La guerra in Ucraina e la cavalcata delle tre “Valchirie”

di Diego Torre

RISCHIAMO L’ESCALATION MILITARE

Tu mi invadi? E io chiedo armi agli occidentali! Tu sei super armato dall’America? E io chiamo a raccolta altri 300.000 uomini! Tu mi distruggi il ponte che collega Russia e Crimea? E io, dopo mesi che non lo faccio, ti bombardo Kiev!

Quale sarà la prossima mossa? Basta però collegarle tutte per capire che l’escalation monta alla grande e tende al conflitto atomico. Intanto muoiono militari russi ed ucraini, donne e bambini, e si bruciano ingenti risorse finanziarie a tutto vantaggio dei mercanti di cannoni e degli speculatori finanziari sul prezzo del gas.

Pare che in USA qualcuno cominci ad avere dei ripensamenti ed a prendere le distanze dal comico Zelensky, che per tutta risposta  proibisce per decreto qualsivoglia pace con la Russia, certo come è della sua immancabile vittoria finale. Anche Lavrov comincia a mostrare qualche rachitico ramoscello d’ulivo al nemico che conta; quello vero, l’amministrazione americana di Joe Biden.

Sarebbe il momento per una Europa protagonista per assurgere al ruolo di autorevole mediatore, un ruolo lasciato al presidente turco Erdogan che lo svolge come può e, ovviamente, curando i propri interessi. E invece? La cavalcata delle due pallide walchirie, Von der Leyne e Metsola, fa rimbombare i cupi cieli del vecchio continente fra urla di guerra e certezze di vittoria. Le figlie di Odino sono desiderose di umiliare l’orso russo, sperando che Putin cada di sella. Intanto non riescono a varare il tetto del gas, nemmeno una tegola;  tacciono sui guadagni che Norvegia, Olanda e Stati Uniti stanno realizzando con l’aumento del prezzo, non riescono ad elaborare una strategia comune agli stati membri dell’UE, che sono ormai sempre più evidentemente in litigio fra loro come i polli di Renzo. Ma che importa? Ciò che conta è spezzare le reni alla Russia …. con tante chiacchiere europee e armamenti angloamericani. Mosca delenda est!  L’apporto “bellico” europeo è poi completato dalle sanzioni che hanno spinto la Russia a riposizionare la propria offerta di materie prime su altri mercati (e non gliene mancano: India, Cina,….), ma che ci ha fatto sprofondare in una recessione sempre più dura, di cui vediamo appena i primi effetti.

 

Fievole ma autorevole si è levato il controcanto di una walchiria in pensione. Angela Merkel, in un discorso alla Fondazione Kohl del 27 settembre , mettendosi nei panni (larghi per lei) dello statista scomparso, ha dichiarato chi il grande Helmut pur sostenendo l’integrità dell’Ucraina, “ parallelamente non smetterebbe mai di pensare quel che al momento è del tutto impensabile, inconcepibile: come sviluppare di nuovo le relazioni verso e con la Russia”.  Bisogna  “prendere le parole di Putin sul serio, non considerarle un bluff ma confrontarsi con esse non è segno di debolezza o pacificazione, ma di intelligenza politica”. E questo non si realizza certamente a colpi di minacce ed insulti verso  lo zar, o uccidendo la figlia di Dugin.

La Merkel sa che una pace seria è possibile “solo con il coinvolgimento della Russia”, costruendo una “architettura di sicurezza paneuropea con la partecipazione della Russia”. E’ esattamente il contrario di quanto dice e pratica l’occidente. La sua riflessione non piacerà alle cancellerie occidentali ma agli occhi degli uomini di buona volontà la candida al rientro nel campo da gioco come possibile goleador della pace. Ha esperienza e cultura, nonchè la conoscenza di Putin e della lingua russa come pochi. Come mai in occidente non ci pensa alcuno?

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