Nel parlare e scrivere riappropriarci di ciò che è “nostro”

Nel parlare e scrivere riappropriarci di ciò che è “nostro”

di Cinzia De Bellis*

«TRE SORTA DI NEMICI ASSALIRONO IN OGNI TEMPO IL CRISTIANESIMO DA CHE ESSO COMPARVE SULLA TERRA: GLI ERESIARCHI, I SOFISTI E QUELLA RAZZA DI UOMINI CHE PAIONO FRIVOLI PERCHÉ TUTTO DISTRUGGONO CELIANDO» (RENÉ DE CHATEAUBRIAND)

Da alcuni giorni ci sfilano davanti le immagini della povera Saman Abbas, una diciottenne pakistana immolata dai suoi stessi genitori a un crudele destino per aver violato le loro tradizioni e la loro appartenenza ad un culto islamico che prevede la pena di morte per coloro che vogliano aderire ai modelli della nostra società occidentale. La Fallaci, grande conoscitrice di questi popoli (aveva incontrato l’Ayatollah Khomeyni e si era rifiutata di indossare il chador durante l’intervista) aveva predetto che una totale integrazione non sarebbe mai avvenuta tra essi e noi, miserrimi credenti e appartenenti ad un cattolicesimo di facciata. Il problema è proprio questo: lo scontro fra popoli fondamentalisti, per i quali le donne sono oggetto di scherno e tortura, e noi buonisti che, invece, siamo sempre pronti ad un’omologazione oltre misura.

«Tre sorta di nemici assalirono in ogni tempo il cristianesimo da che esso comparve sulla terra: gli eresiarchi, i sofisti e quella razza di uomini che paiono frivoli perché tutto distruggono celiando» diceva René de Chateaubriand. Ed è proprio “celiando” che abbiamo intiepidito la nostra fede e la nostra appartenenza al Credo cattolico. Abbiamo concesso che falsi miti esterofili ci abbagliassero ed entrassero di prepotenza nelle nostre vite, offuscando le nostre origini e le nostre radici e sovvertendo la Storia e il linguaggio creato dai nostri Padri. Abbiamo cominciato con gli anglicismi (weekend, hotdog, leader, location, streaming, fan, news, premier, ecc.) e la Treccani conta che, dal 1990 a oggi, siano passati da circa 1700 a 4000 di uso comune.

Povero il nostro sommo poeta Dante Alighieri, che si adoperò per dare una struttura al nostro idioma nazionale! La pandemia ci ha fatto scoprire altri termini inusuali: hub vaccinale, DAD, greenpass, droplet,ecc. tanto da far affermare alla Dott.ssa Marcella Bertuccelli Papi, docente di lingua inglese all’Università di Pisa, che «il virus anglico ha approfittato della pandemia per infettare ancora un po’ la nostra lingua italiana». E dagli anglicismi si passò inevitabilmente ai MacDonald, al consumo di sushi, ai Kebab, all’incremento della diffusione delle filosofie orientali, ai metodi di cura cinesi ed indiani, ad un’esterofilia becera e pappagallesca. «Se ho visto oltre, è perché sono salito sulle spalle dei giganti» così affermava Isaac Newton, rifacendosi ad un’espressione di Bernardo di Chartres. E, invece, noi italiani amiamo cancellare il passato e andare oltre, verso mete idiote e sconosciute.

Perché tutto questo eccessivo preambolo? Perché della festa di Halloween si discute ampiamente da tanti anni e si cercano le cause della diffusione. Ignoranza e spirito di emulazione dilagano. In 43 anni di carriera scolastica ho incontrato colleghi che ignoravano le origini di questa ricorrenza, ma si dileggiavano entusiasti nella produzione di orridi e macabri manufatti e si mascheravano da spiriti erranti come i loro pargoli, nell’assurda convinzione di rendere un efficace servizio all’assimilazione della lingua inglese. I dirigenti approvavano entusiasti gli addobbi (salvo poi procedere alla rimozione dei crocifissi dalle aule!) e i genitori riempivano le strade del paese con i loro fanciulli, orrendamente mascherati, alla ricerca del dolcetto o scherzetto! I commercianti ne traggono un lucroso vantaggio, ma… Non si possono servire Dio e Satana! E, se questo non fosse ancora chiaro a qualcuno, la notte del 31 ottobre, secondo le tradizioni celtiche, si celebra, nel nome di Shamain, il dio delle tenebre, l’incontro dei vivi con l’aldilà. Secondo una leggenda inglese Jach O’Lantern aveva stipulato un patto con il diavolo e, alla sua morte, non essendo accettato in Paradiso, vagò per il mondo rischiarandosi la strada con un tizzone ardente dell’inferno in una zucca vuota che divenne il simbolo di un’anima vagante che non ha pace.

Ed è questo messaggio che intendiamo trasmettere ai nostri figli e alle future generazioni? Non sarebbe ora di far comprendere nelle scuole e nelle parrocchie che tutto ciò è malsano? Nessuna levata di scudi da parte dei cattolici verso questa stupida ricorrenza. Io stessa venivo accusata dai colleghi di bigottismo e di non voler essere al passo coi tempi, ma io questi tempi, sotto queste forme, li rifiuto!

Negli Stati Uniti la festa si chiama “notte del diavolo”. La Bibbia dice: «il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea4,6). Celebriamo, piuttosto, la festa della vita e riceveremo la vera gioia e gusteremo la gloriosa libertà dei figli di Dio! Il beato Carlo Acutis affermava: «tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie». Riappropriamoci della nostra identità e, durante quella notte, ricordiamoci di festeggiare i nostri Santi che ci hanno preceduto nel Regno dei Cieli e, per noi, intercederanno presso il Signore.

*Cinzia Vincenza De Bellis Del Vecchio

presidente UCIIM Sezione di Martina Franca (TA)

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