Tre scienziati italiani: “ci sono rischi inerenti alla somministrazione ripetuta dei vaccini anti-Covid”

Tre scienziati italiani: “ci sono rischi inerenti alla somministrazione ripetuta dei vaccini anti-Covid”

di Loredana Frasca, Giuseppe Ocone, Raffaella Palazzo*

PUBBLICHIAMO, TRADOTTA IN ITALIANO, L’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEGLI SCIENZIATI LOREDANA FRASCA, GIUSEPPE OCONE, RAFFAELLA PALAZZO DAL TITOLO “SICUREZZA DEI VACCINI COVID-19 NEI PAZIENTI CON MALATTIE AUTOIMMUNI, NEI PAZIENTI CON PROBLEMI CARDIACI E NELLA POPOLAZIONE SANA” PUBBLICATO SULLA RIVISTA SCIENTIFICA “PATHOGENS“[(2023, 12(2), 233]

“Safety of COVID-19 Vaccines in Patients with Autoimmune Diseases, in Patients with Cardiac Issues, and in the Healthy Population” (“Sicurezza dei vaccini COVID-19 nei pazienti con malattie autoimmuni, nei pazienti con problemi cardiaci e nella popolazione sana”) è uno studio scientifico, scritto da Loredana Frasca, Giuseppe Ocone e Raffaella Palazzo del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss, che è stato recentemente pubblicato dalla rivista internazionale “Pathogens”.

Qui lo studio integrale (in inglese). A seguire l’introduzione degli autori tradotta in italiano.

La pandemia della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), mediata dal coronavirus SARS-CoV-2, è stata una grande sfida per il mondo intero. I vaccini COVID-19 sono stati considerati cruciali per l’eradicazione della malattia e diversi vaccini sono stati sviluppati in tutto il mondo utilizzando approcci di produzione innovativi o più tradizionali. Alcuni di questi approcci si basavano sull’intero virus inattivato e questi tipi di vaccini sono stati utilizzati principalmente nei paesi a basso e medio reddito del mondo.

Come riportato dai dati dell’OMS nel 2022, ci sono diversi vaccini in varie fasi di sviluppo in tutto il mondo, con 153 e 196 vaccini rispettivamente negli studi clinici e preclinici. I prodotti sviluppati con basi genetiche sono utilizzati principalmente nei paesi ad alto reddito (USA, Europa, Australia) e l’uso di vaccini a base di mRNA è predominante.

La variabilità del virus SARS-CoV-2 è impegnativa e i vaccini non possono ridurre efficacemente la diffusione del virus, il che rende difficile raggiungere l’immunità di gregge. Tuttavia, i vaccini più “tradizionali” e i vaccini genetici sembrano avere un’efficacia simile. Ad esempio, un recente studio sul vaccino Soberana di Cuba ha dimostrato un’elevata immunogenicità, con la promozione dell’immunoglobulina G neutralizzante (IgG) e risposte specifiche delle cellule T contro le varianti (le varianti Omicron non sono state testate come con i vaccini genetici).

Qui discutiamo di vaccini genetici e, in particolare, dei vaccini più diffusi in Europa e negli Stati Uniti, i vaccini a mRNA. Attualmente, la reale efficacia dei vaccini a mRNA contro le varianti di Omicron non è chiara e sembra essere inferiore a quella ottenuta con le varianti precedenti, anche con una quarta dose. Esistono, infatti, studi che dimostrano che, dopo diversi mesi dall’inoculazione, la protezione nei confronti della malattia da COVID-19 ottenuta con i vaccini a mRNA viene quasi del tutto a mancare, a meno che non vengano assunte ulteriori dosi, e questo si era notato già al momento della diffusione della variante Delta.

Perché ci sono persone che sono state influenzate negativamente dalle vaccinazioni COVID-19, poiché alcune persone hanno sviluppato condizioni tra cui cardiomiopatia infiammatoria, come miocardite o pericardite, così come problemi neurologici, trombosi, e altre sindromi più rare, è possibile che ripetuti aumenti aumentino il verificarsi degli eventi avversi citati. Dato che le varianti di Omicron appaiono più infettive ma meno letali, il calcolo rischio/beneficio, come sottolineato da una recente pubblicazione, potrebbe probabilmente richiedere un aggiornamento.

Qui, ci proponiamo di fornire una panoramica del profilo di sicurezza di questi prodotti e fornire dettagli molecolari che possano spiegare i rischi inerenti alla loro somministrazione ripetuta, sulla base del loro meccanismo d’azione. Questa recensione prende spunto da un commento in un recente studio pubblicato su questa rivista per quanto riguarda la sicurezza, che è distinta dall’efficacia, di questi interventi farmacologici COVID-19 nelle persone con malattie autoimmuni con una storia di miocardite.

Prendiamo spunto da questo argomento per discutere dell’opportunità di somministrare questi prodotti a persone a rischio con malattie autoimmuni, ma anche a persone sane, ai tempi delle varianti Omicron. È importante considerare che ci sono state segnalazioni di nuove diagnosi di malattie autoimmuni in relazione temporale con la somministrazione della dose, sebbene la prova del nesso di causalità non sia sempre chiara, mentre diverse terapie funzionano con riguardo alla malattia COVID-19. Soprattutto, la cardiomiopatia infiammatoria (miocardite/pericardite) sembra essere tra gli effetti collaterali indesiderati predominanti dei vaccini genetici (vedi paragrafi successivi). Questo è molto rilevante per i pazienti con malattie autoimmuni per due motivi principali. Da un lato, è ben noto e supportato da una pletora di pubblicazioni nella letteratura scientifica che le malattie autoimmuni aumentano il rischio cardiovascolare. Un recente studio su un ampio set di dati di pazienti con 19 diverse malattie autoimmuni nel Regno Unito ha identificato la sclerosi sistemica (SSc) e il lupus eritematoso sistemico (LES) come alcune delle condizioni maggiormente associate alla cardiomiopatia. Da un altro aspetto, gli effetti immuno-mediati e l’autoimmunità svolgono un ruolo nell’infiammazione cardiaca e nella miocardite. Infatti, la cardiomiopatia infiammatoria è compresa nel gruppo delle malattie autoimmuni organo-specifiche e gli anticorpi specifici per il cuore sono presenti nel 60% dei pazienti affetti.

Una revisione della letteratura sull’efficacia di questi prodotti non è oggetto della presente panoramica, in quanto questo argomento è stato ampiamente affrontato e rivisto al momento della diffusione delle prime varianti del virus, tra cui la variante Delta, e, successivamente, il prime varianti di Omicron. Discutiamo qui l’aspetto della sicurezza, con una sezione finale sulla discussione dei meccanismi di fuga dei virus mutanti, e il fenomeno ADE (potenziamento dipendente dall’anticorpo, vedi sotto), che è un ulteriore effetto collaterale indesiderato di questi vaccini. Quest’ultimo effetto, così come la variabilità del virus, che compromette la durata della protezione dei vaccini COVID-19 dalla morte o dalla malattia grave, è anche l’oggetto della presente revisione.

 

* https://doi.org/10.3390/pathogens12020233

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