Elezioni, il vescovo Mansi: “valutare e discernere tra chi racconta frottole e chi è serio”

di Bruno Volpe

IL VESCOVO DI ANDRIA LUIGI MANSI SULLA CAMPAGNA ELETTORALE ITALIANA: “LE PERSONE SERIE, SPECIE IN POLITICA, SONO QUELLE CHE PROMETTONO E SOPRATTUTTO METTONO IN PRATICA SENZA INVENTARE O INGANNARE LA GENTE, SPECIE SE POVERA O DISPERATA”

Abbiamo bisogno in politica di persone serie“, ha affermato mons. Luigi Mansi, vescovo di Andria appena nominato membro della Commissione Episcopale della CEI per il clero e la vita consacrata. Con il presule pugliese, alla vigilia del delicato appuntamento elettorale di domenica, parliamo di quanto insegnato da Papa Francesco sulla politica che, fra l’altro, “ha bisogno di gente seria“.

Eccellenza, che cosa intendeva dire a suo parere Papa Francesco, senza avere la pretesa di fare gli esegeti del Santo Padre, di ritorno dal suo ultimo viaggio apostolico?

“Le persone serie, specie in politica, sono quelle che promettono e soprattutto mettono in pratica senza inventare o ingannare la gente, specie se povera o disperata, pagando il giusto. Il politico serio è colui il quale ad esempio non inventa cosa che non sa dare o non può dare o peggio ammanta alle sue spalle realtà diverse dal contenuto”.

Che cosa si chiede al politico serio?

“Correttezza e rispetto di un codice etico, una visione della vita morale in ogni senso e non basta definirsi cristiani. Ci sono tanti che si definiscono credenti e cristiani ma che usano o peggio abusano della religione come fosse una merce di scambio”.

Non sempre in politica le promesse, però, sono poi all’atto pratico realizzabili…

“In ogni cosa occorre buon senso. Soprattutto in questo periodo esiste chi promette mari e monti e poi sparisce. Il mio non è qualunquismo, ma senso di sano realismo, quel realismo e quella concretezza tipici del Vangelo. Noi dobbiamo essere credenti, però con i piedi a terra e gli occhi in alto. Come diceva sant’Agostino Dio ci ha dato il vento, ma siamo noi a dovere alzare le vele, ovvero è nostro dovere valutare e discernere tra chi racconta frottole e chi al contrario è serio”.

Meglio in politica un cristiano pietoso, ma poco capace o un ateo che sia in grado di amministrare bene?

“Qui bisogna entrare nel delicato campo della laicità. Lo stesso Signore ci dice di dare a Dio quello che è di Dio e al Cesare quello che è del Cesare. Ora se io cittadino ho un problema e quel problema me lo sa risolvere lecitamente un non credente che male ci sta? Meglio ai fini del bene comune un non credete rispetto ad un pio devoto però incapace. Ovviamente è basilare pregare”

In politica qual è a suo avviso il rischio per il bene comune dell’impreparazione?

“Quello esiste dappertutto non solo in politica. Indubbiamente per il politico l’ignoranza e la presunzione sono brutte bestie e l’ elettore deve saper scegliere tra politici che siano allo stesso tempo umili, ma preparati. Non è una visione classista, ma realista”.

Il Cristianesimo in politica dovrebbe essere una religione solo teorica o più concreta?

“Il Cristianesimo è la religione più concreta, che non si perde dietro a cose vane. Gesù parlava in modo semplice con parabole, aveva il senso pratico e non si perdeva dietro a valutazioni inutili. Tutto questo è maggiormente visibile nel Nuovo Testamento rispetto al Vecchio dove spesso abbiamo un Dio vendicativo e non misericordioso. Il Nuovo completa il Vecchio, lo integra e aggiungo che per capire il Vecchio è necessario il Magistero della Chiesa, altrimenti scivoliamo o corriamo il rischio di una logica protestante”.

Quanto dovrebbe essere importante il Catechismo della Chiesa Cattolica per il cristiano impegnato in politica?

“Fondamentale e chi lo contesta sostenendo che non fa parte della Rivelazione sbaglia ed è in errore . Il Catechismo è parte della tradizione e del Magistero”.

Possibile dire che siamo tutti figli di un solo Dio?

“E’ una valutazione che ci porta sia al relativismo che al sincretismo. E’ corretto dire che esiste in tutti un sentimento religioso, ma non ha senso dire che il dio dei cristiani è lo stesso dei musulmani o degli ebrei. Tanto che abbiamo liturgie e preghiere diverse. Abbandonarsi come ho saputo a luoghi di presunto culto nel quale nel nome di una non meglio specificata religiosità si prega in modo indistinto è teologicamente sbagliato, e contribuisce a creare confusione. Ogni fede ha la sua forma e la sua struttura identitaria ed è un grande errore di prospettiva far credere che alla fine una religione valga l’altra. Certo, il dialogo è bello, ma per volerlo bisogna essere in due e non sempre tutti lo cercando. Infine si eviti ogni forma di religiosità per esibizionismo o ricerca di consenso elettorale”.

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