“Gioca! Gioca! Gioca! Vincere è facile!”: l’inganno e i disastri del gioco che rovina

di Nicola Sajeva

CON IL GIOCO D’AZZARDO SI OPERA UNA SORTA DI PLAGIO PERPETRATO AI DANNI DI UNA VASTA FASCIA DI POPOLAZIONE

Da alcuni anni assistiamo ad un crescendo vertiginoso di allettanti offerte che, sotto la spinta di combinazioni varie catturano la nostra attenzione e la polarizzano verso la possibilità, sempre più a portata di mano, di risolvere ogni nostro problema economico.

Lo Stato, superando ogni inibizione morale, si ritrova impegnatissimo a far soldi sposando la teoria del “fine che giustifica i mezzi” vecchia di secoli perché figlia di un certo Niccolò Machiavelli vissuto nel XV secolo.

Tra le crepe più profonde che deturpano il volto della nostra società possiamo, senza ombra di dubbio, individuare la schiavitù del gioco. Le schedine e le scommesse calcistiche, la modestissima puntatina al gioco del lotto, sono riuscite per molti anni a soddisfare l’innocente anelito dell’uomo che con tanta semplicità provava a bussare alle porte della dea bendata. L’azzardo era perseguito dalle forze dell’ordine perché da sempre ha costituito perdita dell’autocontrollo, disorientamento, imbocco di sentieri poco illuminati e gravidi di brutte sorprese.

Vincere è facile” è uno degli spot delle reti nazionali che vengono proposti agli sprovveduti teledipendenti per coinvolgerli nella ormai tradizionale lotteria di Capodanno o per la promozione dei gratta e vinci.

Tutte le reti televisive fanno a gara per alimentare questa corsa dissennata. Miriadi di pressanti sollecitazioni, a qualsiasi ora del giorno, vengono illustrate con subdola strategia.

Gioca! Gioca! Gioca! Vincere è facile!“. Devi essere abbastanza forte per non venire “coinvolto” e quindi quasi inconsapevolmente pronto a dirigere i tuoi passi verso il primo venditore di speranza. Il verbo coinvolgere, mai come in questo caso, deve essere compreso nella sua giusta accezione: implicare, trascinare in qualcosa di negativo, cadere in una trappola dove il ruolo della nostra personalità stenta a sopravvivere.

Tenta la fortuna! Impegna risorse sempre più consistenti! Non considerare la Repubblica Italiana fondata sul lavoro! Non hai altra scelta se vuoi risolvere i tuoi problemi! Quest’ultima era un po’ la conclusione del film “I tartassati” che vedeva Totò e Fabrizi, consuoceri, impegnati a sbrogliare onestamente una delicata matassa finanziaria.

Mi ha colpito, tempo fa, l’intervista di un vescovo svolta in uno dei tanti centri di accoglienza: tra le possibili motivazioni che spingevano gli extracomunitari, c’era anche la possibilità, venendo in Italia, di giocare d’azzardo.

Ci si accalca, sgomitando vergognosamente, per prendere un posto su questo tram dei desideri dove il miraggio di una vincita sensazionale rappresenta la posizione edulcorata che smantella ogni possibile resistenza critica. Sono venuto a conoscenza di mariti, di mogli che, di nascosto dell’altro coniuge, si ritrovano impegnati a bruciare le risorse economiche destinate al presente e al futuro della famiglia.

Si cade nella menzogna, madre di tutte le discordie. La comunione sponsale risulta turbata e viene compromesso il suo delicato equilibrio. “Con sofferenza ne trarrai il nutrimento per tutti i giorni…”, “Con il sudore della tua faccia mangerai pane…”. In aggiunta a quanto detto, offro alla riflessione dei credenti queste espressioni bibliche. Essi hanno un motivo in più per costruire il loro domani, non sui capricci diabolici del gioco ma sull’impegno di vedere nel lavoro sia il grande privilegio di continuare, nel tempo, l’opera di creazione sia la strada maestra della loro redenzione.

Anche se fosse facile vincere non sarebbe neanche morale. Puntare sul gioco, soccombere al fascino oscuro dell’azzardo, rappresentano atteggiamenti esistenziali che non consentono la vera realizzazione dell’uomo.

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