Spacciano per arte blasfemia, volgarità, indecenza e dissacrazione

di Mara Colonnello

BLASFEMIA AUTORIZZATA?

Vorrei fare qualche riflessione sulla vicenda che ha animato i social in questo inizio d’anno di una città del nord Italia cominciando dalla fine, cioè dalla dichiarazione amareggiata dell’artista che ritiene che la sua mostra sia stata ingiustamente censurata e, in difesa delle sue opere, esprime una serie di pensieri decisamente confusi infarciti di ossimori con cui tenta di coniugare la blasfemia con la devozione definendosi un “credente con la C maiuscola” impegnato a rielaborare le immagini sacre mascherandole da blasfemia, ma agendo per devozione come in un “carnevale prestigioso” (?!).

In certi commenti su Facebook, descrive la sua cifra stilistica come una propensione a mescolare sacro e profano in un’unica dimensione, infatti i suoi dipinti ritraggono angeli ipersessualizzati in atteggiamenti edonistici, uomini con l’aureola seduti sul water mentre si puliscono il sedere o mentre si masturbano guardandosi allo specchio, ecc..

Sono immagini che ripugnano, eppure l’artista ne parla come fosse un novello Beato Angelico, di se stesso racconta diffusamente del “rispetto della Fede Cristiana che mi contraddistingue”, del “sentimento divino profondo in me”, del suo essere “praticante ed osservante”, del suo attivo partecipare alla vita dell’oratorio, al Consiglio parrocchiale e all’assistenza domenicale alla chiesa. Insomma, dalla narrazione social dell’artista sembrerebbe che lui sia perfettamente integrato e stimato nella comunità parrocchiale e che il clero e i parrocchiani non siano disturbati dall’arte blasfema confezionata all’ombra del campanile del paese.

Se questo corrisponde al vero, significa che l’accoglienza della Chiesa è fine a se stessa, non è finalizzata alla salvezza delle anime, ma alla mera accettazione delle persone all’interno della comunità assegnando all’inclusione il valore assoluto.

Significa che la Chiesa annuncia il vangelo ma rinuncia ad insegnare ai fedeli il dovere di viverlo nella propria vita, applica la carità ma rinuncia alla verità, include l’artista confuso nella vita della parrocchia, ma non lo istruisce nei fondamenti della fede, perché se la fede è ratio, i discorsi di questo artista purtroppo ne palesano la totale assenza: non sa distinguere tra devozione e blasfemia, tra bellezza e volgarità, tra e decoro ed indecenza, tra fede e dissacrazione.

Se i responsabili di una parrocchia rinunciano alla correzione fraterna di un evidente caso di blasfemia significa che la Chiesa rinuncia alla sua fondante missione di salvezza delle anime. Forse questo artista vive un disagio e grida aiuto attraverso la bruttura delle sue opere, la Chiesa diventata “ospedale da campo” lo accoglie ma non lo cura, perché definisce se stessa nell’accoglienza dei corpi e non più nella cura delle anime.

La Chiesa che accoglie senza formare, che distingue la dottrina dalla pastorale assegnando alla seconda il primato e destinando la prima all’obblio, non può che diventare un ente filantropico guidato e frequentato da persone punte da vaghezza religiosa in cui l’identità della fede cristiana si è sciolta nel pensiero relativista accettandone la dittatura.

Nella Chiesa occupata da sedicenti o “secredenti” cattolici si invera quella profezia per cui in una società malata in cui il numero dei disturbati mentali supera il numero dei sani questi ultimi verranno additati come matti.

Così succede che i cattolici che si appellano ai principi della dottrina cattolica e vogliono difendere il Signore, la Vergine Maria, la Chiesa e ciò che è Sacro dagli oltraggi e dai sacrilegi sono additati come ultracattolici, una specie particolarmente suscettibile che si inquieta se vede che metti in mano alla Madonna una pistola puntata sulla tempia di Gesù, oppure se un Crocifisso diventa una fionda in cui inevitabilmente il bersaglio è la testa di Gesù Cristo.

Questa vicenda acuisce la nostalgia dell’eroismo della Chiesa, del coraggio della carità nella verità, della tensione verso la salute delle anime, vorrei che la Chiesa fosse portavoce del messaggio che l’arte non si identifica con la libertà di espressione ma con la Bellezza, senza bellezza non c’è salvezza.

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments