Il tocco di Gesù è su di te. Ci credi?
di Giuliva di Berardino
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IL SENSO DEL TATTO INFORMA LA CONOSCENZA DELLA REALTÀ E STRUTTURA LA SENSIBILITÀ UMANA
“Quanti lo toccavano venivano salvati”. Una volta, da ragazza assistetti all’omelia di un predicatore proprio sul “tocco di Gesù”. Ricordo che questa predicazione mi impressionò. Tendeva la mano come se cercasse proprio te, ti guardava negli occhi e diceva: “il tocco di Gesù è su di te. Ci credi?”. Ancora oggi, quando si parla del tocco di Gesù, mi viene in mente sempre questo episodio e mi ricordo che toccare Gesù non può essere che essere un atto di fede. Quando poi, da adulta, ho approfondito la questione dei sensi nella Bibbia e nella Liturgia, ho compreso anche che il senso del tatto informa la conoscenza della realtà e struttura la sensibilità umana, già da quando siamo neonati. Il tocco incide profondamente nella persona umana, fa della persona un essere di relazione.
L’esperienza che si vive nell’atto di toccare è anche quella dell’essere toccati, per questo il senso del tatto ci apre ad una comunicazione di grande tenerezza e può arrivare a farci cogliere nell’altro la realtà del mistero, del sacro. Gli antichi avevano compreso bene la profondità spirituale del senso del tatto: oltre a essere un gesto inserito nella liturgia, lo troviamo anche nelle pratiche religiose per numerosi secoli in Oriente e in Occidente.
Nei testi sacri, come nelle civiltà antiche, toccare qualcuno diventa un gesto di grande intensità spirituale che può comunicare lo Spirito Santo e la potenza della santità divina. Perfino toccare una cosa sacra significava venire a contatto con Dio stesso: pensiamo per esempio al culto delle reliquie che attestavano guarigioni anche solo “per contatto”.
Oggi non è più così, ma dell’azione spirituale del tatto, ce ne resta traccia nella liturgia. Ecco allora oggi in questo testo del Vangelo, per ben due volte, ricorre il verbo “toccare” riferito alla guarigione che Gesù porta nelle persone. Se dunque toccare qualcosa o qualcuno significa entrare in contatto per stabilire un legame con l’altro, esso significa anche incidere teneramente nell’altro qualcosa di sé. E poiché Salvezza è l’opera di Gesù, ma è anche il nome di Gesù, e poiché salvezza e guarigione in greco indicano la stessa realtà, è facile dedurre che tutti coloro che riuscivano a stabilire un contatto con Gesù, riconoscevano impresso in loro qualcosa di Lui, della sua potenza di vita.
Ecco, dunque, noi possiamo toccare Gesù con la fede, perché è Lui che si lascia toccare per incidere in noi la Sua salvezza. Allora oggi, insieme a tutta la Chiesa che ricorda questo grande annuncio di guarigione per la grazia del contatto, dl tatto, di Gesù, entriamo nel profondo del cuore, della nostra coscienza e facciamo entrare la salvezza di Gesù che si imprima in noi e in chi verrà a contatto con noi e ringraziamo il Signore per questo annuncio del Vangelo che riceviamo oggi.
Buona giornata con il Santo Vangelo secondo Marco 6,53-56: In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.