L’inculturazione della fede è necessaria oggi anche in ambito politico…

L’inculturazione della fede è necessaria oggi anche in ambito politico…

di Don Gian Maria Comolli*

DOTTRINA SOCIALE E AZIONE ECCLESIALE SONO NECESSARIE PER UNA POLITICA E SOCIETÀ OCCIDENTALI CHE HANNO COMPLETAMENTE SEPARATO VANGELO E CULTURA

L’ultima parte del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2 aprile 2004) si conclude con una corposa e consistente trattazione dedicata all’azione pastorale che la Chiesa deve svolgere in ambito sociale e politico.

Il capitolo, intitolato Dottrina sociale e inculturazione della fede, descrive innanzitutto lo sforzo che la Chiesa è chiamata a compiere nel mondo contemporaneo contrassegnato da un’ampia frattura tra Vangelo e cultura. Le società odierne, infatti, sono contraddistinte da una «visione secolarizzata della salvezza che tende a ridurre anche il cristianesimo ad “una sapienza meramente umana, quasi scienza del buon vivere”» (Compendio DSC, n. 523).

Che cosa intende il Compendio DSC indicando la strada dell’inculturazione della fede? La capacità, mediante la forza del Vangelo, di indicare i valori essenziali e indispensabili, le linee di pensiero, i criteri di giudizio e i modelli di vita che l’uomo contemporaneo deve assumere per onorare, rispettare e diffondere la visione integrale nei confronti di ogni individuo nella sua dimensione sia personale e che sociale. È il centro della millenaria visione antropologica cristiana così riassunta dal Compendio: «l’antropologia cristiana, svelando la dignità inviolabile di ogni persona, introduce le realtà del lavoro, dell’economia, della politica in un’originale prospettiva, che illumina gli autentici valori umani ed ispira e sostiene l’impegno della testimonianza cristiana nei molteplici ambiti della vita personale, culturale e sociale» (n. 522).

L’esempio lo offre, come ricordato da Papa Francesco nell’Udienza Generale del 9 novembre 2019, fin dai primordi del Cristianesimo san Paolo Apostolo indicato dal Pontefice come «modello di inculturazione della fede» (cfr. Atti degli Apostoli 17,16-32). “L’Apostolo delle Genti” nell’Areopago di Atene aprì in effetti un varco tra Vangelo e mondo pagano: «Paolo sceglie di entrare in familiarità con la città e inizia così a frequentare i luoghi e le persone più significativi. Va alla sinagoga, simbolo della vita di fede; va nella piazza, simbolo della vita cittadina; e va all’Areopago, simbolo della vita politica e culturale. Incontra giudei, filosofi epicurei e stoici, e molti altri. Incontra tutta la gente, non si chiude, va a parlare con tutta la gente. In tal modo Paolo osserva la cultura, osserva l’ambiente di Atene “a partire da uno sguardo contemplativo” che scopre “quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade e nelle sue piazze”» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 71).

L’Apostolo delle genti non guarda dunque la città di Atene e il mondo pagano con ostilità ma con gli occhi della fede. L’esempio di Paolo, conclude il Pontefice, pone degli interrogativi «sul nostro modo di guardare le nostre città: le osserviamo con indifferenza? Con disprezzo? Oppure con la fede che riconosce i figli di Dio in mezzo alle folle anonime?».

Dopo aver interpretato il concetto di inculturazione della fede, il Compendio rivolge lo sguardo sul rapporto fra Dottrina sociale e pastorale sociale, definendo la prima un progetto primario e basilare per l’evangelizzazione. La DSC, infatti, «detta i criteri fondamentali in campo sociale: annunciare il Vangelo; confrontare il messaggio evangelico con le realtà sociali; progettare azioni finalizzate a rinnovare tali realtà, conformandole alle esigenze della morale cristiana» (Compendio DSC, n. 526).

In altre parole, partendo dal Vangelo, alla sua luce va decifrato, interpretato e valutato il reale, cioè l’oggi. La Dottrina Sociale, inoltre, è indicata dal Compendio come lo «strumento necessario per un’efficace educazione cristiana all’amore, alla giustizia, alla pace, nonché per maturare consapevolezza dei doveri morali e sociali nell’ambito delle diverse competenze culturali e professionali» (n. 332).

