In Inghilterra molti dubbi sulla leadership e sulla stabilità nazionale

di Gian Piero Bonfanti

IN INGHILTERRA MOLTI DUBBI SULLA LEADERSHIP E SULLA STABILITÀ NAZIONALE

Una “scelta” preannunciata quella del primo ministro inglese Boris Johnson che, messo all’angolo dal suo stesso partito, non poteva comportarsi diversamente.

Sono arrivate quindi senza sorpresa le dimissioni di “BoJo”, colui che venne eletto con un largo consenso nel 2019 ma che, nel corso di oltre 1000 giorni di governo, ha accumulato una serie di insuccessi grazie anche agli scandali che hanno visto coinvolta la classe politica dirigente dei conservatori inglesi.

Andando per ordine, dobbiamo fare un passo indietro e capire dove incomincia la clamorosa discesa dell’ormai contestatissimo leader di Downing Street.

Ricordiamo il primo tassello della sua parabola discendente, ovvero l’addio di Dominic Cummings, definito il suo “rasputin” ed importante protagonista della vittoria al referendum Brexit del 2016.

Un caso molto discusso che innescó una serie di intrighi a Downing Street, e numerose faide interne, che videro coinvolta anche la moglie del primo ministro Carrie Symonds.

A seguire, il caso del deputato tory Owen Paterson, quando nello scorso ottobre venne accusato da una commissione Parlamentare bipartisan di aver fatto lobby e ottenuto guadagni sfruttando indebitamente il suo seggio nella Camera dei Comuni di Westminster.

L’errore di BoJo fu quello di cercare di riparare a questa vicenda, prima ordinando al partito di votare una legge in difesa di Paterson e poi, di fronte alle enormi polemiche che ne sono scaturite, costringendo Paterson alle dimissioni.

Una forzatura al suo partito che gli è costata l’accusa di aver screditato la reputazione e l’onore non solo del partito, ma anche del Paese.

Ma il colpo di grazia il primo ministro lo ha ricevuto grazie allo scandalo “Partygate”, riguardante le feste tenute in periodi di lockdown a Downing Street, per cui è stato multato e indagato dal Parlamento per aver dichiarato probabilmente il falso in aula.

Infatti, durante tutta la vicenda è risultata fatale la promozione nel governo del deputato Christopher Pincher, che lo vedeva coinvolto nelle vicende.

Boris Johnson ha commesso davvero un errore premiando il deputato nonostante le sue serate di alcool e molestie sessuali nei confronti di giovani uomini e attivisti dello stesso partito.

Ciò che non è stato perdonato al primo ministro è che inizialmente aveva detto di non essere a conoscenza dei fatti attribuiti a Pincher, dopodiché sono comparsi vecchi documenti ed ex collaboratori che ancora ricordano le battute che aveva rilasciato Boris in tempi passati sui vizi del deputato.

Nei giorni scorsi abbiamo sentito il discorso di commiato del primo ministro e ci è parso molto vago: “Sono costretto a lasciare il lavoro più bello del mondo, dopo aver ottenuto la più grande maggioranza parlamentare dal 1987. Mi spiace e sono triste. Ma nessuno è indispensabile, e dunque lascio, se questa è la volontà dell’istinto del gregge a Westminster, che mi ha frenato. Abbiamo completato la Brexit, distribuito i vaccini anti Covid prima di tutti, abbiamo guidato l’Occidente nel sostegno all’Ucraina contro l’aggressione di Putin, avevamo in mente di redistribuire le ricchezze in tutto il Paese. In questi giorni ho detto a tutti che sarebbe stato perlomeno eccentrico cambiare guida al governo, ma non mi hanno ascoltato. Ringrazio i cittadini britannici, mia moglie Carrie e i nostri bambini, la mia famiglia e tutto lo staff. Rimarrò in carica fino a quando non sarà eletto il mio successore, che avrà tutto il mio sostegno“.

Mentre è partito il “toto-premier” per capire chi potrà essere il successore di Boris Johnson, il leader del Labour, Sir Keir Starmer, chiede che il premier lasci l’incarico immediatamente, minacciandolo altresì di chiedere un voto di sfiducia in Parlamento.

Il futuro della leadership inglese è molto incerto ma, considerando le numerose dimissioni dal governo ed una popolazione che ha accolto con fischi il proclama di Boris Johnson, verrebbe da pensare che le politiche ricordate con orgoglio dal premier non siano state proprio quelle volute dal popolo britannico.

In sintesi, seguendo e sfruttando la scia vincente della Brexit BoJo ha accumulato consensi mai visti sin dagli anni ’80 in UK ma successivamente le politiche messe in pratica durante il mandato e gli scandali hanno demolito la sua figura e il suo partito.

Forse il popolo inglese non ha apprezzato la gestione dell’emergenza Covid? O forse non ha condiviso questo appoggio smisurato a Zelens’kyj contro Putin?

Sicuramente da questa mossa lo scacchiere internazionale risulterà destabilizzato.

Osserveremo con particolare curiosità cosa accadrà in questo Paese dove tutto sembra nascosto ma dove tutto sta venendo alla luce. Basta seguire gli eventi e non farsi incantare dai fuorvianti chiacchiericci politici.

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