L’avvocato Conversa: “oggi il medico è tristemente diventato un burocrate del farmaco”

L’avvocato Conversa: “oggi il medico è tristemente diventato un burocrate del farmaco”

di Matteo Orlando

L’AVVOCATO E SAGGISTA DOMENICO CONVERSA: “MOLTI MEDICI DI OGGI VIVONO UNA CONDIZIONE DI SUBALTERNITÀ RISPETTO AI PROTOCOLLI CHE VENGONO IMPOSTI DALLE AUTORITÀ SANITARIE

Domenico Conversa è un avvocato del foro di Bari ed è l’autore dei libri “Il medico a una dimensione – La medicina tra etica e diritto” (Un Altro Punto di Vista) e “Scritti Briganti – Dal coronavirus alla guerra, dalla perdita della ragione alla volontà di potenza” (Youcanprint, ottobre 2022).

Lo abbiamo intervista in merito al Covid-19, ai vaccini, alle restrizioni delle libertà individuali che abbiamo vissuto e a tutto quello che, negli ultimi due anni, è ruotato attorno alla cosiddetta pandemia.

Avvocato, durante il periodo della pandemia abbiamo assistito a programmi radio-tv-web che, quasi all’unisono, raccontavano una ipotetica verità che poi si è scoperto essere approssimativa, se non manipolata. A suo giudizio quali sono i più gravi errori, giuridici e politici, commessi durante la gestione del Covid in Italia e quali le principali falsità diffuse?

La domanda apre tante parentesi e finestre sul nostro pesante presente. La prima cosa che risalta immediatamente è la parola verità. La verità raccontata non è più verità. L’aspirazione alla verità si dovrebbe fondare sull’osservazione dei fatti e sulla logica. La comunicazione televisiva, invece, si è allontanata dai fatti e dalla logica, nascondendo e mistificando, appunto, la verità. Sin dall’inizio del racconto pandemico dal 2020, già alcuni importanti ricercatori e premi Nobel ci dicevano che si trattava di un’infezione tranquillamente gestibile a bassa letalità e mortalità. Tutto confermato dagli stessi dati sanitari pubblici. Quello a cui abbiamo assistito non è stata l’applicazione della scienza, ma l’utilizzo di scelte prettamente politiche che si sono fatte scudo della parola scienza per neutralizzare ogni dubbio e riflessione. Per un intero anno siamo stati obbligati a quarantene, mascherine e distanziamento sociale attraverso l’abuso dei DPCM (decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri) che sono atti di natura amministrativa e come tali non potevano produrre effetti giuridici sui diritti costituzionali come quelli della libertà individuale, istruzione, lavoro. Solo un atto avente forza di legge poteva, a certe condizioni, restringere diritti soggettivi fondamentali. Invece, le istituzioni tutte e la gran parte dei cittadini hanno permesso ad una sola persona, ad una sola firma, ad una sola mano, di sopprimere diritti e libertà naturali in nome di un rischio non precisato.

Secondo lei alcuni “viro-star” possono essere stati condizionati da conflitti di interesse? Se si, ci può fare qualche esempio?

Uno degli aspetti fondamentali che con urgenza dovrebbe essere considerato è la grande e tragica questione del conflitto di interessi che alberga anche dentro una certa così detta scienza declinata e decantata da questi “viro-star”, poi gli unici a poter raccontare sulla pseudo-pandemia senza alcun contraddittorio. Su tale punto, un importante e allarmante rapporto del 2005 del Comitato Nazionale per la Bioetica, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha aperto uno sguardo istituzionale sul tema del conflitto di interessi in medicina, ma che, purtroppo, è rimasto chiuso nelle stanze del silenzio di Stato. Il Comitato ritiene che la ricerca e la pratica clinica sono sensibilmente influenzate dal mondo dell’industria e che i clinici sono esposti al pericolo di prendere decisioni che non sono sempre legate all’interesse del paziente del quale hanno il dovere di prendersi cura. Infatti, circa i tre quarti delle ricerche biomediche che vengono condotte nelle strutture assistenziali, sarebbero sostenute dall’industria. Ed è chiaro che se l’industria medica privata deve produrre un profitto per mantenersi sul mercato, è necessario che essa cerchi di promuovere la vendita dei propri farmaci, apparecchiature, attrezzatture e quant’altro. Il problema è sempre il profitto come regolatore dei rapporti sociali e quindi anche sanitari. Solo una sanità completamente pubblica e sganciata da qualsiasi organismo privato può iniziare a metterci al riparo dall’inquinamento del denaro a tutti i costi sulla nostra salute.

Oggi quale potrebbe essere, a suo parere, una soluzione per cercare di far luce su tutta la gestione della pandemia? 

