Consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria in questo mese di maggio è condividerne la missione corredentrice

di Diego Torre

MESE DI MAGGIO, MESE MARIANO: CON LA MADRE DI DIO COMPATIRE È CORREDIMERE!

Come possiamo contribuire all’opera di salvezza del mondo? Come può un cristiano “innestarsi” nell’azione salvifica di Gesù in modo da meritare quel ruolo di corredentore che in modo eminente tocca a Maria? Ciò che il Capo ha subito nella Passione, con la quale ha ottenuto la salvezza di tante anime non riguarda anche le membra del corpo mistico? La Vergine non soffrì per tutta la vita, fino all’apice della passione sul Golgota, associandosi al Suo divin figlio?

Va allora approfondito e poi lucidamente praticata quell’azione di compassione (cum-patire) che ci associa all’opera del Redentore per la salvezza nostra e dei fratelli. Essa consiste nella partecipazione affettiva, cosciente e volontaria alle Sue sofferenze, che diventa addirittura visibile nelle piaghe di San Francesco d’Assisi, o di San Pio da Pietrelcina, i quali soffrono a tal punto con Gesù da ritrovarsi il corpo stigmatizzato. Essi, e tutti coloro che patiscono con Gesù, portano a compimento le piaghe del corpo mistico.

Dice Sant’Agostino: «Cristo patì tutto ciò che doveva patire; né al numero dei patimenti nulla più manca. Dunque i patimenti sono compiuti, ma nel capo; rimanevano tuttora le sofferenze di Cristo da compiersi nel corpo». La visione del peccato, della miseria e della debolezza umana, e della sofferenza che ne deriva a Cristo e ai fratelli, per l’amore che ci lega a loro, devono indurre in noi sentimenti di dolore e farci cum-patire.

Il vero amore comporta la compassione. «A buon diritto, dunque, Cristo sofferente ancora nel suo corpo mistico desidera averci compagni della sua espiazione; così richiede pure la nostra unione con lui; poiché essendo noi “il corpo di Cristo e membra congiunte”, quando soffre il capo, tanto devono soffrire con esso anche le membra» (Pio XI, Miserentissimum Redemptor).

Dobbiamo quindi correre, con la partecipazione più stretta possibile, nel Getsemani, dove Gesù riceve i nostri rifiuti di amore. Dobbiamo piangere le nostre ed altrui infedeltà e peccati, ed offrirci Vittima di Espiazione assieme a Lui. Ricordiamo con Sant’Ambrogio: “Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi Signore di provare compassione e di non rimbrottarlo altezzosamente, ma di gemere e di piangere così che, mentre piango su un altro, io pianga su me stesso“.

È quanto hanno fatto tutti i santi. Ognuno di noi dev’essere Cireneo e Veronica, non cercando chissà quali prove, ma vivendo bene quelle che il Signore manda. Ciò è contro la logica del nostro tempo in cui la vita è pensata come una continua ricerca di piaceri e di fuga dalle prove. In questo tempo di veloce scristianizzazione s’impone ancor più la necessità, di mantenere intatti i riferimenti, con lo studio e la meditazione, essere saldamente ancorati alla fede di sempre, pregare il più possibile e nel miglior modo le condizioni ce lo consentano, frequentare assiduamente e con le dovute disposizioni i sacramenti. Ciò serve a mantenerci nella pace, qualunque siano le prove che incombono, non per rifugiarsi nella vita interiore, ma per rafforzarsi in essa.

Troppo difficile? Scriveva a tal proposito San Pio da Pietrelcina: «Mio carissimo padre Paolino, il dolcissimo Gesù sia sempre il re supremo del vostro cuore, vi aiuti a combattere il buon combattimento e vi dia il premio delle anime forti. Così sia. […] Mi è abbastanza noto tutto ciò che andate soffrendo per opera di satana che di continuo vi va schiaffeggiando. Ma che perciò?! Dovete voi forse ricredervi che il Signore si sia ritirato da voi? Non sia mai, fratello mio; è la più grande ingiuria che si potrebbe fare ad un sì tenero Sposo. Egli è con voi, combatte con voi, e per voi; e con un sì forte guerriero non vi è lecito dubitare del completo trionfo sull’apostata infame ed impuro. Gemete pure davanti a Gesù, bussate assiduamente al suo divin Cuore fino all’importunità, ma sappiate pure che la sua risposta che vi fa sapere a mezzo mio, non è diversa da quella ch’egli fece all’apostolo delle genti: Sufficit tibi gratia mea. Sì, vegliate sempre sopra di voi medesimo, fuggite l’ozio ed ogni discorso vizioso […] tenendo sempre davanti alla mente il detto dell’apostolo che le nostre virtù sono rinchiuse in un vaso fragilissimo. Ritiratevi spesso dentro di voi stesso e siate assiduo alla preghiera, alla meditazione delle cose celesti e procurate di riempire la vostra mente di sane letture dei libri santi» (Foggia, 21.03.1916)

Animo quindi! Dopo la croce e la prova c’è sempre la resurrezione e la vittoria! Consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria in questo mese di maggio è condividerne la missione corredentrice.

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