In difesa del presepe e delle sue statuine

di Paolo Marraffa

LETTERA APERTA DI UN GIOVANE CATTOLICO AD UN PARROCO IN DIFESA DEL PRESEPE E DELLE STATUINE, COMPRESA QUELLA DI GESÙ BAMBINO 

Le statuine del presepe rappresentano ai nostri occhi il Bambino Gesù e la Sacra Famiglia, aiutandoci a ricordare come sono proprio loro i protagonisti della straordinaria storia di amore del Natale.

Per questa profonda convinzione mi permetto un personale commento, da giovane cattolico innamorato delle tradizioni, a questo messaggio pubblicato negli scorsi giorni sui social da un parroco della mia diocesi: «Ancora qualcuno è convinto che questo tempo sia l’attesa di un arrivo che coincide col gesto, piuttosto romantico, di una statuina messa nella capanna di un presepe che odora di muffa e di muschio. Non aspettiamo nessun bambino, neppure con la maiuscola. È già nato, è già morto, è già risorto. Questa poetica deformazione del tempo dell’Avvento diminuisce la forza del suo significato, racchiuso in una domanda: ti rendi conto che uno di noi è Dio? Sveglia: se lo cerchi lontano, non lo trovi».

Ecco, non volendo naturalmente dare giudizi sull’intento delle parole riportate, credo però che occorrerebbe evitare che persino nelle parrocchie il significato simbolico del presepe possa essere svalutato e, oltretutto, credo che sia necessario cercare di trattare con maggiore rispetto anche le tradizioni in generale e le persone che vi si sentono legate.

Come abbiamo letto tante volte nel Vangelo, “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia” (Luca 2,7). Mi permetto quindi di far presente a chi non lo sapesse, che il termine presepio deriva dal latino praesaepe, che significa “mangiatoia”, parola composta da prae (innanzi) e saepes (recinto). Così san Francesco d’Assisi nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività e, come scrive il suo biografo Bonaventura da Bagnoregio nella Leggenda maggiore: «l’uomo di Dio [Francesco] stava davanti alla mangiatoia, pieno di pietà, bagnato di lacrime, traboccante di gioia, Il rito solenne della messa viene celebrato sopra alla mangiatoia e Francesco canta il Santo Vangelo. Poi predica al popolo che lo circonda e parla della nascita del re povero che egli […] chiama il bimbo di Betlemme».

Alla luce di questo grande patrimonio di devozione e di spiritualità ritengo con la Chiesa che il significato simbolico del presepe non debba essere banalizzato, tanto più con un post superficiale.

«Lasciamoci toccare dalla tenerezza che salva. Avviciniamoci a Dio che si fa vicino, fermiamoci a guardare il presepe», ha detto Papa Francesco, con l’invito pertanto a visitare nelle nostre parrocchie e santuari, ma anche chi può a piazza San Pietro, i 100 Presepi della nostra tradizione, della nostra devozione, della nostra più vera identità cristiana.

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Trascrivo quivdi seguito il mio commento al post del sacerdote in questione:
..e invece anche la statuina ha la sua importanza, come il bellissimo presepe della tua bellissima chiesa adorna di bellissime opere sacre…. Il presepe … ispira sentimenti di bellezza e di pace che sono importanti in un periodo come questo, dissacratorio e qualunquista, segnato dell’indifferenza. Dopo gli errori del modernismo, citati dalla Santa Vergine, … ben venga un’immagine, una statua, un presepe ben fatto che possa sciogliere i nodi dell’indifferenza. Certo, beninteso, come mezzo non come fine, come immagine e apparenza di una pace e una realtà più grande che ci attende e che anzi, come tu giustamente dici, sono già qui tra noi. Del resto, il presepe, se non erro, fu inventato dal poverello di Assisi e grandi Santi dell’antichità dedicarono a questo Evento composizioni artistiche: cito per tutti Sant’ Alfonso Maria dé Liguori con la canzone “Quando nascette Ninno”.