È interessante infine ricordare le Udienze Generali dal 5 agosto al 30 settembre 2020 dedicate da Papa Francesco al tema “Guarire il mondo”. Nelle sue riflessioni il Pontefice ha indicato, «alla luce del Vangelo, delle virtù teologali e dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa», alcuni itinerari di guarigione di fronte ai drammi e alle lacerazioni della pandemia e delle altre «gravi malattie di cui soffre la famiglia umana» (5 agosto 2022).

L’attuazione e la realizzazione della Dottrina Sociale richiede il contributo di molteplici realtà: dai gruppi agli enti per condividere e distribuire l’impegno oltre che incontri e momenti specifici di studio e di formazione. Da ultimo il Compendio DSC rilancia la “pastorale sociale” che è «l’espressione viva e concreta di una Chiesa pienamente consapevole della propria missione evangelizzatrice delle realtà sociali, economiche, culturali e politiche del mondo» (n. 524).

Nel capitolo Dottrina sociale e formazione il Compendio ricorda come il cristiano, consapevole di essere “nel mondo ma non del mondo” (cfr. Gv. 15,18-21) debba riscontrare nella DSC suggerimenti irrinunciabili per agire da “diverso” pur ritenendosi totalmente cittadino del suo tempo come indicato dall’Epistola (o Lettera) a Diogneto. In questo testo cristiano antico, di autore anonimo, risalente probabilmente alla metà del II secolo a.C., leggiamo infatti della vita civile dei primi cristiani: «abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera». «Insomma – prosegue l’autore – per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo […]. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo»  (Lettera a Diogneto, capitoli 5-6).

Un indispensabile supporto per così operare è offerto dalla Dottrina Sociale che va conosciuta mediante la catechesi. Il Compendio DSC indica, a tal proposito, quattro specifici ambiti e strumenti.

Il primo è l’attività catechetica in generale (cfr. nn. 529-520), nell’ambito della quale la catechesi sociale è quella che «mira alla formazione di uomini che, rispettosi dell’ordine morale, siano amanti della genuina libertà, uomini che “con criterio personale giudichino le cose alla luce della verità, svolgano le proprie attività con senso di responsabilità e si sforzino di perseguire tutto ciò che è vero e giusto, collaborando volentieri con gli altri» (Compendio DSC, n. 530). Aggiunge il nuovo Direttorio per la Catechesi, pubblicato nel 2020 dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che un’attività catechetica mirata maggiormente sui temi sociali «motiva i fedeli ad agire per il bene comune, sia nella sfera della propria quotidianità che, a scala più ampia, nell’impegno sociale e politico più diretto» (Direttorio per la Catechesi, n. 390).

Il secondo ambito nel quale la DSC va testimoniata, insegnata e applicata è quello ordinario di vita dei laici cristiani (cfr. Compendio DSC, n. 531). La Dottrina Sociale consente loro, infatti, di affrontare con criterio cristiano i propri «compiti quotidiani negli ambiti culturali, sociali, economici e politici, sviluppando in loro il senso del dovere praticato al servizio del bene comune» (n. 531) e quella “coscienza politica” che li difende dal «badare al proprio interesse e al vantaggio materiale» (n. 531).

Naturalmente, afferma il Compendio, una catechesi sociale non dovrà mancare nelle istituzioni educative cattoliche, essendo «la dottrina sociale uno strumento necessario per un’efficace educazione cristiana all’amore, alla giustizia, alla pace, nonché uno strumento per maturare consapevolezza dei doveri morali e sociali nell’ambito delle diverse competenze culturali e professionali» (n. 532).

Importanti in tal senso sono le “Settimane sociali dei Cattolici Italiani” organizzate a livello nazionale dalla Conferenza Episcopale Italiana per poi essere riprese nelle diocesi e nelle comunità parrocchiali al fine di elaborare progetti e proposte alternative per l’immenso mondo del sociale. Maggiormente si approfondiranno gli argomenti proposti dai Vescovi e dai laici qualificati convocati dalla CEI più saranno probabilmente rilevanti e ragguardevoli le iniziative lanciate anche a livello locale per una società alternativa.

Quarto ambito specifico per la proposta di una fruttuosa catechesi sociale è quello relativo ai presbiteri ed ai candidati al sacerdozio, cioè ai seminaristi (cfr. Compendio DSC, n. 533). Non può mancare infatti il contributo di animazione sociale da parte dei presbiteri, che dovranno essere coinvolti e preparati nella DSC fin dalla loro formazione iniziale, come richiesto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica nel documento “Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale” (1988).

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*sacerdote ambrosiano, collaboratore dell’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano e segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia. Cura il blogwww.gianmariacomolli.it.

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