Il Santuario della Madonna della Montagna e della Santa Croce di Polsi

Il Santuario della Madonna della Montagna e della Santa Croce di Polsi

di Rachele Parrinello e Giada Maria Montalto

L’ITALIA È DISSEMINATA DI LUOGHI DELLO SPIRITO. OGGI “VISITIAMO” IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI POLSI, IN CALABRIA, PER RICORDARE UN’APPARIZIONE MARIANA AVVENUTA AD UN PASTORE ALLA RICERCA DEL SUO GIOVENCO

Ai piedi di Montalto, massima cima del massiccio aspromontano, in una profonda e solitaria vallata dalle alte e scoscese pareti, a 865 metri sul livello del mare, sorge il Santuario di Polsi (S. Luca – RC) dedicato alla Madonna della Montagna, il più importante della Calabria. Un racconto popolare vuole che nei pressi del Santuario ci fosse l’antro della Sibilla, profetessa di sciagure, che sconfitta dovette “cedere il passo” alla Vergine Maria. Originariamente il Santuario fu un’abbazia di uno o più monaci bizantini spinti verso i confini dell’impero dalla furia iconoclasta degli imperatori isaurici; o di qualcuno di quei monaci fuggiti dalla vicina Sicilia sotto l’incalzare della conquista araba dell’isola nel IX° secolo, ritiratosi in preghiera in quei luoghi solitari ed inaccessibili. Poi il luogo fu abbandonato, forse a causa dell’estremo disagio e del rigore invernale. Il Santuario è chiamato anche della “Madre del Divin Pastore” perché la leggenda vuole che nel secolo XI, nel posto dove ora sorge la chiesa, sia stata rinvenuta da un pastore una strana Croce di ferro, dissotterrata miracolosamente dal giovenco che egli aveva perduto e che stava cercando. In quello stesso momento gli apparve la Beata Vergine col Bambino che gli chiese di fondare in quel luogo una Chiesa in suo onore.

La Croce è tutt’oggi conservata nel Santuario ed è un reperto molto particolare, in quanto dall’asta centrale si sviluppano due braccia dalle volute irregolari e singolari, non riscontrabili in nessun altro tipo di Croce. La festa della Santa Croce si festeggia, ogni anno, il 14 settembre. A questo miracoloso rinvenimento si fa risalire l’origine del monastero che fu, per alcuni secoli, sotto la cura dei monaci dell’ordine di San Basilio Magno, praticanti il rito greco e nel cui cenobio si venerava un’immagine di Maria. Fu questo il periodo spiritualmente più ricco e intenso del monastero. Verso la fine del 1400 il monachesimo basiliano si estinse in Calabria e il Santuario di Polsi andò incontro a secoli di decadenza. Risorse con Mons. Del Tufo, Vescovo di Gerace dal 1730 al 1748. Da allora è stato un continuo crescendo, sia per le costruzioni, sia per la presenza dei pellegrinaggi (dette “carovane”). Il Vescovo di Gerace ingrandì la chiesa e la rese più accogliente, la impreziosì con stucchi e decorazioni, ripristinò il convento e le case intorno; ravvivò nel popolo della diocesi il culto e la fede verso la Madonna della Montagna. Il Santuario ritrovò lo splendore spirituale delle origini e divenne il santuario più conosciuto della Calabria, meta di pellegrini anche dalla vicina Sicilia. Nel 1771 avvenne un prodigioso evento: i Principi di Caraffa ottennero un figlio maschio, che però morì dopo poco, allora i nobili pieni di fiducia in Maria si recarono al Santuario con la tomba contenente il piccolo e pregarono incessantemente; ma quando venne invocata Sancta Maria de Polsis il bambino aprì gli occhi. Ancora oggi il Santuario ospita la tomba del principino di Roccella a testimonianza dell’avvenuto miracolo.

L’immagine che si venera a Polsi – una imponente Statua in pietra siracusana, che raffigura la Madonna seduta con il Bambino sulle ginocchia – fu recata sul posto, proveniente dalla Sicilia, nel 1560. La statua pesa circa otto quintali e viene rimossa dalla nicchia per l’incoronazione e la processione soltanto ogni cinquanta anni. Di essa è stata fatta una copia in legno, molto più leggera, da portare in processione nell’occasione annuale della festa. La prima incoronazione della Madonna di Polsi avvenne nel 1881: se ne ripeté il rito nel 1931 e nel 1981 alla presenza di una moltitudine devota e festante. La Madonna di Polsi si festeggia in Aspromonte dal 31 agosto al 2 di settembre, Alcuni devoti indossano segni distintivi, abiti votivi o cappellini con una gran quantità di medagliette mariane appuntate con le spille. Un tempo, lungo il percorso del pellegrinaggio, illuminato da torce, si raccoglievano pietre che venivano portate in spalla o sul capo in segno di devozione, ma anche col significato pratico di trasportare materiale da costruzione per l’edificazione del Convento. I fedeli appena giunti a Polsi si recano in chiesa per porgere il saluto alla Vergine: alcuni percorrono ancora la navata in ginocchio intonando appassionati canti devozionali ai quali si unisce in coro la folla che gremisce la chiesa: «Viva Maria, a Maronna ‘ra muntagna chi di lupi non si spagna!!!» (Viva Maria, Madonna della montagna che dei lupi non si spaventa).

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