Sicuramente la soluzione non è dietro l’angolo. Come dicevo, se le scelte politiche si nascondo dietro l’autorità della “scienza” e del parere di una certa medicina, cosa rimane al cittadino se il suo pediatra consiglia la vaccinazione Covid-19 al proprio bambino nonostante studi ed evidenze scientifiche dicono il contrario? Come mai potrebbe costui accorgersi della manipolazione della sua coscienza se la verità, i fatti e il buon senso vengono abilmente nascosti dal “pugno” accudente del proprio medico e del senso comune? Per questo motivo è importante che chi ha compreso l’inganno deve continuare a testimoniare la verità, soprattutto se si è in possesso di certe competenze professionali. Vorrei qui indicare, non in modo esaustivo, alcuni esempi. L’associazione Assis, presieduta dal Dott. Eugenio Serravalle, che conosco personalmente quale medico pediatra di altissima preparazione e valori etici che, contro tutti e tutto, continua a informare e divulgare contenuti scientifici che svelano l’assurdità scientifica delle norme giuridiche che ancora oggi sopprimono diritti e libertà fondamentali in nome di una falsa emergenza sanitaria. Anche il CSMI – Commissione medico scientifica indipendente sta svolgendo un lavoro importantissimo portando alla luce illuminanti studi scientifici e organizzando conferenze ed eventi divulgativi. Essere testimoni di verità, questa la nostra missione.

Cosa pensa dell’obbligo vaccinale surrettizio (attraverso le sospensioni dal lavoro e le restrizioni alle libertà personali) che abbiamo avuto in Italia?

Nella fondamentale sentenza n. 307 del 1990 la Corte costituzionale, con riferimento alla vaccinazione antipoliomelitica per i bambini entro il primo anno di vita, ha affermato quanto segue: “…la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di questa autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale….un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili”. Cosi anche le sentenze n. 258 del 1994 e n. 5 del 2018. Icastico un passaggio che si rinviene nella motivazione della sentenza n. 118 del 1996 della Consulta, ove si legge che “nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri”. Alla luce di ciò, ci si può chiedere che 22 decessi solo nel 2021 (due decessi al mese), che, secondo l’A.I.F.A., sono correlabili ai vaccini costituiscono o meno eventi temporanei, di scarsa entità e, dunque, secondo il riferito insegnamento della Corte costituzionale, “tollerabili” dall’ordinamento? A mio sommesso avviso, senza un reale, attuale pericolo per la salute collettiva ampiamente documentato e dimostrato da studi scientifici indipendenti e privi di conflitti di interesse, non è possibile comprimere in alcun modo qualsiasi libertà personale. La mera presunzione di un rischio alla salute collettiva non dovrebbe mai giustificare l’adozione di misure normative che restringano le libertà costituzionalmente (aggiungerei naturalmente) garantite. Ho tentato di analizzare dal punto di vista giuridico l’obbligo vaccinale, quello del tampone e mascherina nel mio ultimo testo “Scritti Briganti – dal coronavirus alla guerra, dalla perdita della ragione alla volontà di potenza.

Ormai le varianti sembrano avere un tasso di letalità ben al di sotto del già basso 2% del Covid-19. Ha senso parlare, nel mese di novembre 2022, ancora di vaccini, compreso l’ultimo per una ennesima variante dell’omicron?

La bassa letalità dell’infezione da Coronavirus è stata sempre ampiamente dimostrata dagli stessi dati ufficiali raccolti nei periodici bollettini pubblicati sul sito Epicentro quale portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità. Non aveva senso parlarne allora e non ne ha ancor di più oggi.

Per due anni ci hanno raccontato che esistevano solo la tachipirina e la vigile attesa. Perché non si è data la possibilità di poter ricorrere alle cure tradizionali, arrivando in alcuni casi a ritirare alcuni farmaci del mercato o inibendo l’assunzione di altri?

Il medico, oggi, vive una condizione di subalternità rispetto ai protocolli che vengono imposti dalle autorità sanitarie, a prescindere se tali protocolli siano efficaci o meno ed a prescindere, questo il dato drammatico, dai percorsi di studi e dalla conoscenza professionale. Triste è constatare che il medico della società odierna non risponde più al giuramento ippocratico, ma a quello della convenienza opportunistica e al paradigma positivista per cui anche l’essere umano è spiegabile solo nel suo complesso biologico come corpo-macchina. Oggi il medico è tristemente diventato un burocrate del farmaco. Cerco cdi affrontare questo tema nel mio testo “Il medico a una dimensione, la medicina tra etica e diritto”. Il Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), riunitosi il 24 marzo 2018, ha affrontato il tema della crisi della professione e della cosiddetta “questione medica”. SI è sostenuto che la malattia non può essere solo concepita come una complicanza biologica, ma come una complessità infra-biologica. Il malato non è solo il portatore di una malattia, ma è l’insieme di tutto ciò che egli è, la totalità della sua storia e della sua vita. Nonostante la stessa medicina dica di essere in crisi, dal 2020 sembra essere diventata una nuova religione monoteistica per cui non è ammessa nessuna riflessione che possa solo lontanamente contraddirla. E’ la nuova divinità della scienza del profitto: “non avrai altra SCIENZA al di fuori di me”

Recentemente The Lancet ha affermato che gli anti-infiammatori avrebbe potuto evitare l’ospedalizzazione al 90% dei ricoverati. Come commenta?

