Prima l’aborto poi la promozione dell’omosessualità: il secolarismo imperversa in Irlanda

Prima l’aborto poi la promozione dell’omosessualità: il secolarismo imperversa in Irlanda

di Angelica La Rosa


L’IRLANDA È SEMPRE MENO UNA NAZIONE CATTOLICA. UN PRETE È FINITO NELLA BUFERA PER AVER DETTO CHE LA PROMOZIONE DELL’ABORTO, DELL’OMOSESSUALITÀ E DELLA TRANSESSUALITÀ “È LA PROMOZIONE DI UN GRAVE PECCATO MORTALE”

L’Irlanda ha sostituito il cattolicesimo con il secolarismo.

La nazione è diventata molto anti-cattolica negli ultimi anni, legalizzando l’aborto nel 2019, seguita dall’Irlanda del Nord che ha fatto lo stesso nel 2020, e nella sua promozione dell’omosessualità, non solo nel mondo secolare ma anche all’interno della Chiesa.

Così, quando padre Seán Sheehy ha pronunciato la sua omelia qualche domenica fa, la stampa e qualche suo confratello l’hanno trattata con “polemica”. E così ha fatto anche il vescovo diocesano.

Ma cosa ha detto effettivamente di così controverso Padre Sheehy? Ha affermato che la promozione dell’aborto, dell’omosessualità e della transessualità “è la promozione di un grave peccato mortale”.

Inoltre ha ricordato che Dio ci ha chiamati a pentirci e che tutti i santi lo sono diventati “perché si sono pentiti e hanno chiesto perdono”. Padre Sheehy è andato oltre affermando che “il paradiso è pieno di peccatori convertiti”.

L’omelia di padre Sheehy ha tirato in ballo anche l’Health Service Executive (HSE), il sistema sanitario finanziato con fondi pubblici della Repubblica d’Irlanda, per aver distribuito preservativi a ragazze di appena 17 anni. Il sacerdote ha descritto tutto ciò come la promozione della promiscuità.

Sebbene l’omelia di padre Sheehy sia stata molto inclusiva – invitando tutte le persone al pentimento – alcuni fedeli della chiesa di St. Mary a Listowel hanno lasciato la chiesa durante l’omelia. E poiché la messa è stata trasmessa in diretta, l’omelia di padre Sheehy è diventata virale in tutta l’isola. Dopo la messa, molte persone hanno chiesto le scuse di padre Sheehy per i suoi commenti.

Per questo il vescovo di Kerry, monsignor Ray Browne, si è successivamente scusato “con tutti coloro che si sono offesi”, riconoscendo un presunto “profondo disgusto e dolore causato dal contenuto delle omelie”.

Non contento il vescovo Browne ha continuato con la sua dichiarazione scritta: “Le opinioni espresse non rappresentano la posizione cristiana. L’omelia di una normale messa parrocchiale del fine settimana non è appropriata per parlare di questi problemi in questi termini”.

Non poteva mancare, inoltre, nelle parole del vescovo Browne, l’utilizzo di un falso linguaggio buonista. Ha insistito sul fatto che “il vangelo del Signore e Salvatore Gesù Cristo è un vangelo d’amore e proclama sempre la dignità di ogni persona umana. Chiama tutti noi ad avere sempre totale rispetto per gli altri”.

Bisognerebbe chiedere al vescovo Browne come si fa ad avere pieno rispetto per i cattolici diocesani se non li si conduce in paradiso? Se crediamo veramente che per arrivare in Paradiso dobbiamo pentirci dei nostri peccati, allora è rispettoso (come ha fatto il Vescovo) dire alla gente della diocesi qualcosa di diverso da quello?

Padre Sheehy ha risposto al vescovo durante un programma radiofonico: “il compito di un sacerdote è quello di fornire ai suoi parrocchiani nutrimento spirituale. Ma il compito del sacerdote è anche quello di disciplinare, condurre i fedeli alla verità, guidarli al Cielo. Per questo è chiamato padre, perché deve guidare i suoi parrocchiani come un padre guiderebbe i suoi figli”.

Se predicare il Vangelo in una chiesa è diventato offensivo, allora la vera questione da porsi è se si può continuare ad affermare che l’Irlanda è una nazione cattolica.

Non solo la morale cattolica non può più essere promossa sull’isola nell’ambito socio-politico, ma non può nemmeno essere promossa a messa. Come si può dire che l’Irlanda è cattolica se coloro che ne seguono i principi fondamentali li trovano controversi?

Purtroppo anche in Irlanda la libertà di essere cattolico è sotto attacco, con molti vescovi pienamente complici della persecuzione. Sembra una storia uscita direttamente dalla Chiesa cattolica patriottica cinese ma non lo è.

È gravissimo che un vescovo, colui che è considerato un successore degli apostoli, si sia scusato dicendo che l’omelia non è cristiana! Piuttosto che schierarsi a sostegno di padre Sheehy, il vescovo di Kerry (nella foto sotto con Papa Francesco) ha rimosso padre Sheehy dall’elenco dei parroci che possono celebrare la messa in quella chiesa.

Non solo la società civile, ma anche la Chiesa d’Irlanda ha punito padre Sheehy per aver predicato il vangelo.

Ricordiamo che in Irlanda il governo della Repubblica ha proposto una legge che non permetterebbe alle persone di recitare il rosario al di fuori delle cliniche per aborti, alcune delle quali sono cattoliche. E c’è chi non vuole più consentire ai medici, o ad altro personale sanitario, di esercitare il loro diritto all’obiezione di coscienza per non praticare aborti.

Ma se non si può esprimere o agire in base alle proprie convinzioni cattoliche, senza essere puniti, in Irlanda c’è ancora la libertà di essere cattolici?

Certe restrizioni ricordano la Jugoslavia comunista o altri stati autoritari. Si era liberi di credere e parlare finché non si criticavano i poteri secolari. Ma che tutto questo venga avallato dai vescovi è molto pericoloso per l’intera Chiesa.

Non tutto è perduto, fortunatamente. Molti irlandesi si sono espressi a sostegno dell’omelia di padre Sheehy. Ma questo non nega il fatto che la Chiesa si è indebolita e il disprezzo per la sua istituzione è cresciuto tra gli irlandesi.

 

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