La Waterloo dell’economia italiana

di Pietro Licciardi

L’AUMENTO DEI COSTI DELL’ENERGIA AVRÀ RICADUTE SU TUTTI I COMPARTI PRODUTTIVI RIDUCENDONE LA COMPETITIVITÀ. LO STUDIO DI CONFINDUSTRIA 

Da quando è iniziato il conflitto russo-ucraino l’attenzione di tutti è concentrata sulle ricadute che avrà sul costo della bolletta e sull’aumento dell’inflazione ma è da dicembre 2021 che i prezzi di gas, petrolio e carbone hanno raggiunto livelli critici per effetto dell’accresciuta domanda seguita alla ripresa post-pandemia. Un trend che la guerra in corso potrà solo aggravare, con pesanti conseguenze sulla produzione industriale italiana fortemente dipendente dal gas naturale, che importiamo per circa il 40% dalla Russia. A confermarlo è uno studio di Confindustria che analizza la situazione mettendo a confronto il nostro paese con Francia e Germania, i partner europei nostri competitori i quali però sembrano poter affrontare meglio la crisi.

Secondo lo studio infatti l’incidenza dei costi energetici sul totale per l’economia italiana potrebbero raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%) il che renderebbe il nostro apparato produttivo ancora meno competitivo e con ricadute su tutti gli altri principali comparti dell’economia: dal settore primario fino ai servizi.

A peggiorare la situazione il fatto che già prima degli attuali aumenti i costi energetici per noi erano maggiori rispetto al resto dell’Europa. Infatti già nel 2021 le nostre industrie dovevano sostenere l’1% in più rispetto alla Germania e ben 2,6% in più rispetto alla Francia; divario che alla fine del 2022 si stima raddoppierà. Secondo gli esperti che hanno lavorato allo studio la stima per l’Italia è di un aumento della bolletta energetica tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile.

Insomma pare proprio che saremmo proprio noi quelli che usciranno più malconci dalla crisi a causa della nostra dipendenza (molto più alta che in Francia e Germania) dal gas naturale, che utilizziamo non solo per la produzione di energia elettrica – ricordiamoci che abbiamo per ben due volte detto “no” alla costruzione di centrali nucleari – ma anche all’interno dei processi produttivi, 

Intanto le nostre città si stanno riempiendo di pattini, auto, scooter elettrici mentre l’Europa ha già deciso che tra dieci anni non si costruiranno più auto alimentate a diesel e benzina ma solo elettriche. Sarebbe interessante sapere come pensano di ricaricarle, considerato che per costruire una nuova centrale nucleare occorrono 14 anni e quelle a carbone rimaste saranno convertite a gas, che sta diventando più prezioso dell’ossigeno che respiriamo.

 

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