Ridere come gli uomini: la storia di due fratelli in fuga

Ridere come gli uomini: la storia di due fratelli in fuga

di Pietro Licciardi

DUE RAGAZZINI IN FUGA NELLA TOSCANA OCCUPATA DAI NAZISTI ASSIEME AD UN CANE. IL LIBRO DI FABRIZIO ALTIERI CHE PARLA SOPRATTUTTO, MA NON SOLO, DI CONVERSIONE 

Fabrizio Altieri, insegna alle superiori ed è uno scrittore; anzi, uno “scrittorone”, come scherzosamente si definisce. E scrittorone rischia di diventarlo per davvero, con più di ventimila copie vendute e ormai diversi libri pubblicati con importanti case editrici, come Il battello a Vapore, Rizzoli, Feltrinelli, Einaudi.

InFormazione cattolica lo ha già fatto conoscere ai suoi lettori ma ha voluto incontrarlo ancora per parlare del suo Ridere come gli uomini, edito da Bur ragazzi; la storia di due fratelli, in fuga nella Toscana occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, inseguiti da un nazista delle SS convinto che se riuscirà ad uccidere la ragazzina più piccola, affetta dalla sindrome di Down, la Germania vincerà la guerra.

Ad ispirare Altieri, anche se non è mai citato nel racconto, è stato il progetto Aktion T4 attuato dai nazisti a partire dal 1939 per eliminare gli invalidi, i malati, le persone con handicap fisici o psichici; insomma tutti quelli la cui vita era ausmerzen: indegna di essere vissuta. Qualcosa che credevamo essere stato riassorbito nelle pieghe più oscure della storia e che invece è diventato oggi di drammatica attualità. Con una differenza: mentre allora perfino i nazisti dopo qualche anno dovettero abbandonare il progetto a causa delle proteste indignate dei tedeschi, oggi la “dolce morte” come è stata ipocritamente definita, è invocata come un diritto, nonostante gli esiti, come è evidente là dove l’eutanasia è diventata legge, siano gli stessi di allora.

Ma il fulcro della storia non è questo. Ridere come gli uomini racconta infatti soprattutto di una conversione: quella di un grande e grosso cane lupo, Wolf, addestrato dalle SS per dare la caccia ai prigionieri evasi. Anche il cane ad un certo punto riesce a scappare e si unisce ai due ragazzini in fuga, ma mentre quello più grandicello all’inizio lo rifiuta, perché lui è un cane “nazista”, come gli assassini dei genitori, la sorellina lo accoglie con gioviale dolcezza. Tanto che il cane ne rimane colpito, fino al punto di convertirsi, lui che, istigato e aizzato dai padroni, aveva fatto cose orribili, come sbranare donne e bambini.

Il cane è la prima sorpresa narrativa del volume. La seconda è nelle ultime pagine ma lasciamo ai lettori il piacere di scoprire di cosa si tratta. 

Altieri fa infatti “pensare” Wolf come un essere umano, dedicando interi capitoletti al suo progressivo e stupito cambiamento. Donata, come l’ha voluta chiamare il padre, che l’ha accolta come un dono, appunto, e non come un colpo di sfortuna come capitava di pensare anche allora, in fin dei conti avrebbe avuto tutte le ragioni per odiare il terribile cane; invece gli vuole bene nonostante egli sia, alla fine, un suo nemico e questo cambierà Wolf radicalmente.

Ma perché scegliere come personaggio proprio una ragazzina Down? Non solo perché ad ispirare il libro è stata la storia dell’Aktion T4, ma perché una cosa che ha colpito Fabrizio Altieri durante la raccolta delle informazioni necessarie per imbastire i suoi personaggi è stato scoprire che una caratteristica delle persone Down è di voler subito bene a coloro con cui entrano in rapporto, indipendentemente da chi sono o cosa hanno fatto; anche se sono individui che altri riterrebbero orribili. Una cosa grande, che ormai forse solo Nostro Signore riesce a fare.

Particolare pure la figura del fratello di Donata, che Altieri ha voluto dipingere in chiaroscuro: da una parte si sente responsabile della sorellina, che cerca di proteggere e salvare, ma ogni tanto è anche assalito dal pensiero: se morisse? Mi salverei sicuramente non avendo più il suo peso da portare. Ovviamente si vergogna di questo, ma il tarlo resta. Un personaggio col quale ciascuno di noi si potrebbe immedesimare.

Il bello di questo libro, a pare nostro, è infatti che nonostante le apparenze: i nazisti cattivi, la bambina down, la fuga verso la salvezza in compagnia di un cane, non siamo davanti alla solita storia mielosa, intrisa di buonismo zuccheroso e un po’ ipocrita ma ad una storia drammatica che in modo lieve, a tratti comico, come è fin dall’inizio nello stile di Altieri, è capace di sussurrare ai ragazzi e anche agli adulti quello che il mondo contemporaneo non è più capace di raccontare e soprattutto di vivere. Insomma un libro che dovrebbero leggere non solo i ragazzi, specialmente se in età di scuola media o superiore, ma tutti.

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