Il Museo delle vittime del Comunismo documenta le falsità e gli orrori di questa ideologia

di Angelica La Rosa

LA PRIMA MOSTRA DEL MUSEO ESAMINA LE NUMEROSE CATASTROFI CHE HANNO AIUTATO I LEADER COMUNISTI A PRENDERE IL POTERE

Un Museo delle vittime del comunismo, il primo al mondo a quanto pare, è stato aperto nei giorni scorsi a Washington DC. Il museo, che non si sviluppa su un edificio grandissimo tuttavia documenta le falsità ideologiche del Comunismo e le centinaia di milioni di morti che ha causato nel mondo.

Il Museo è particolarmente importante oggi perché, purtroppo, per molte persone la storia non è servita a niente e continuano ad esserci milioni di persone che sono ancora affascinate dalle promesse del socialismo e del comunismo.

Il Museo delle vittime del comunismo è il prodotto della Victims of Communism Memorial Foundation, una fondazione senza scopo di lucro autorizzata da un atto del Congresso Statunitene nel 1993. Gli obiettivi della fondazione includono il commemorare coloro che hanno perso la vita sotto i governi comunisti, il proteggere coloro che attualmente vivono sotto regimi totalitari e il lavorare per un mondo “libero dalla falsa speranza del comunismo”.

La prima mostra del museo esamina le numerose catastrofi che hanno aiutato i leader comunisti a prendere il controllo della Russia. Questi disastri includono la disillusione per le pesanti perdite di soldati russi durante la prima guerra mondiale, la carenza di cibo, la mancanza di lavoro e il crollo dello stesso governo zarista. I russi non abbracciarono tanto il comunismo quanto caddero tra le sue braccia mentre cercavano di sfuggire alla fame e al caos.

È interessante notare che il museo evidenzia alcuni tratti distintivi e tipici dei governi comunisti. Sotto il comunismo, i cittadini possono aspettarsi che il loro governo controlli il loro accesso alle informazioni attraverso la propaganda, il che a volte significa che ci si aspetta che accettino vere e proprie bugie. Possono aspettarsi di essere sottoposti a una sorveglianza spietata sulla loro vita familiare, lavorativa e forse su ogni loro parola. Possono aspettarsi che il controllo statale venga imposto praticamente su ogni aspetto della vita e aspettarsi che ogni religione, tranne l’ateismo, sia altamente controllata o resa illegale.

Visitando la zona del museo dedicato ai gulag sai potrebbe pensare che tale tragica esperienza sia limitata alle esperienze delle persone nei campi di prigionia russi. In realtà hanno sperimentato tale realtà anche i prigionieri della Corea del Nord, di Cuba e di molti altri paesi comunisti, alcuni anche sopravvissuti a questi terribili luoghi, e che quindi hanno potuto raccontare storie orribili di maltrattamenti, fame e torture.

Per i cittadini dei paesi comunisti che sono stati in grado di sfuggire alla prigione, la debolezza intrinseca del comunismo come sistema economico provocò regolarmente una mancanza di cibo e molti altri beni. Il disprezzo dei paesi comunisti per i diritti umani rese e rende facile per tali leader totalitari giustificare un’altra causa di paura per i loro cittadini: l’esecuzione di individui senza motivo e senza processo.

Un’ala del museo ricorda le proteste di piazza Tienanmen del 1989, in cui gli studenti hanno protestato pubblicamente su una serie di questioni, inclusa una maggiore partecipazione alla politica cinese. Le proteste si sono concluse con un massacro di studenti. Il display fornisce alcune centinaia di nomi delle persone uccise, ma rileva anche che il governo non ha mai riconosciuto ufficialmente il numero totale di morti, probabilmente nell’ordine delle migliaia.

Nella visualizzazione interattiva intitolata “Condizioni sotto il comunismo” viene chiesto, tramite lo schermo di un computer, di immaginare di essere una delle tre persone che vivono in diversi paesi comunisti. Vengono quindi offerte scelte su come una persona risponderebbe a molteplici situazioni di vita reale affrontate da questi individui. Ad esempio, se si vivesse a Cuba e un genitore fosse arrestato e imprigionato, si tacerebbe sulle continue violazioni dei diritti umani per proteggere se stessi (e il genitore in prigione) da ulteriori persecuzioni o si farebbe altro? Se si fosse un sacerdote nella Germania dell’Est sotto il comunismo, come si potrebbe insegnare il ​​Vangelo ai fedeli senza farsi arrestare?

Queste situazioni sono state vissute da persone reali e il museo aiuta ad imparare i loro nomi, a scoprire le loro scelte e a vedere i loro volti. Per quanto tragiche possano essere le loro storie di vita, questi uomini e queste donne hanno conosciuto la verità sul comunismo e i loro esempi eroici hanno testimoniato la potenza di Dio che li ha aiutati a trionfare su ostacoli incredibili.

Il tour del museo, infatti, non è affatto allegro. Ma per i cristiani è difficile non vedere il potere nascosto della Croce in tutta questa sofferenza umana. Naturalmente bisogna distinguere tra ciò che la fondazione laica chiama “vittime del comunismo” e ciò che la Chiesa cattolica chiamerebbe “martiri del comunismo”. I martiri canonizzati e beatificati sono quegli uomini e quelle donne cattolici che hanno vissuto vite sante e hanno rinunciato eroicamente a quelle vite per amore di Gesù Cristo. La Chiesa propone questi martiri come esempi da seguire per tutti i cattolici e chiede la loro intercessione dal Cielo. L’attuale calendario della Chiesa comprende già molti martiri morti sotto il comunismo. Ma non è improbabile che in questo momento ci siano cattolici che soffrono nei paesi comunisti che un giorno saranno dichiarati martiri e confessori della fede per la loro eroica fedeltà a Cristo e alla Sua Chiesa. È difficile non pensarci mentre si guarda molti dei display della mostra.

Nel 1999, gli autori del Libro Nero del Comunismo hanno calcolato che circa 100 milioni di uomini, donne e bambini, sono morti sotto il comunismo. Il fatto che così tante persone innocenti abbiano perso la vita come vittime di un sistema così ingiusto dovrebbe sbalordirci. E il rifiuto del comunismo di riconoscere i diritti umani di milioni di persone dovrebbe offenderci perché certamente offende quel Dio che li ha creati. Contemporaneamente il Comunismo è una bestemmia verso Dio e verso l’uomo. Ma ancora milioni di persone ne sono affascinati e quasi due miliardi di persone ne vivono sulla loro pelle le conseguenze, a cominciare dalla Cina.

Ecco perché dovremmo preoccuparci del Comunismo. Le vittime del comunismo sono esseri umani, molti dei quali erano e sono membra del corpo di Cristo. Anche coloro che non conoscono Dio sono conosciuti da Lui. E i governi comunisti fanno del loro meglio per impedire ai loro cittadini di conoscere Cristo e la promessa di salvezza che ci offre.

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments