Gli animalisti del Peta: “il Papa scomunichi i cattolici che mangiano carne”

di Angelica La Rosa

“LA SCOMUNICA PUÒ SEMBRARE DURA QUANDO SI PARLA DI CIÒ CHE LE PERSONE METTONO NEL PIATTO”, DICONO GLI ANIMALISTI DEL “PEOPLE FOR THE ETHICAL TREATMENT OF ANIMALS”, “MA QUANDO SONO IN GIOCO LA SALUTE DEL PIANETA E IL FUTURO DELLA VITA, NESSUNO DOVREBBE MANGIARE CARNE”

“Immagina di essere un leader spirituale internazionale, in grado di creare un cambiamento potente e positivo per il pianeta e tutta la vita su di esso. Immagina di condividere un tavolo con i principali leader mondiali in un momento cruciale della catastrofe climatica. Immagina che la carne sarà servita a quel tavolo, anche se le Nazioni Unite hanno chiesto un passaggio globale all’alimentazione vegana per aiutare a proteggere l’ambiente. Tale è la posizione di Papa Francesco”.

Così hanno scritto sui loro canali digitali i componenti del Peta, sigla che sta per People for the Ethical Treatment of Animals (“Persone per il Trattamento Etico degli Animali”), un’organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali, la cui divisione di sensibilizzazione cristiana denominata “LAMBS” (che sta per “Least Among My Brothers and Sisters”, citazione di Matteo 25,40), ha inviato in questo mese di novembre al Pontefice una lettera  sollecitandolo a compiere i primi passi verso la giustizia climatica “resuscitando i venerdì senza carne, inclusa la carne di pesce” e la “scomunica dei cattolici che mangiano animali”.

“La scomunica può sembrare dura quando si parla di ciò che le persone mettono nel piatto”, dicono gli animalisti, “ma quando sono in gioco la salute del pianeta e il futuro della vita, nessuno dovrebbe mangiare carne”.

Dal Peta scrivono che ogni anno “gli esseri umani uccidono miliardi di animali utilizzati per il cibo ogni, a causa del condizionamento specista. Questi animali vengono allevati con la forza e tenuti in minuscoli recinti, subiscono mutilazioni, come il taglio della coda e la castrazione, senza sollievo dal dolore, e vengono uccisi violentemente nei mattatoi di tutto il mondo. I pesci usati come cibo vengono pugnalati, soffocati, schiacciati o tagliati e sventrati, spesso mentre sono ancora coscienti. Il Papa potrebbe facilmente incoraggiare i cattolici ad essere compassionevoli spiegando che ciò che accade agli animali nell’industria alimentare va così terribilmente contro gli insegnamenti biblici che dovrebbe essere un reato punibile con la scomunica”.

Inutile sottolineare che si tratta di una falsa interpretazione biblica perché se nell’epoca di pace che regnava prima del peccato originale gli uomini non mangiavano le carni degli animali, secondo il testo sacro Dio concede questo potere solo dopo il diluvio: “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe” (Gn 9,3).

Sappiamo bene che Gesù, come ogni ebreo, a Pasqua ha mangiato l’agnello. Di certo ha mangiato pesci, anche dopo la risurrezione. Per questo non sono sostenibili, alla luce della Sacra Scrittura, il vegetarianesimo e il veganesimo.

Se il rispetto per l’ambiente, animali compresi, è senza dubbio una bella conquista del nostro tempo, non si può dimenticare quanto dice il n. 2418 del Catechismo della Chiesa Cattolica, cioè “si possono amare gli animali ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone”. Purtroppo questo rispetto talvolta viene a mancare nei confronti dei bambini nella fase della vita nascente, come avviene per l’aborto e per i tanti che in molte parti del mondo vivono in condizioni di miseria e fame. Sotto il profilo etico i bambini sono un valore assoluto e intangibile, mentre gli animali hanno un valore relativo: sono in funzione dell’uomo.

Dal momento che la vita di un animale è in funzione di qualcosa d’altro, può essere soppressa. La si sopprime lecitamente quando se ne ha bisogno per nutrirsene, per qualunque altro scopo legittimo e anche evitare il prolungarsi di sofferenze che in un animale sono del tutto prive di valore, e non hanno un valore salvifico, come avviene negli esseri umani che vivono il loro dolore unito a quello di Nostro Signore Gesù Cristo

Ma a proposito dei “cuccioli” di esseri umani nel grembo materno qual è la posizione della PETA sull’aborto?

L’ignavia! PETA, infatti, non ha una posizione sulla questione dell’aborto, perché il loro obiettivo come organizzazione è l’alleviamento delle sofferenze inflitte agli animali non umani.

“Ci sono persone su entrambi i fronti della questione dell’aborto nel movimento per i diritti degli animali, così come ci sono persone su entrambi i fronti della questione dei diritti degli animali nel movimento per la vita. E proprio come il movimento per la vita non ha una posizione ufficiale sui diritti degli animali, nemmeno il movimento per i diritti degli animali ha una posizione ufficiale sull’aborto”, scrivono sul loro sito. Cos’altro aggiungere: se gli animali vanno difesi e gli esseri umani no vuol dire che dietro certe posizioni c’è solo una cieca ideologia e nessuna razionalità.

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