Ci sono tre criteri per capire se un’inclinazione è naturale

di Daniele Trabucco

CHE COS’É LA NATURA? PER UNA COMPRENSIONE DEL DIRITTO NATURALE CLASSICO SECONDO IL PENSIERO DI SAN TOMMASO D’AQUINO

Questo atto, questo comportamento, é contro natura. Questa legge é contraria al diritto naturale. Capita di utilizzare, spesso in senso ideologico, il concetto di “natura”, ma che cosa significa esattamente questo termine?

Tommaso d’Aquino (1224-1274), nella “Summa contra Gentiles” scritta in lingua latina, precisa che “Natura multis modis dicitur”, cioé il termine si può dire in molti modi, puó assumere diversi significati. In primo luogo, si rileva una significazione nominale: la natura indica la generazione dei viventi (“Natura = nativitas”); in secondo luogo il termine assume una valenza fisico-finalistica: il principio attivo e passivo di ogni generazione (“principium activum et passivum generationis”). Detto diversamente la “natura” indica il principio di un essere e la spiegazione della sua attivitá. In terzo ed ultimo luogo, troviamo il significato metafisico concernente la sostanza, ogni ente (“Natura=substantia ens”).

Tommaso, sul piano prettamente giuridico, ritiene il primo significato pre-filosofico ed il terzo troppo vasto, focalizzando cosí la sua attenzione sul secondo. La natura, dunque, é il principio formale della cosa e viene studiata in ordine alla sua funzione perfettiva ove si rivela una “intentio”, una intenzione (da intendere=tendere verso qualcosa), rivolta ad un fine determinato il quale presuppone l’intelletto, dal momento che l’ordinare verso qualcosa non puó che provenire dall’intelletto stesso.

Ora, l’uomo é un essere razionale e, pertanto, la legge del suo essere, basata sulla sua natura, é quella di agire razionalmente. La natura, scrive l’Aquinate nell’opuscolo giovanile “De ente et essentia”, é “l’essenza della cosa ordinata all’operazione propria della cosa stessa”. In altri termini, essa non va intesa quale naturalismo, ossia ciò che é presente a livello meramente biologico, ma come “relazione di finalità” per utilizzare un’espressione del prof. Reginaldo Pizzorni (1920-2014). Essendo, dunque, il fine dell’essere umano il suo perfezionamento, diventa naturale ad un determinato soggetto ciò che serve al perfezionamento medesimo. Rimane, però, aperta una domanda: quando un’inclinazione é naturale, tende al fine insito nell’essenza dell’uomo?

La risposta, insegna Tommaso, risiede in tre criteri: 1) la proporzionalità (un’inclinazione é naturale quando l’uomo possiede per natura gli strumenti adatti a soddisfare il fine cui aspira); 2) la complementarietà (un’inclinazione é naturale se tende a raggiungere quei beni che completano la persona in quanto mancanti); 3) la felicità (un’inclinazione é naturale quando tende alla felicità dell’uomo che é certamente la “beatitudo”, ossia la contemplazione in eterno di Dio, ma é anche la completa realizzazione di ciò che lo rende quello che é, cioè della propria essenza).

 

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