Ecuador, il personale sanitario non può rifiutarsi di praticare l’aborto

di Angelica La Rosa

LA CORTE COSTITUZIONALE DELL’ECUADOR METTE FINE AL DIRITTO ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO L’ABORTO

In Ecuador il personale sanitario non può più rifiutarsi di porre fine alla vita del nascituro. La Corte Costituzionale del paese sudamericano, infatti, ha messo fine al diritto all’obiezione di coscienza contro l’aborto.

La Corte Costituzionale ecuadoregna ha sospeso l’obiezione di coscienza con cui i medici potevano rifiutarsi di praticare un aborto nei casi di violenza sessuale. Anche in Ecuador è accaduto qualcosa che sta diventando abituale accade in diversi paesi dell’America Latina: i tribunali, attraverso sentenze ideologizzate – sempre nello stesso senso politico – diventano organi legislativi al di sopra dei parlamenti stessi.

Così la Corte Costituzionale ha ordinato una nuova modifica alla Legge Organica che Regola l’interruzione volontaria della gravidanza e questa volta il massimo organo di interpretazione costituzionale ha temporaneamente sospeso l’obiezione di coscienza a cui potevano appellarsi i medici che rifiutavano di praticare un aborto.

La decisione della Corte Costituzionale è stata emessa dopo aver analizzato una censura di incostituzionalità avanzata da un gruppo di collettivi femministi all’articolo 24 della suddetta legge. Il numero 10 di tale articolo affermava che un obbligo del personale sanitario era quello di garantire l’erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza “in zone remote e di difficile accesso. Quando è presente un professionista sanitario oppositore e questo è l’unico che può svolgere la procedura di interruzione di gravidanza, il dovere di rinvio deve essere osservato con la dovuta diligenza e senza indugio”.

Il medico, quindi, doveva reindirizzare la vittima che richiede l’aborto alla clinica o al centro sanitario più vicino “che contenga le condizioni e il personale in grado di svolgere la pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza, indicando chiaramente la data della richiesta della donna affinché la procedura non è limitata dai ritardi che il rinvio può causare”.

La Corte Costituzionale ha modificato l’articolo e lo ha rilasciato come segue: “Garantire l’erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza in zone remote, e di difficile accesso”.

La decisione della Corte non si limita solo all’obiezione di coscienza personale, ma anche a quella istituzionale.

L’articolo 25 della legge vietava al personale del sistema sanitario nazionale “di far valere istituzionalmente l’obiezione di coscienza, nel caso degli ospedali statali”. Con le modifiche apportate dalla Corte, l’articolo vieta a tutto il personale del sistema sanitario nazionale di far valere l’obiezione di coscienza istituzionale.

L’articolo 25 della legge vietava al personale del sistema sanitario nazionale “di far valere istituzionalmente l’obiezione di coscienza, nel caso degli ospedali statali”.

Con le modifiche apportate dalla Corte, l’articolo vieta a tutto il personale del sistema sanitario nazionale di far valere l’obiezione di coscienza istituzionale.

Queste modifiche si aggiungono a quelle che la Corte ha apportato il scorso, quando ha sospeso i requisiti che dovevano presentare le donne vittime di violenza sessuale che volevano abortire. Inoltre, ha eliminato l’obbligo per le ragazze e le adolescenti di presentare un’autorizzazione del proprio rappresentante legale per accedere a tale procedura.

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