La nostra civiltà demonizza erroneamente la sofferenza e la morte

La nostra civiltà demonizza erroneamente la sofferenza e la morte

di Nicola Sajeva

SI TRATTA DI DUE REALTA’ CON  LE QUALI, PRIMA O POI, DOBBIAMO CONFRONTARCI

La nostra civiltà cerca in tutti i modi di demonizzare due realtà con le quali, prima o poi, dobbiamo confrontarci: la sofferenza e la morte.

La tendenza a nascondere, a creare filtri, ad ovattare, ad impostare il nostro quotidiano misconoscendo la sofferenza e la morte, ci introduce solo su una scena dove si recita la farsa dell’uomo che si ostina a chiudere gli occhi su esperienze così importanti.

I vari Papi negli ultimi decenni hanno avuto il grande merito di mostrare al mondo come la sofferenza possa essere occasione di feconda testimonianza diventando momento di ricerca, di crescita spirituale che fa germogliare, nascere e maturare sentimenti di gioioso sacrificio, di compassione e di donazione gratuita tanto necessari e insostituibili per la redenzione della nostra società.

La morte dei pontefici, come è accaduto con quella di San Giovanni Paolo II, ha poi introdotto inevitabilmente i giovani alla presa di coscienza di qualcosa che superava gli orizzonti terreni. I più maturi si ricordano il profumo di eternità che aleggiava lungo l’interminabile fila all’interno della basilica di San Pietro e in tutte le case dove un televisore veniva sintonizzato per seguire l’evento che aveva catalizzato l’attenzione di tutto il mondo.

Prima la sofferenza e poi la morte avevano reso possibile l’impossibile, avevano travolto tutte le resistenze, lasciavano gran parte del mondo laico a vivere l’esperienza di un disorientamento incapace di mettere ragioni valide sull’altro piatto della bilancia.

Un profumo di eternità puntualmente veniva liberato quando, durante le giornate mondiali della gioventù, Giovanni Paolo II cercava di orientare il cuore dei giovani verso quei traguardi lontani anni luce per chi sceglie il sentiero dell’esperienza materialistica. Traguardi invero difficili, ma che non sono riusciti a disperdere i giovani, anzi li hanno portati ad apprezzare tutta la grandezza del messaggio cristiano e, giorni fa, li hanno condotti ad affrontare interminabili ore di fila per catturare ancora un’emozione, per fissare, per sempre, nei loro cuori il volto di un profeta che aveva speso tutte le sue energie per cercarli.

Un profumo di eternità capace di ridimensionare tutti i surrogati che l’uomo va cercando di costruirsi nel tentativo di dare una risposta al senso della propria vita.

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