La cura per il Covid-19 c’è sempre stata e tutti i pazienti che hanno potuto beneficiarne non hanno avuto complicazioni. Ci sono dei medici coraggiosi che hanno curato il Covid in tempo e hanno ottenuto risultati sorprendenti. Il 97% di pazienti guariti a casa. Il 3% ospedalizzati e poi guariti. Nessun decesso. Migliaia di persone guarite perché curate in modo corretto. In mancanza di cure adeguate si rischia un aggravamento, l’ospedalizzazione e in casi estremi il decesso.

Le autorità competenti cosa hanno proposto di fare, sino ad oggi, dall’inizio della presunta pandemia dichiarata nel 2020? Quali indicazioni hanno ricevuto i medici di base dalle autorità competenti?

Sembrerà incredibile ma hanno proposto un protocollo che ha solo danneggiato la salute dei cittadini. Al primo posto hanno consigliato la tachipirina, che riduce le difese immunitarie, e la vigile attesa che ha gettato nel panico e nella paura persone lasciate sole dal proprio medico. Non hanno consigliato le vitamine (come la C e la D), una sana alimentazione e attività fisica che invece rafforzano il sistema immunitario. Quindi in Italia sono morti migliaia di cittadini che potevano essere salvati. Chi risponderà per tutto questo?

Ha notizia di studi attendibili sugli effetti avversi da vaccinazione? E di causa legali portate avanti per questo motivo?

La Legge n. 210 /1992 e successive modifiche ha introdotto l’indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni. L’iter processuale per arrivare al riconoscimento dell’indennizzo è un percorso ad ostacoli molto dispendioso. Per prima cosa la vittima deve essere consapevole di esserlo. Il passo successivo è quello di trovare un medico che certifichi la possibile correlazione. In questo clima di caccia alle streghe trovare un medico in tal senso è estremamente difficile. Ricordiamo a noi stessi che molti medici che hanno espresso delle perplessità e dubbi sulle campagne vaccinali anche del passato sono stati sospesi e in alcuni casi radiati. Inoltre, il medico dell’Asl scoraggia ogni possibile correlazione tra l’evento avverso ed il vaccino e bisogna anche considerare che in Italia vige un sistema di controllo sulle segnalazioni di reazioni avverse completamente passivo. In buona sostanza, è solo ed unicamente il cittadino che si attiva dinanzi ad un probabile danno da vaccino in totale solitudine. Successivamente, si approda in Tribunale atteso che il Ministero della Salute rigetta sempre in prima istanza la richiesta di indennizzo. Il tutto a proprie cura e spese. Rimando ad un’importante pubblicazione realizzata dalla già citata CSMi – Commissione medico scientifica indipendente con la quale viene analizzato il 12° Rapporto AIFA sulla Sorveglianza dei vaccini anti-Covid-19 e come sono gli stessi dati sanitari pubblici che ci confermano la potenziale pericolosità del vaccino.

Sentita dal Parlamento Europeo un’alta rappresentante della Pfizer ha chiaramente detto che la vaccinazione ad mRNA non agisce sulla possibilità del contagio. E pensare che abbiamo avuto imposte le restrizioni della libertà, anche attraverso il green pass, fondate su questo motivo. Qual è il suo commento in materia?

Dinanzi a questa notizia ufficiale, uno Stato veramente democratico avrebbe immediatamente fermato e abrogato qualsiasi normativa che ancora oggi permette imposizioni sanitarie illegittime. Avrebbe non solo aperto una “seria” commissione d’inchiesta parlamentare, ma messo sotto accusa i maggiori esponenti istituzionali che hanno abusato del loro potere, per poi arrivare ad ogni medico, dirigente scolastico e qualsiasi funzionario pubblico che hanno obbedito a regole ingiuste senza porsi domande. La non immunizzazione del vaccino anticovid-19 era già presente in numerosi studi ed evidenze scientifiche e ribadita più volte in pronunce giurisprudenziali. Una fra tutte, l’Ordinanza del Tribunale Ordinario di Firenze del 06/07/2022 a firma del Giudice dott. Susanna Zanda con cui è stato sospeso il provvedimento dell’Ordine degli psicologi che impedica di esercitare la professione ad un’iscritta all’ordine perché aveva rifiutato di sottoporsi alla somministrazione del vaccino. Riporto un breve estratto dell’ordinanza: “considerato che tale decreto legge convertito in legge si propone lo scopo di impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario; rilevato, tuttavia, che questo scopo è irraggiungibile perché so-no gli stessi report di AIFA ad affermarlo; considerato, infatti, che i report di Aifa sia coevi alla sospensione della dott.ssa che quelli più recenti di gennaio e maggio 2022, e ancor più i report di istituti di vigilanza europei ad es. Euromomo oppure Eudravigilance, riportano un fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere con la vaccinazione, ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico delle infezioni e decessi proprio tra i soggetti vaccinati con tre dosi.

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