La pace? Non può che essere il frutto della giustizia e della carità

di don Gian Maria Comolli*

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA COME PROGETTO PER RIFORMARE LA SOCIETÀ: PACE COME PRATICA INDIVIDUALE-SOCIALE DA COSTRUIRE GIORNO PER GIORNO

Nella seconda parte del capitolo undicesimo che il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2 aprile 2004) dedica “monograficamente” al tema della promozione della pace si cerca di rispondere a comuni domande che ogni persona si pone, come ad esempio: Cos’è la pace? Come si realizza? Quali conseguenze produce? Come si compie un processo di pace?

Questa è la breve ed efficace risposta data al primo dei quattro interrogativi: «la pace non è semplicemente assenza di guerra e neppure uno stabile equilibrio tra forze avversarie, ma si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l’edificazione di un ordine secondo giustizia e carità» (Compendio DSC, n. 496).

Di conseguenza, secondo la prospettiva del Compendio, la pace è sostanzialmente l’effetto dell’intersecarsi di due virtù. Anzitutto la giustizia, «intesa in senso ampio come il rispetto dell’equilibrio di tutte le dimensioni della persona umana» (Compendio DSC, n. 494) oltre che come rettitudine sociale e promozione e difesa dei diritti umani, che deve essere supportata dalla seconda virtù, definita amore-carità (cfr. n. 494).

Per questo motivo non può esserci pace individuale o sociale se non è costruita giorno per giorno, nella dinamica della società ma anche nel vissuto quotidiano nel quale si creano invece spesso tensioni, ostilità, attriti e disaccordi. Come ammoniva san Giovanni XXIII, infatti, «la pace non è tanto questione di strutture, quanto di persone» (Enciclica Pacem in terris, 11 aprile 1963, n. 9).

Strutture e procedure di pace, tanto di ordine giuridico e politico quanto economico e sociale, sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso presenti, almeno nelle società occidentali, ma occorre soprattutto operare, aggiunge Papa Roncalli, per “una cultura di pace” che germina «dalla vita di persone che coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace» (Pacem in Terris, n. 9).

Senz’altro è vero che la pace rappresenta un valore per la maggioranza delle persone del XXI secolo, ma non basta la percezione, occorre che essa sia edificata ogni giorno per scongiurare il rischio che lamentava il profeta Geremia: «Tutti parlano di pace, ma pace non c’è» (Ger. 6,14).

Come specifica il Compendio DSC, quindi, per prevenire concretamente conflitti e violenze sarebbe assolutamente necessario che la pace venga «vissuta come valore profondo nell’intimo di ogni persona: solo così può estendersi nelle famiglie e nelle diverse forme di aggregazione sociale, fino a coinvolgere l’intera comunità politica» (n. 495).

Essendo nello stesso tempo un ideale, un valore e una virtù, la pace si colloca comunque oltre il comportamento abituale e, affinché, possa guidare la condotta individuale e sociale, occorre che essa sia interiorizzata, cioè integrata e fatta propria dalla maggior parte almeno dei componenti del consorzio sociale. In caso contrario, tra valore proclamato e comportamento vi sarà sempre contraddizione. Finché non sarà vissuta nell’intimo di ogni persona è improbabile che la pace possa sopravvivere nelle comunità, dalle più piccole alle più grandi.

Confutando la convinzione che la violenza possa costituire, anche in casi estremi, la “risposta giusta” alle situazioni (n. 496), il Compendio DSC ribadisce che il fondamento della modalità di azione del cristiano deve rispondere «alla verità della nostra fede, alla verità della nostra umanità». La violenza distrugge invece sistematicamente «ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani» (n. 496). Ecco perché il Magistero sociale della Chiesa condanna la violenza senza “se” e senza “ma”, non essendoci mai vere ragioni che la giustificano.

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*sacerdote ambrosiano, collaboratore dell’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano e segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia. Cura il blogwww.gianmariacomolli.it.

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