La manifestazione di fede che diventa anche spettacolo cade nell’esibizionismo

di Nicola Sajeva

FESTE RELIGIOSE E SPETTACOLO NON VANNO D’ACCORDO

Quando le regole dello spettacolo incominciano a condizionare le espressioni più sentite della religiosità popolare, c’è qualcosa che vanifica i motivi che spingono i fedeli a ricordare un santo o a celebrare le ricorrenze più importanti dell’anno liturgico.

Regioni e Comuni cavalcano l’onda dei loro mai appagati calcoli elettorali, vanno incontro, con i loro contributi o il loro patrocinio, al desiderio dei comitati di rendere la festa sempre più bella, partecipata e ricca di quelle iniziative e di quelle proposte che possano convocare il maggior numero di spettatori.

Denaro pubblico, che dovrebbe essere indirizzato a creare posti di lavoro, viene bruciato per narcotizzare, con il divertimento, lo scontento e la problematicità della nostra vita quotidiana

Manifestazioni religiose, spettacolo, turismo, non possono andare d’accordo. Se la manifestazione di fede diventa anche spettacolo cade inevitabilmente nell’esibizionismo. La festa religiosa deve costituire un’esperienza di fede che, innestata nella tradizione popolare, può determinare una vera crescita spirituale. Per realizzare ciò la nostra riflessione deve essere aiutata a ripercorrere il travaglio creativo che, nel tempo, ha dato vita a quella stessa manifestazione di fede. La tradizione diventa maestra e determina specie nelle giovani generazioni, un approccio di fede illuminato dall’esempio dei santi o dalla contemplazione di un mistero (Natale, Pasqua).

Ritorniamo un po’ indietro, facciamo memoria della fede semplice dei nostri padri che riuscivano ad esprimere l’intensità del loro credere con le sole offerte spontanee che riuscivano a raccogliere. La festa era lo specchio reale della fede del popolo. I fedeli, non spettatori di sfilate di majorette, di gruppi folkloristici od altro, ma protagonisti, personaggi principali di una esperienza di fede che li coinvolgeva profondamente. E’ un problema questo molto complesso che sento di avere appena sfiorato.

Questa breve riflessione desidera costituire una piccola pulce che entrando nell’orecchio di qualche uomo di buona volontà, renda possibile la circolazione di un’opinione che possa allargare i nostri orizzonti per scoprire quanto l’esempio dei santi o il Vangelo possono ancora insegnarci.

 

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