Qual è il giusto rapporto che i cristiani devono avere col mondo?

Qual è il giusto rapporto che i cristiani devono avere col mondo?

di Diego Torre

GESÙ NON PREGA PER IL MONDO COSÌ COME È, MA SI OFFRE IN SACRIFICIO PER LA SUA CONVERSIONE

Ma qual è il giusto rapporto che i cristiani devono avere col mondo? Non mediteremo mai abbastanza la dolcissima e struggente preghiera sacerdotale, che Gesù pronuncia dopo l’Ultima Cena, e che rappresenta il suo testamento spirituale.“ Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.  Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.  Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;  perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv17,13-21).

Ma come, Gesù  non prega per il mondo? Egli, che darà la vita per esso, non è però intimamente unito ad esso, al suo peccato e alla sua disobbedienza al Padre. Egli non prega per il mondo così come è, ma si offre in sacrificio per la sua conversione. I discepoli sono ancora nel mondo, e Gesù prega per loro e per quelli che crederanno per la loro parola. La vera unità con loro è come quella di Gesù col Padre stesso. Per quella  prega: perché siano “una cosa sola come noi”.

L’unità dei discepoli della Chiesa futura che Gesù chiede, ha scritto Benedetto XVI «non è un fenomeno mondano». «Questo, il Signore lo dice molto chiaramente: l’unità non viene dal mondo; non è possibile trarla dalle forze proprie del mondo. Le stesse forze del mondo conducono alla divisione: noi lo vediamo. Nella misura in cui nella Chiesa, nella cristianità, è all’opera il mondo, si finisce nelle divisioni… Ma la forza di Dio opera entrando in mezzo al mondo, in cui i discepoli vivono. Essa deve essere di una qualità tale da permettere al mondo di “riconoscerla e così di giungere alla fede. Ciò che non proviene dal mondo può e deve assolutamente essere qualcosa che sia efficace nel e per il mondo e sia anche percepibile da esso. La preghiera di Gesù per l’unità ha di mira proprio questo, che mediante l’unità dei discepoli la verità della sua missione si renda visibile agli uomini. L’unità deve apparire, essere riconoscibile, e riconoscibile precisamente come qualcosa che altrove nel mondo non esiste; qualcosa che in base alle forze proprie dell’umanità non è spiegabile e che quindi rende visibile l’operare di una forza diversa. Mediante l’unità umanamente inspiegabile dei discepoli di Gesù attraverso tutti i tempi, viene legittimato Gesù stesso» (Benedetto XVI, Gesù di Nazareth).

Tutto ciò è possibile se “consacrati nella verità”. Ovvero se ci lasciamo trasferire «nella proprietà di Dio. E in questo sono presenti due aspetti complementari: da una parte togliere dalle cose comuni, segregare, “mettere a parte” dall’ambiente della vita personale dell’uomo per essere donati totalmente a Dio; e dall’altra questa segregazione, questo trasferimento alla sfera di Dio, ha il significato proprio di “invio”, di missione: proprio perché donata a Dio, la realtà, la persona consacrata esiste «per» gli altri, è donata agli altri. Donare a Dio vuol dire non essere più per se stessi, ma per tutti. E’ consacrato chi, come Gesù, è segregato dal mondo e messo a parte per Dio in vista di un compito e proprio per questo è pienamente a disposizione di tutti(Benedetto XVI, 25.1.2012). Dovrebbe essere la condizione di tutti i battezzati. E’ una condizione difficile, ma vivibile con la grazia di Dio. Cosa la rende impossibile a tanti? Forse quanto confidava S. Paolo VI  a J. Guitton: “Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte” (Paolo VI Segreto). Da ciò deriva la necessità di una sicura formazione, spirituale ed intellettuale. “Se noi vogliamo andare sulla strada della mondanità, negoziando con il mondo … mai avremo la consolazione del Signore. E se noi cerchiamo soltanto la consolazione, sarà una consolazione superficiale, non quella del Signore, sarà una consolazione umana. La Chiesa va sempre tra la Croce e la Risurrezione, tra le persecuzioni e le consolazioni del Signore. E questo è il cammino: chi va per questa strada non si sbaglia» (Papa Francesco, 23 aprile 2013).

Noi sappiamo del nostro necessario combattimento terreno, del logico verificarsi degli scandali, dell’umana natura decaduta … ma anche dell’onnipotenza divina, dell’amore infinito di Dio, dell’efficacia degli strumenti che Egli mette a nostra disposizione. Il più immediato e visibile rimane il ricorso alla Madonna, come Ella stessa ha più volte ricordato. Santa Caterina Labouré (1806-1876) nel 1830 la vide con i piedi sul mondo, nell’atto di schiacciare un serpente. Nelle mani alzate teneva un globo; gli occhi al cielo. Ella abbassò lo sguardo su di lei ed una voce interiore le parlò. “Questo globo che vedi rappresenta il mondo intero, la Francia …ed ogni persona in particolare”. Maria lo offriva al Cielo; i suoi piedi  sul mondo rappresentano la regalità di Maria. Si offre ciò che si possiede. Maria è regina del cielo e della terra. Maria è madre della Chiesa. Maria è la soluzione dei problemi.

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