagno, sdraiato su uno complesso di scogli a prendere il sole. Ma la luce che lo inonda, la beatitudine dell’uomo e la grandezza del Creato evocano il versetto 4 del salmo 8: «Quando vedo i tuoi cieli opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?».

Il lettore, inoltre, può cimentarsi a leggere un pensiero in lingua napoletana come questo: «Aggio passato tutt’ ‘a nuttata a cuntà ‘e stelle… ma po’ all’ ‘ntrasatta è asciutto ‘o sole e m’ aggio ‘nfuso ‘e lacrime» (n. 24).

Negli aforismi e nelle immagini di Napoletani Sostanziali si ritrovano ambientazioni e descrizioni di un precedente romanzo di Roberto Bonaventura, Golfo Mistico (TrinitArt, Napoli 2017 – Self Publishing Vincente, pp. 212, euro 14,99). I personaggi di quest’opera, infatti, tra panari e panne sparse, vanno da Edwin l’americano inguaribile innamorato della città partenopea a Maria Letizia, che scappa da Napoli per vergogna della sua famiglia ma poi vi ritorna per amore delle sue radici, dalla mamma particolare Rosa al figlio Giacinto che è un poco di buono e senza speranza,   tutti si muovono come in un film e, appunto, riemergono in qualche modo nelle fotografie di Armando Mancini, come in un proseguimento naturale.

Un altro aforisma, «Ti auguro di cuore, di svegliarti una mattina d’estate e poter spalancare le finestre della tua anima sulla baia di Napoli… e respirare!» (n. 15) ricorda poi molto l’incipit di Golfo Mistico. Infine fotografie, pensieri e poesie rimandano sempre a metafore che toccano l’anima ed i sensi… come il caffè napoletano, del resto! Leggiamo questa verità in uno dei più efficaci aforismi del libro, il n. 4, nel quale Bonaventura ci spiega che «il caffè è una metafora squisita: è l’appuntamento con un’altra persona con la quale si vuol condividere una pausa della propria vita, una pausa che profuma di infinito». E allora pigliammc nu café, magari spiluccando insieme qualche pagina di Napoletani Sostanziali!

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