I punti fermi che ci ha voluto lasciare in eredità Joseph Ratzinger

di Angelica La Rosa

DAL 25 GENNAIO IN LIBRERIA “CIÒ DI CUI IL MONDO HA BISOGNO”, DI MONSIGNOR RINO FISICHELLA

«Ciò di cui il mondo ha bisogno». Questa espressione ricorre più volte negli scritti di Benedetto XVI.

I punti fermi che egli ha voluto lasciare in eredità si concentrano nella centralità di Gesù Cristo che non può mai essere oscurata dalle vicende storiche della Chiesa; nella grande sfida dell’evangelizzazione che i cristiani sono chiamati a realizzare con uno stile di vita coerente al Vangelo; nel tentativo di trovare gli elementi positivi della modernità per far emergere ancora una volta la grande novità della fede cristiana.

È per questo che egli è stato anche il grande difensore dell’Europa, perché non dimenticasse le sue origini e la responsabilità a cui è chiamata.

Aver scelto il nome di Benedetto, il primo grande artefice dell’evangelizzazione, riporta a questa visione lungimirante in grado di tenere unite la contemplazione dell’amore e la sua irradiazione nel mondo.

Benedetto XVI ci ha lasciati il 31
dicembre 2022, il giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Silvestro papa, che viene ricordato per due fatti: il primo Concilio celebrato a Nicea nel 325 da cui scaturì la professione di fede sulla divinità di Gesù Cristo e la condanna di Ario che negava la divinità di Gesù.

Con Benedetto XVI si può dire che si conclude la testimonianza diretta di uno dei teologi più impegnati nel Concilio Vaticano II. Di questo grande teologo e Papa, considerato da molti un “Padre della Chiesa”, mons. Fisichella, uno dei suoi più stretti collaboratori, ci consegna nel volume “Ciò di cui il mondo ha bisogno” (Edizioni San Paolo 2023, 304 pagine, dal 25 gennaio in libreria) una sintesi unica e originale del suo pensiero.

 

 

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