Ogni potere, ogni responsabilità, se non esercitati con saggezza, ci indeboliscono!

Ogni potere, ogni responsabilità, se non esercitati con saggezza, ci indeboliscono!

di Giuliva di Berardino

QUANDO ERODE È VITTIMA DEL SUO STESSO POTERE…

Il vangelo di oggi descrive la morte di Giovanni Battista. Molti forse pensano a Giovanni Battista come una vittima della corruzione e della prepotenza del potere di Erode, ma il Vangelo di oggi ci mostra che non è così. Non è Giovanni a subire il potere di Erode, ma Erode è la vittima del suo stesso potere, costretto a uccidere un uomo, il Precursore di Cristo, solo per non essere deriso dagli altri re riuniti in un banchetto. E se una ragazza, o sua madre per lei, ha approfittato dell’evidente debolezza di Erode, è stato perché anche loro erano vittime della corruzione.

Ogni potere, ogni responsabilità, se non esercitati con saggezza, ci indeboliscono! Anche se all’esterno non si vede, pian piano ci rende senza consistenza, incapaci di discernere la verità dalla menzogna e ci rende artefici di morte. E’ importante invece fare come il re Salomone, che appena diventato re, appena ricevuta la responsabilità, chiede a Dio non salute, non successi, ma saggezza. Il Vangelo oggi ce lo mostra: un qualsiasi ruolo di responsabilità non ce lo possiamo costruire da noi, ma, se ci pensiamo bene, ci viene sempre donata per consenso di altri, per fiducia! Ma chi ottiene fiducia? La persona che ha saputo farsi vicino!

Allora, alla luce di questo Vangelo, impariamo a dare il nostro consenso e la nostra fiducia a chi vive il rispetto, la libertà. Gesù un giorno ci ha detto che i miti, cioè le persone pacifiche, erediteranno la terra: è così! Noi ereditiamo da Dio quello che Lui ci dona. Se riconosciamo questo non cadremo mai nella corruzione di Erode. Meditiamo e preghiamo, allora, come risonanza di questo annuncio del Vangelo nel nostro cuore, le parole che San Francesco d’Assisi insegnò ai suoi discepoli la famosa 27Ammonizione: «Dove è amore e sapienza, ivi non è timore né ignoranza. Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. Dove è quiete e meditazione, ivi non è affanno né dissipazione. Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa (cfr. Lc. 11,21), ivi il nemico non può trovare via d’entrata. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza».

Buona giornata con il seguente Santo Vangelo di oggi:

Mc 6, 14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

 

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