Giorgia Meloni, da patriota cristiana, difenda “cultura, civiltà e religione del popolo italiano”

di Emanuela Maccarrone

L’ARCIVESCOVO CARLO MARIA VIGANÒ HA INCORAGGIATO GIORGIA MELONI, A CAPO DEL PROSSIMO GOVERNO, A DIFENDERE GLI INTERESSI DEGLI ITALIANI

Dinanzi alle incertezze politiche e sociali che stanno sconvolgendo non solo l’Italia ma tutto il mondo occidentale, dovute alla cattiva gestione pandemica che ha visto la sfacciata violazione dei diritti fondamentali dei cittadini, alla guerra in corso e alla crisi economico-energetica ad essa collegata, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, ha sentito la necessità di mandare un messaggio alla nuova Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

In un suo recente video-messaggio, il prelato ha manifestato una propria interpretazione del risultato delle recenti elezioni politiche. Egli ha sottolineato come gli italiani abbiano voluto premiare quel partito all’opposizione che, seppur moderatamente, abbia lamentato le decisioni prese dal Governo dei ‘ migliori’, capeggiato da Mario Draghi.

Il monsignore ha avuto la premura di avvertire la nuova leader della grande responsabilità che il suo prossimo Esecutivo ha nei confronti degli italiani, ossia di un popolo stanco e speranzoso di un radicale cambiamento. Secondo il prelato, i voti conferiti alla coalizione di centro-destra manifestano le aspettative degli elettori per la nuova Presidente del Consiglio “una Meloni che difenda quei sacri princìpi di base della convivenza civile, ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa a cui gli italiani non sono disposti a rinunciare: tutela della famiglia naturale, rispetto della vita, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina, fine dell’indottrinamento gender lgbt per i minori, libertà d’impresa, presenza dello Stato negli asset strategici, maggior peso in Europa e, volesse il Cielo, l’uscita dall’euro e un ritorno alla sovranità nazionale”.

Secondo monsignor Viganò la forte speranza degli elettori è che la Meloni sia la leader di una destra equilibrata, tendenzialmente conservatrice ma moderatamente sovranista, che non sia né “prona” alla Nato né a “un europeismo suicida” come ha fatto il Governo Draghi, ma una destra votata alla difesa della cultura, della civiltà e della religione del popolo italiano.

Come ha notato il prelato, nonostante l’italiano medio fosse consapevole del fatto che la Meloni avrebbe potuto proporre una continuità con il Governo Draghi, la vittoria del centro-destra può essere interpretata come la manifestazione di quella fiducia che i cittadini italiani hanno voluto dare a Fratelli d’Italia “perché in forza di una maggioranza schiacciante prenda coraggio e compia quei passi che fino alla vigilia delle elezioni prometteva di non compiere”, nella speranza che essa agisca da patriota cristiana in favore del popolo italiano, non assecondando le richieste delle élite, e in considerazione anche delle incertezze legate alle sanzioni alla Russia e all’escalation della guerra.

“Se il voto democratico deve sancire chi rappresenta la volontà del popolo sovrano, la stessa Meloni non potrà non tener conto del fatto che i suoi elettori pretendano da lei scelte radicali e che considerino la sua moderazione preelettorale semplicemente come una mossa strategica per rassicurare i mercati. […] Dal popolo tradito per l’ennesima volta in condizione di crescente povertà e di deliberata persecuzione delle imprese e del lavoro, c’è da temere le barricate e la protesta dettate dall’esasperazione di cui vediamo avvisaglie anche in altri Paesi. Voglio Sperare che il Governo Meloni non vorrà rendersi complice di questa operazione eversiva ai danni del Paese”, ha spiegato mons. Viganò.

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